Negli anni ’60, il fisico Joel Sternheimer elaborò delle melodie capaci di influenzare la sintesi delle proteine: le proteodie. Oggi, una società commercializza le soluzioni nate dai suoi lavori. I risultati sono spettacolari.
‘Tutto è vibrazione’ ,nulla la ignora,questo adagio trova una conferma sorprendente nell’applicazione oggi commercializzata dalla società Genodics, fondata sui lavori del fisico Sternheimer. Nexus vi ha già parlato delle ‘proteodie’, queste melodie che permettono di stimolare o inibire la sintesi delle proteine. Il principio è nella ‘risonanza a scala’, sarebbe a dire che ad ogni proteina corrisponde una melodia specifica, costruita partendo da onde emesse dagli amminoacidi che compongono le proteine.
Gli amminoacidi,composti essenzialmente da proteine, in effetti si assemblano seguendo un codice scritto nel DNA,dopo copiato nelle molecole del RNA che serva da messaggero. Queste onde sono emesse al momento in cui gli amminoacidi si aggrappano gli uni agli altri.
La frequenza dell’onda è proporzionale alla massa della molecola di amminoacidi. Senza entrare di più nei dettagli teorici complessi, l’importante è che le frequenze di queste onde possono essere ‘tradotte’ nella sfera udibile dall’uomo, in modo che ognuna costituisca una nota e messe testa a testa formano una melodia.
Sternheimer ha chiamato genodica questa scienza che mischia genetica e melodia. Ogni proteina si compone di un numero variabile di amminoacidi, le melodie corrispondenti possono essere quindi delle sequenze di note corte o contarne più di un centinaio.
Precisiamo che le onde emesse dagli amminoacidi sono troppo deboli per esser rilevate dagli apparecchi di misura e che è un calcolo teorico che ha permesso a S. di giungere a questo risultato negli anni ’60. Ma, soprattutto, scopre in seguito che una melodia corrispondente ad una proteina può stimolarne o inibirne la sintesi.
Altro importante aspetto è che queste onde permettevano secondo S. una comunicazione con tutto l’organismo. Parla di onde in scala per descrivere quello che
unisce i differenti livelli di organizzazione della materia.
SIMULAZIONE O INIBIZIONE
Ci sono quindi due melodie, una stimolatrice ed una inibitrice, per ogni proteina. Le due melodie devono essere ‘simmetriche’ in rapporto al ‘sol centrale’ della gamma. Queste melodie prendono il nome di proteodie. Poi il ricercatore iconoclasta (egli ha avuto anche una breve carriera di cantante col nome di Evaristo per guadagnare un pò di denaro) affina il suo metodo facendo variare il volume sonoro, il tempo o la durata di esposizione delle sue proteodie mentre le suona alle piante per osservare l’effetto della loro crescita. A forza di prove ed errori, finisce per trovare le condizioni migliori: un volume sonoro elevato, un tempo di esposizione di 5 minuti e un tempo di 120 note al minuto. Sicuramente, non fu preso molto sul serio dai suoi colleghi e si vide costretto a dimostrare i suoi lavori senza mezzi. In 20 anni, scopre circa 1200 proteodie, che corrispondono alla stimolazione o inibizione delle proteine. Nel 1992, la sua tecnica gli sembra abbastanza debole perchè possa deporre una domanda di brevetto presso l’ufficio europeo di brevetti (OEB) che gliela rifiuta. Motivo: l’aumento della sintesi delle proteine studiate è stato osservato indirettamente, particolarmente per la crescita delle piante e non nella misura diretta del tasso di sintesi delle proteine nelle cellule. La commissione d’esame della OEB conclude dunque ‘al carattere chiaramente ipotetico dell’effetto tecnico che sottointende l’invenzione’.
Pedro Ferrandiz
Condividi su