La guerra dell’industria contro la natura:cosa vogliono dirci le api?
di Rady Ananda
globalresearch.ca

Mentre le industrie continuano ad inquinare il pianeta intossicandolo con i loro prodotti chimici, scarti e perdite, gli insetti pronubi della Terra eseguono un canto del cigno che non lascia dubbi alla follia della civiltà moderna. La nostra abilità di sentire e propriamente rispondere alla crisi del declino di questi insetti determinerà la sopravvivenza dell’umanità.

“Nel 1923, Rudolf Steiner, uno scienziato, filosofo ed innovatore sociale austriaco, aveva previsto che nell’arco di 80-100 anni le api da miele si sarebbero piegate.” da Queen of the Sun

Steiner credeva che l’industrializzazione delle api avrebbe portato alla loro fine. A quanto pare aveva ragione. Negli ultimi venti anni, gli USA hanno perso circa 100-300 miliardi di api ed il problema si è diffuso in Europa ed oltre. Mentre le operazioni di apicoltura industrializzate uccidono milioni di api ogni anno, diversi altri fattori contribuiscono alla loro scomparsa di massa.

Questi insetti si ammalano per la mancanza di un’alimentazione diversa dalle decine di milioni di acri di monocolture.
Ingerendo colture geneticamente modificate, ingeriscono anche microbi OGM, a loro nocivi.
Tuttavia, l’agrochimica contribuisce in maniera maggiore alla decimazione di questi insetti. In un ultimo disperato tentativo di salvare l’alveare, alcune api sigillano le celle dell’arnia le quali contengono un enorme quantità di pesticidi. Ma anche questi alveari alla fine muoiono.

Sostenendo l’assalto multi-dimensionale dell’industria alla natura, le onnipresenti industrie delle comunicazioni aggiungono inquinamento elettromagnetico , causando la perdita di orientamento nelle api (e negli uccelli).

Approfittando del disorientamento ed indebolimento delle api, patogeni esotici come l’acaro Varroa, importato tramite il commercio globalizzato, succhiano via la poca vita che gli rimane. E così, assistiamo al collasso dell’ape da miele e dei pipistrelli del nord America.

Possiamo apprendere la maggior parte di queste notizie nel lavoro di Taggart Queen of the Sun: What are the bees telling us? [Regina del Sole: Cosa Ci Stanno Dicendo le Api?, ndt] in parte documentario, in parte love story filosofica. distribuito per il teatro il 25 marzo, il premiato film è ulteriormente sostenuto da un rapporto Global Bee Colony Disorders and other Threats to Insect Pollinators, recentemente distribuito dall’UNEP – Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente.

Un modo sicuro per distruggere un ecosistema è decimare una specie fondamentale – una dalla quale si irradia l’intera rete vitale localizzata. Gli insetti pronubi contribuiscono quasi al 10% dell’economia alimentare globale, ovvero circa 218 miliardi di dollari (153 miliardi di euro) all’anno. Delle circa 100 specie di colture che forniscono il 90% del cibo mondiale, le api ne impollinano 71, secondo il rapporto UNEP. Tra le 20.000 specie di api conosciute al mondo, l’ape europea, Apis mellifera, è la più importante, apportando tra 33 e 82 miliardi di dollaro all’anno (22,8/57 miliardi di euro).

Così mentre assistiamo al sesto spasmo d’estinzione del pianeta (ampiamente trattato in The Diversity of Life [La Varietà della Vita, ndt] di Ed Wilson), è l’ape che merita la nostra maggiore attenzione.

“Le api sono le gambe delle piante”, spiega Michael Pollan in Queen of the Sun. Si sono così co-evolute che l’organismo sessile nutre quello aereo in uno scambio per la propagazione. Se le colture collassano, miriadi di specie moriranno di fame, umani inclusi.

Finché ci saranno insetti pronubi, ci saranno anche piante in fiore. L’effetto a catena del collasso più facilmente portare alla fine dell’Era dei Mammiferi. Sarebbe simile alla fine dell’Era dei Dinosauri di circa 65 milioni di anni fa. Le “terribili lucertole” ci batterebbero di 100 milioni di anni. Solo circa la metà delle specie è sopravvissuta all’ultimo spasmo d’estinzione – specialmente alligatori e coccodrilli. Ma la sopravvivenza umana è difficile da garantire se il 40% delle nostre risorse alimentari svaniscono. Mentre alligatori e coccodrilli posso andare avanti un anno e più senza mangiare – e questo meccanismo di sopravvivenza contribuisce ampiamente alla longevità delle specie – gli umani non possono.

Il rapporto dell’UNEP elenca otto ragioni per il disordine del collasso della colonia: distruzione dell’habitat, specie invasive (come l’acaro parassita, Varroa destructor), inquinamento dell’aria, inquinamento elettromagnetico, pesticidi ed altro inquinamento chimico, trasporto industriale (che causa la morte di milioni di api ogni anno), divisione della colonia, alimentazione. Il rapporto non menziona le colture geneticamente modificate come fattore che contribuisce al declino delle api, ma attacca le monocolture: “E’ sempre più difficile per gli insetti pronubi ottenere il polline sufficiente per tutti i loro amino acidi essenziali. Di conseguenza, questo può indebolire il sistema immunitario degli insetti, rendendoli più vulnerabili ai vari patogeni”.

In Queen of the Sun, numerosi relatori non hanno dubbi. Quando le piante sono geneticamente alterate (tramite il metodo rudimentale della pistola), il processo è così inaffidabile che solo una su migliaia di celle transmuta. Il Dr. Vandana Shiva spiega che, a causa di ciò, devono essere aggiunti geni antibiotici resistenti e sostenitori virali. “ogni seme geneticamente progettato è un insieme di batteri, tossine e sostenitori virali”.

Questo insieme di elementi viene trasferito nei nostri stomaci (ed in quello delle api), dove continuano a funzionare all’interno dell’ospite. Solo che ora siamo noi gli ospiti. Le api

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sono ospiti. E le api non se la passano molto bene. La scienza ha dimostrato che uno sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, un prodotto OGM dato alle api, inibisce l’espressione genetica delle funzioni immunitarie e disintossicanti.

Queen of the Sun mette in evidenza il delicato equilibrio fra i vari membri di un ecosistema, sottolineando che l’integrità genetica è necessaria per far funzionare il sistema. Per potere permettere alle api (ed alle piante in fiore) di dare il meglio, il loro DNA deve rimanere intatto.

Sia il documentario che il rapporto dell’UNEP non lasciano dubbi sul fatto che il collasso degli insetti pronubi è il problema più urgente che l’umanità deve affrontare oggi. Entrambi danno diversi consigli all’industria agroalimentare ed agli individui, compreso: fermare (o diminuire significativamente) l’uso dei pesticidi, coltivare in un modo che non danneggi le api, comprare organico, fornire un habitat ed acqua fresca, e diventare un apicoltore sostenibile. Il rapporto dell’UNEP nota che gli sforzi per la conservazione degli insetti pronubi dovrebbero includere anche degli habitat “nido”, dal momento che le esigenze degli stadi larvali sono diversi da quelli degli esemplari adulti alati.

Dato che il declino delle api e dei pipistrelli è molto più grave negli USA, che ha la più lunga storia nello sviluppo di colture OGM e che usa prodotti agricoli chimici più di ogni altra nazione, sembra ovvio quale sia il principale colpevole. Anche le sei maggiori compagnie agrochimiche Syngenta, Bayer CropScience, BASF, Monsanto, Dow Agrosciences e DuPont diffondono colture geneticamente modificate.

Gli insetti pronubi segnano i punti della guerra delle aziende contro la natura. Ci stanno dicendo che pesticidi, biotecnologia e telefoni cellulari stanno vincendo. La tragedia è che quando questi insetti moriranno, moriranno anche le piante e, probabilmente, l’Era dei Mammiferi finirà.

Rady Ananda è specializzata in Risorse Naturali e amministra i siti web Food Freedom e COTO Report.

Fonte: www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=24268
11.04.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO

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