Ha ottenuto il via libera in Italia la sperimentazione di un riso geneticamente modificato in modo da contenere un vaccino. L’autorizzazione è stata data dal ministero per le Politiche agricole in seguito alla revisione dei protocolli sperimentali di ricerca. La sperimentazione “avverrà in campo aperto, ma in condizioni sperimentali controllate e secondo criteri molto restrittivi”, ha rilevato Elisabetta Lupotto, del Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura).
La Confederazione Italiana Agricoltori commenta la possibile coltivazione di riso biotech con vaccino nel nostro Paese: senza certezze sulla salubrità del prodotto, nessuna piantagione in campo aperto in Italia.
“Il riso biotech con il ‘vaccino’, per il momento, non verrà coltivato in Italia”, ha commentato in una nota la Cia che aggiunge: “Nel nostro Paese, infatti, le sperimentazioni in campo aperto sono bandite dal 2007. Questo non significa che siamo ostili alla ricerca, ma al contrario vorremmo che fosse sviluppata, dove possibile, per offrire le dovute garanzie di ‘non contaminazione’ a quei produttori che operano con metodi convenzionali, biologici o biodinamici”.
“Quando si tratta di coltivazioni in campo aperto – sottolinea la Cia- bisogna utilizzare tutta la cautela possibile, senza cedere alle pressioni di chi vorrebbe accelerare le semine solo per ottenere profitti. Bisogna ricordare – conclude quindi la Cia- che altri Paesi stanno ancora pagando i danni commerciali provocati dalla contaminazione accidentale biotech di alcuni tipi di riso autorizzati solo per la sperimentazione e finiti invece nelle partite di prodotto convenzionale destinate all’esportazione”.
Stessa posizione quella di Verdi Ambiente e Società (VAS) che definisce la notizia una “bufala”: il riso biotech contenente un vaccino non sta per sbarcare nei campi italiani. O almeno, l’iter che potrebbe portare tale Ogm nei campi italiani a fini sperimentali è ancora lungo e non è per niente scontato. A richiedere l’autorizzazione è stata una ditta sementiera (molto probabilmente una delle ‘big corporation’ tristemente famose per i danni dell’agrochimica) che ha già sperimentato il suo prodotto tecnologico in laboratorio. La sperimentazione in campo necessita, invece, di un’autorizzazione specifica dei rappresentanti delle Regioni e dei Ministeri. I Protocolli sperimentali, che avrebbero dovuto aprire la strada alla sperimentazione in campo aperto, sono stati bocciati nel 2007 e attualmente sono in una fase di “revisione”.
Ricordiamo inoltre che si conferma in discesa la fiducia europea negli OGM. Secondo gli ultimi dati pubblicati dal Barilla Center for Food Nutrition, infatti, soltanto il 24% dei cittadini UE sarebbe favorevole all’utilizzo di organismi geneticamente modificati. Questo nonostante ben 8 paesi nell’area dell’Europa abbiano regolarmente coltivato piante e ortaggi derivati. Tra gli stati che hanno scelto l’agricoltura ogm vi sono Germania, Portogallo, Spagna, Svezia, Repubblica Ceca, Slovacchia Romania e Polonia. I consensi calano in modo particolare in Portogallo, Spagna e Italia.