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BIOPENSIERI OTTOBRE 2021 PAROLA E MANCINISMO

Noi diamo il parlare come un fatto scontato, naturale, ma non è proprio così.

L’essere umano ha impiegato millenni e molte vite per arrivare a poter parlare, ad emettere suoni articolati. Il linguaggio è quello che ci differisce dagli animali, il linguaggio è solo ed esclusivamente umano! E cambia molto da razze a razze, da tempo a tempo, le stesse parole cambiano  significato col tempo e nel tempo… il linguaggio evolve e cambia con il cambiamento e l’evoluzione (o involuzione) umana.

Nel 1861 si scoprì analizzando il cervello di uomini morti che in vita avevano avuto dislessie o problemi o difetti nel parlare, che si potevano vedere  chiaramente lesioni nella parte dell’encefalo cerebrale sinistro, vicino alla tempia. Nel caso di un individuo che aveva perso del tutto la parola, si poteva addirittura trovare una vasta distruzione di quell’area.

Ad esempio, dopo una emorragia cerebrale, in cui il sangue va a fermarsi  intorno e fuori dalle arterie, si ha un colpo apoplettico, avviene una paralisi.  Questo deteriora e rovina la circonvoluzione, causando così al contempo, l’impossibilità di parlare.

Si parla armonicamente quindi, solo se si ha la circonvoluzione sinistra sana. Vi è una stretta relazione fra parlare e cervello sinistro. La parola è collegata al cervello sinistro.

Prima che il bambino piccolo inizi a parlare, se si analizza questa parte del cervello, la si troverà informe, omogenea, non differenziata come nell’età adulta.  Più inizia a parlare, più questa  parte cerebrale si plasma in modo più sinuoso, prendendo forme e linee più peculiari e ben definite. Smette di essere un elemento di informità: la materia si configura più plasticamente, in modo artistico ed individuale. 

Mentre prima si aveva un carattere di “grezza” sostanza indefinita, con l’imparare a parlare la materia pare essersi evoluta. Come “raffinata” e scolpita saggiamente ora prende forma. 

Il linguaggio scolpisce il cervello sinistro, il linguaggio dà letteralmente e figurativamente forma al cervello. Fino a che il bambino strilla soltanto, non articolando ancora parole, la circonvoluzione cerebrale sinistra resta informe. 

L’informe cervello comincia ad assumere forme armoniche quando il bambino inizia  a pronunciare delle parole.

Il bambino dapprima strilla usando vocali. Solo in seguito, parlando ed ascoltando gli adulti inserisce consonanti. Le vocali sono  espressioni eteriche del mondo planetario, animico o astrale, le consonanti sono espressione eteriche dello zodiaco, dello spirito o dell’Io.

Pronunciare vocali è qualcosa che si produce spontaneamente per il bambino.  Per dire le consonanti  il bambino deve invece sentirle da altri, deve imitare il gesto degli altri, ascoltando e osservando. Il bambino deve quindi iniziare (per imitazione) a compiere dei movimenti volontari e coscienti usando i suoi organi del linguaggio (labbra, lingua, palato, laringe) e costruire delle forme con la bocca.

Più il bambino pronuncia consonanti, e quindi si spinge a produrre, a mettere insieme vocali e consonanti quindi ad articolare parole del linguaggio, più la sua parte cerebrale sinistra inizia a cambiare  aspetto, a strutturarsi in modo più differenziato, più artistico. Sono soprattutto le consonanti a produrre un’azione configurante sull’emisfero sinistro.

Il bambino impara a parlare per imitazione, percependo e osservando le labbra  ed il suono emesso delle persone che gli stanno vicino. Il movimento che imprime alle sue labbra, alla lingua, alla laringe compie di riflesso, un’azione conformante sulla sua parte cerebrale sinistra.

Questo fenomeno è possibile perché ogni organo del linguaggio è collegato ad un nervo: che  a sua volta si ramifica nel cervello.  Se la lingua produce una “M” la vibrazione scorre all’interno del nervo e si riverbera come un’onda nella circonvoluzione frontale sinistra, smuovendola, configurandola, formandola. Non a caso una delle prime parole che pronunciamo è “mamma” e non papà, la M ci configura  dall’esterno, la P ci configura dall’interno …

Ogni consonante ha in sé una sua vera e propria “figura” plasmatrice: entra in scena qui il potere vibratorio conformante riconosciuto nel suono. Il suono ha una capacità conformante: come dimostra Chladni con l’esperimento delle sue lastre sulle quali dopo averle ricoperte di polvere, facendole vibrare con un suono vedeva la polvere assumere forme distinte, tipiche e caratteristiche, corrispondenti alla vibrazione e all’altezza della frequenza modulata. Nel 1787 il giurista, musicista e fisico Ernst Chladni pubblicò Entdeckungen “Uber die Theorie des Klanges (Scoperte sulla teoria dei suoni)”. Uno dei successi di Chladni fu quello di ideare un metodo per rendere visibile quello che le onde sonore generano.

Con l’ausilio di un archetto di violino che sfregava perpendicolarmente lungo il bordo di lastre lisce ricoperte di sabbia fine, egli realizzò gli schemi e le forme che oggi vanno sotto il nome di “figure di Chladni”.

 E’ molto importante, è fondamentale per l’uomo parlare, emettere suoni  e sentire altri esseri umani emettere suoni: potremmo dire che il dialogo, la conversazione è una vera forma musicale, di rappresentazione dell’etere del suono. Parlare è spiritualmente indispensabile come il nutrirsi per il corpo fisico. Suonare o cantare ci mette in relazione con il mondo spirituale.

Ogni suono, in questo caso ogni consonante, tende a produrre una forma caratteristica: la “L” crea spirali, la “M” genera cerchi, la “R” genera movimento, rotazione, provate a capire cosa produce in noi  la “H” o la “S”,  etc. Si può dire che la forma della circonvoluzione sinistra (simile ad un intestino)  è tale perché determinata dall’intersecarsi delle varie forme prodotte vicendevolmente dalle varie consonanti emesse dal bambino. Durante tutta la vita la circonvoluzione destra resta invece informe, a differenza di quella sinistra.

 La circonvoluzione sinistra (nei destrimani) non viene conformata però solo dall’attività vibratoria sonora del parlare e della pronuncia delle consonanti: ogni movimento compiuto dagli altri arti o altri organi del corpo produce una vibrazione, un suono che crea forme. 

Anche il muovere una mano, alzare un braccio, camminare trasmette la sua vibrazione ai nervi che si ramificano poi nell’emisfero cerebrale. Da qui nascono l’euritmia, il ballo o le arti figurative. 

Si deve sapere che chi è destrimane, non lo è solo nella mano, ma in genere in tutte le altre parti del corpo: nel sentire, nel guardare, nel tastare, nell’annusare, nel respirare, nell’usare il piede; si tende ad usare maggiormente la parte laterale destra dell’organo o degli arti. 

Può sembrare strano,  ma quando un destrimane ascolta, gira l’orecchio destro in direzione dell’oggetto da ascoltare; guardando, l’attenzione è maggiormente focalizzata sull’occhio destro; anche respirando si respira poco più intensamente con la parte del polmone destro. 

Si tratta soltanto di portarvi l’attenzione giusta. Di fatto un destrimane si impegna e tende quindi a esercitare più attività a destra che a sinistra: per bilanciare cosmicamente le forze telluriche del cuore! 

Questa tendenza “destra” riversa una grande quantità di vibrazioni sull’emisfero sinistro, rispetto a ciò che viene immesso in quello destro.

L’azione della parte destra sull’emisfero sinistro è causata dal fatto che nel loro percorso i nervi sono disposti nel corpo in modo che accade fisicamente un “incrocio”:  ciò che si sviluppa dalla parte sinistra del cervello va in direzione degli arti e organi del corpo destro.

 Tutto quello che abbiamo detto sopra, nel mancino è capovolto; accade il contrario. Se un mancino viene colpito da ictus nella parte sinistra del cervello, non perde la facoltà del parlare, come invece accadrebbe ad un destrimane.

Se si osserva il cervello di un mancino si troverà che la circonvoluzione destra è ben artisticamente configurata,  a differenza del fatto che nei destrimani la parte configurata è invece la sinistra.

Il problema del mancinismo si mostra soprattutto nei riguardi della scrittura. 

Ci dice R. Steiner: “Poiché non deve avvenire che si lasci scrivere il mancino con la mano sinistra, avrò il compito di trasferire lentamente verso la mano destra tutto ciò che  fa con la sinistra.” L’affermazione categorica “non deve avvenire che si lasci scrivere il mancino con la mano sinistra” deriva da un’altra comunicazione di R. Steiner data nella conferenza agli insegnanti Waldorf a Stoccarda il 25 maggio 1923 (ad oggi ancora non tradotta in italiano), nella quale si parla delle cause e delle conseguenze del mancinismo: “Un uomo che nella vita precedente ha lavorato troppo in modo da stancarsi eccessivamente, non solo agendo fisicamente o intellettualmente, ma soprattutto spiritualmente ed animicamente o sul temperamento e che quindi viene nella vita successiva con una notevole stanchezza, non è in grado di superare questa debolezza karmica che si presenta sotto forma di mancinismo.” Il non “cambiare” il mancino in destro può essere visto come un “assecondare” tale debolezza karmica, la quale si ripresenterebbe ancora maggiorata, ripercuotendosi nella vita successiva (nella terza incarnazione). 

Nello stesso tempo  però R. Steiner ci dice anche di non compiere un altro errore che causerebbe una completa debolezza dell’Io, ovvero una “neutralizzazione dell’uomo interiore”: l’eseguire tutto allo stesso modo con la mano destra e la sinistra, ovvero l’essere ambidestri. 

Col mancinismo si tratta di  creare un gesto di indebolimento e di distruzione delle forze dell’Io.

Steiner suggerisce che la decisione di cambiamento da mancino a destro deve essere fatta assolutamente prima dei 9 anni, prima della costruzione del corpo eterico individuale umano, supportato eventualmente dall’ euritmia curativa, cura medico pedagogica e valutazioni di possibili danni o effetti dannosi.

Egli propone, a patto che non si producano effetti dannosi (camminare incerto, movimenti impacciati, balbuzie, pallore) di “abituare i bambini sin da piccolissimi ad usare la destra, a trasferire lentamente verso la mano destra tutto ciò che essi fanno con la mano sinistra”, ma mai dopo il nono anno.  

Non si tratta quindi di spingerli a mutare in destrimane solo l’attività dello “scrivere”, ma di abituarli a direzionare sulla destra tutte le altre attività.

Dire al mancino di usare la mano destra solo per scrivere, senza preoccuparmi di portarlo a mutare globalmente tutta la sua espressione mancina,  significa renderlo stupido, perché in tal modo vado a rovinare quello che egli aveva precedentemente conformato nella sua metà destra del cervello, tramite le attività della sua parte sinistra. 

Un modo per supplire a tale pericolo (oltre a cambiare tutta la polarità) è insegnare a scrivere al mancino molto lentamente,  in modo più che dimezzato rispetto che ad un destrimane. In tal modo egli diventerà ancora più intelligente, creativo di un destrimane.  

Un mancino “cambiato” globalmente in questo modo, avrà aspetti di  grande genialità.

Con questi semplici esempi vediamo come la parola con l’uso delle vocali e delle consonanti formino letteralmente il cervello ed il pensiero e come l’uso delle mani, nel caso della scrittura, della sua manifestazione fisica formativa, abbia ripercussioni molto forti sullo spirito e sulle nostre incarnazioni. Pensiamo solo a quanto poco oggi scriviamo manualmente, a come così sempre meno conversiamo (in presenza) ed a come così facendo ci stiamo creativamente mutilando e distruggendo. Le macchine stanno prendendo il posto degli esseri umani e delle sue azioni mutilandolo spiritualmente e fisicamente.     

Ivo Bertaina

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