L’epidemia di morbillo di cui l’OMS non sembra accorgersi

In questi giorni, inserendo sul web le parole “epidemia” e “morbillo” si vedono scorrere numerosi articoli di ogni provenienza che segnalano notizie non solo su questa supposta epidemia di nuovi casi che si starebbe manifestando in Gran Bretagna (in particolare nel Galles), ma anche le note e ripetute critiche su chi ha pensato di non farsi vaccinare per il morbillo.
Si tratta di articoli molto simili tra loro, che rimarcano in modo evidente e tipico i messaggi usati dalla lobby vaccinale per dire che l’unica condizione che può spiegare l’epidemia è il cattivo comportamento di cittadini “cattivi” che anziché obbedire ciecamente hanno voluto riflettere sui dati forniti e nel corso degli anni hanno valutato in modo diverso il fatto di vaccinare o meno se stessi o i priopri figli per il morbillo.
Poiché sono registrato come medico non solo in Italia ma anche al General Medical Council Britannico e lavoro sia a Londra sia a Milano, sono stato incuriosito dalla notizia e ho voluto semplicemente verificare l’esattezza delle fonti e fare una valutazione comparativa sui casi di morbillo britannici negli ultimi anni.
Prima di tutto ho voluto però capire quale posizione stesse prendendo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) che di solito segue costantemente e con precisione i dati giornalieri di qualsiasi “outbreak” infettivo in tutto il mondo. Come è successo con l’influenza suina o con la SARS, il WHO raccoglie con costanza e precisione tutti i dati relativi ai nuovi casi e li segnala con attenzione al fine di prevenire diffusioni inattese dei virus o delle patologie infettive e per informarne tempestivamente la popolazione.
Sul sito WHO (OMS) esiste una specifica sezione dedicata alle “News” sulle epidemie e un’altra specifica parte dedicata al controllo sistematico della diffusione del morbillo. Ebbene, con un po’ di sorpresa (ma nenache poi tanta) ho scoperto che il sito dell’OMS non dà praticamente alcun rilievo a questa supposta epidemia.
E fornisce anche i dati, che possiamo tutti vedere liberamente*. L’analisi dei casi di morbillo denunciati e verificati in Italia tra il 2003 e il 2013 non è molto diversa da quella dei casi di morbillo in Gran Bretagna nello stesso periodo (per semplicità, il pdf con la comparazione dei dati è inserito tra le risorse correlate).
Ci sono stati anni in cui i casi sono saliti un po’, altri in cui sono scesi. In Italia c’è stato un anno (il 2011) in cui c’è stata un’impennata dei casi arrivati addirittura a oltre 5.000 in un anno, calati poi l’anno dopo a 713 senza che nessuno “gridasse” all’epidemia (si

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era appena passati dallo “sfacelo fraudolento” del tentativo di fare vaccinare tutti per l’inutile influenza suina H1N1).
I dati quindi sono molto chiari: c’è forse un modesto aumento di casi dalla fine del 2012 ad oggi in Gran Bretagna, senza nessuna evidenza epidemica. Infatti l’OMS non la segnala… Ripetiamo: non è che le sfugga; semplicemente non la segnala come fatto veramente epidemico considerandola una semplice fluttuazione statistica.
Se invece si va sul sito del National Health System Britannico (equivalente al sito del Servizio Sanitario Nazionale Italiano) si è accolti da un flaconcino di vaccinazione MMR (Morbillo, Parotite e Rosolia) e si è guidati a due fondamentali

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sezioni: una che parla della vaccinazione e della campagna lanciata proprio il 25 aprile appena passato per vaccinare almeno un milione di bambini tra i 10 e i 16 anni, e l’altra che titola “Morbillo: i fatti documentali” che analizzata da medico o da ricercatore provoca un nugolo di perplessità molto pesanti.
In quell’area dedicata alle “evidenze” si leggono i rischi del morbillo, e si legge che l’unico modo per contrastare la malattia è la vaccinazione (nessuno parla delle difese immunitarie autonome), si studia come diagnosticarlo e si capisce quali possono essere i rischi. Addirittura è evidente un blog in cui le “povere persone” che non si sono vaccinate si lamentano del rischio che stanno correndo. Non c’è neanche un dato sulla reale entità dell’epidemia e nessun dato di comparazione sugli anni passati.
Quel tipo di informazione è data non certo per aiutare le persone a decidere, ma per spingerle a non cercare i dati (completamente assenti in quelle pagine) e quando dopo il quarto click, passando su un link esterno della Health Protection Agency che si chiama solo “Morbillo”, finalmente si recupera un pdf con qualche dato relativo agli ultimi 3 anni, si scopre che le più alte incidenze di morbillo sono sempre state tra novembre e marzo e che a maggio i casi (come ora sta avvenendo in questo periodo) sono sempre andati diminuendo fino quasi a scomparire.
Dai dati di quel pdf si può anche leggere che i bambini più colpiti oggi sono i ragazzi che hanno tra i 14 e i 15 anni e che quando nel 2003 avevano 5 anni (e potevano vaccinarsi per il morbillo) lo hanno fatto nel 92% dei casi. I ragazzi di età oggi compresa tra i 9 e i 10 anni, si sono vaccinati un po’ meno a 5 anni (tra l’85 e l’87% della copertura vacinale documentata), ma oggi si stanno anche ammalando molto meno dei ragazzi di 15 anni. E parliamo sempre di un numero di casi che è 1/3 di quelli che in Italia non avevano scatenato alcuno scalpore nel 2011, e simili a quelli già avuti nel 2008 nel Regno Unito.
Vale poi la pena segnalare che anche in seguito alle polemiche relative alla vaccinazione (o non-vaccinazione) del figliolo di Tony Blair e nonostante le defezioni dalla pratica vaccinale che quell’episodio scatenò, il livello di copertura vaccinale antimorbillosa, anche negli anni di minore vaccinazione non è mai stato minore dell’87% dei bambini.
Pensiamo alla recente epidemia statunitense di Pertosse, intervenuta in soggetti già vaccinati, di cui Eurosalus ha parlato a lungo nelle scorse settimane. Purtroppo nessuno oggi fa trapelare se i bambini che si ammalano nel Regno Unito siano stati già vaccinati o meno. E il fatto che i virologi che ne parlano non tocchino il problema appare grave.
Eppure l’unica proposta che nasce è quella del programma vaccinale esteso in modo quasi obbligatorio a tutti i ragazzi intorno ai 16 anni, con una protervia che lascia qualche perplessità.
Dopo la fraudolenta campagna per la vaccinazione anti H1N1 dell’influenza suina, e già paventando la montante campagna di informazione/paura sulla prossima aviaria H5N7, posso dire che una prima valutazione di confronto tra chi si era vaccinato e chi no sarebbe la cosa più sensata da fare.
Eppure siamo circondati da virologi “esperti” che non riescono mai a fare una considerazione sensata come questa e passano subito a accusare chi riflette prima di obbedire, di essere “l’untore”. Gli aspetti che governano la libertà di scelta terapeutica dovrebbero essere un diritto per chiunque.
La mia sensazione è che oggi queste battaglie non si combattano dietro al microscopio o negli studi medici, ma direttamente a Wall Street o sul mercato azionario di Zurigo e chiedo a tutti di valutare con attenzione le notizie che ci martelleranno nei prossimi mesi, perché molti segnali contemporanei di negazione della libertà di scelta sanitaria stanno emergendo con preoccupazione in tutto il mondo, e la prima difesa nasce innanzitutto dall’essere informati e dal conoscere.

(*) Il link indicato porta ad una maschera in cui è preselezionato l’indicatore di riferimento per il morbillo (5001 – Measles, number of cases). Nei box sottostanti, nel caso non risultassero già preselezionati, è necessario scegliere i paesi per i quali si desidera effettuare la comparazione dei dati (Italy e United Kingdom) e l’arco temporale al quale si è interessati (2002-2013). A questo punto è possibile inoltrare la richiesta (“submit query”).
Attilio Speciani
Allergologo e Immunologo Clinico

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