marzo 2010

TITOLI, NOMI E COGNOMI

Io fin da piccolo, ho sempre avuto grandi problemi a dare del Lei: del Signore, del Professore, del Dottore, dell’Illustrissimo o dell’Onorevole alle persone che giornalmente incontro.

Per me è ed è sempre stato importante e fondamentale, con la persona che incontro, avere un rapporto umano diretto senza filtri e senza maschere, avevo ed ho rispetto per la persona che incontro per quel che è, per come parla e come si comporta e non per il titolo che porta.

Per iniziare questo articolo in maniera “leggera” posso dire che ho sempre ritenuto che le persone che amano e/o pretendono di essere chiamati Dott., On., Sig., Prof., Maestro etc. siano un po’ vuote di contenuti propri, esseri che hanno bisogno di una “corazza”, di un “vestito” o di una “scatola” per poter rappresentare fuori artificialmente quello che in realtà non sono assolutamente dentro.

Ho conosciuto nel corso della mia vita grandissimi uomini e donne (non moltissimi) e tutti questi grandi personaggi non hanno mai voluto essere chiamati Dottore, Signore, Maestro etc., dico mai assolutamente anche se, se lo sarebbero meritati ed anch’io non avrei avuto problemi a chiamarli con tutti i titoli disponibili.
Questo dice chiaramente che sei grande per quello che sei ed hai fatto, non per i titoli scolastici, politici o nobiliari che ti porti dietro.

Noi siamo veramente e solamente ciò che risuona nel nostro nome ed in parte, in piccola parte, molto meno importante, nel nostro cognome.

Il nome rappresenta il nostro Io Individuale, il nostro spirito assolutamente unico, eterno ed irripetibile, mentre il cognome rappresenta invece la nostra anima di gruppo, legata alla terra, legata alla nostre discendenze di sangue dei nostri genitori che ci danno il veicolo, il mezzo e la possibilità di poter esplicare la nostra personalissima azione spirituale sulla Terra.

Quindi in noi abbiamo già una dualità, una parte fortemente legata alla Terra, il cognome, che dovrebbe essere solo il veicolo, il mezzo terreno della parte spirituale e che come ogni veicolo usiamo e lasciamo nel corso del nostro cammino e che invece spesso diventa molto di più di quello che dovrebbe essere, oscurando ed inglobando il nostro nome, lo spirito puro, unico ed irripetibile che usa il veicolo (cognome) per formarsi ed evolversi legato alle grandezze senza tempo e senza limiti del mondo spirituale che spesso non usiamo.
Il problema ed il pericolo è che spesso chi viene ad avere un cognome di una famiglia ricca o nobile è di cullarsi sull’ereditarietà e vivere di rendita, senza creare nulla di nuovo e personale, e questo dal punto di vista evolutivo personale è un grande pericolo ed un forte male.

Chi invece si fa da solo, chi deve sudare per la sua evoluzione, o parte dal nulla ha decisamente più opportunità di chi può bearsi dell’ereditarietà.

Nel titolo invece esiste spesso una buona dose di luciferismo, di goduria estetica, che da “soddisfazione” anche perché esiste una buona e folta pletora di “leccaculi e leccapiedi” che si sbellicano in ogni forma di contorsionismo e servilismo linguistico per far felici i nostri cari titolati che dai loro centri di potere possono “dispensare” favori e prebende.
Per questo motivo il titolo è un semplice e comodo paravento per coprire buchi spirituali e/o ritenersi al di sopra della media della massa e crearsi una posizione sul nulla o poco del proprio essere.
Mai come oggi l’essere umano è il nome proprio, quello che fa, è la somma delle sue esperienze e non il suo suffisso prima del nome od il cognome ereditato.

Un’altra cosa importante e basilare da considerare è che veniamo sulla Terra per fare il nostro personale lavoro spirituale e per far questo, dobbiamo assolutamente confrontarci con gli altri: la bellezza, l’importanza e la valenza di quello che facciamo ogni giorno non è il risultato raggiunto ma il lavoro che faccio ogni giorno, ogni ora per raggiungere il risultato.

Come la musica risulta tra l’intervallo tra un suono e l’altro e non nel suono singolo, così la grandezza dell’essere spirituale risulta dal confronto tra esseri umani e non nell’assurgersi a “divinità terrena”, divinità nel senso di “di-vino, ovvero ubriaco”
Per questo se compro una laurea, anziché sudarmela, come spesso accade, quando mi confronto con gli altri capiscono che in realtà sono un incompetente assoluto; per questo motivo il titolo diventa corazza e difende (il nulla) e porta le persone nulle a non volersi confrontare con il prossimo che invece è la più bella cosa che ci viene data nella vita sulla terra.

Mi viene in mente un esperienza quand’ero soldato a Roma, 30 anni fa: ero appena arrivato ed avevo un sergente che faceva un po’ troppo il capo e che ordinava spesso cose per me senza senso ed un giorno ad un mio ennesimo rifiuto per un ordine stupido mi disse “ricorda che sei solo una “spina” (una recluta appena arrivata) e qui comando io” ed io con la mia candidezza più assoluta gli risposi “ricordati caro mio che io sarò qui per qualche mese, ma tu ci resterai per tutta la vita….” e da allora non mi ruppe più le scatole.

Un’altra esperienza carina che ricordo è quando nel 2000 mi presentai alle elezioni regionali ed alle europee per un partito che per fortuna oggi non esiste più e quando dovevo andare a parlare ad incontri con altri candidati le prime volte avevo un po’ di paura pensando di essere incapace di reggere il dibattito con loro. Quando poi li sentii parlare, con la nullità dei loro programmi, se non l’aspirazione alla poltrona, le carenze linguistiche e grammaticali, mi convinsi veramente che la qualità della classe politica era veramente vicina allo zero dal punto di vista qualitativo e ringrazio il fato che per mia grande fortuna non mi fece entrare in quella accozzaglia di “ego spogli e gonfi”.
Come ritengo assolutamente insopportabile, vedi questa ennesima campagna elettorale, vedere bei faccioni appesi dappertutto con slogan semplicemente fantascientifici o ricevere una marea di carta che solo nel periodo elettorale ti arriva a casa, mail, messaggi sul cellulare o telefonate a casa e poi per 5 anni rispariscono dimenticandosi completamente del pollo elettore.

Come in un tema di italiano il titolo deve servire per dare l’indicazione per lo svolgimento, così il titolo onorifico per un essere umano dovrebbe dare i mezzi, le dritte e la via per lo svolgimento del lavoro, della vita e dovrebbe esserne uno strumento e non un fine.
Mentre nel nome che ci siamo scelti abbiamo il nostro talento che dobbiamo far fruttare e valorizzare e nel cognome abbiamo il supporto fisico, il mezzo per svolgere

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il nostro tema natale.
Non ultimo va osservato che quello che facciamo non serve a nulla se non serve anche e soprattutto per gli altri, perché come dice una vecchia canzone “gli altri siamo noi”.

Ivo Bertaina

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