Il tabacco appartiene già a quei generi voluttuari tutt’altro che innocui. Secondo Kallath esso non è più eccitante ma paralizzante. Le statistiche indicano che negli anni dal 1930 al 1934 vi furono 288 decessi causati dalla nicotina. Che cosa spinge l’uomo a far uso di questo pericoloso veleno come genere voluttuario?
Osserviamo una volta un fumatore, non proprio un fumatore accanito, ma uno che fumi occasionalmente. Quando egli accende una sigaretta? Sempre quando vorrebbe isolarsi da una compagnia. Sia nel caso di una riunione, in cui si è esposti a degli attacchi, che nel caso di una conversazione, in cui non si vuole che appaiono i pensieri più intimi, o anche in quelle forti emozioni che
la vita esteriore apporta, sempre il fumatore si aiuta con le nuvole di fumo che lo avvolgono, che lo separano dal mondo circostante e lo proteggono dallo stesso. È come un mantello di fumo che si indossa, sotto la cui protezione si può attendere ai propri pensieri ed interessi. Talvolta può accadere anche il contrario: osserviamo che uomini in preda ad attacchi di collera accendono una sigaretta. In questo caso il tabacco provoca verosimilmente un acquietarsi del temperamento acceso. Invero è senz’altro constatabile che grazie al mantello protettivo di fumo la perturbazione dell’animo non erompe all’esterno.
È un fatto obiettivo che si attui un attutimento della natura istintiva. Gli indiani d’America, allorché fumavano la pipa della pace solo con il tabacco, potevano venir messi in condizione di sotterrare l’ascia di guerra.
A seguito di un consumo esagerato di tabacco, un’ulteriore conseguenza è data dal fatto che il fumatore, a causa del mantello di fumo isolante, perda poco alla volta la capacità di comprendere e penetrare l’ambiente circostante. In tal modo la piaga del tabacco diventa problema sociale nel senso più esteso. A prescindere dal fatto che il fumatore non si accorge come, avvelenando l’aria nei locali ristretti, diventi molesto verso il prossimo, egli danneggia prima di tutto sé stesso. Il consumo di tabacco apporta conseguenze devastatrici per il suo organismo. Prima che sopravvengano i grossi danni conseguenti all’avvelenamento da nicotina, i quali conducono infine il fumatore a rivolgersi a cure mediche, le condizioni precedenti codesto avvelenamento acuto vengono descritte dalla scienza dello spirito nel modo seguente: la nicotina attacca dapprima il sistema ritmico in questi termini: il ritmo cardio-respiratorio viene disturbato, l’irregolare attività cardiaca mostra che i processi nervoso-sensoriali dell’organizzazione superiore non sono più in equilibrio con i processi del ricambio dell’organizzazione inferiore. Il sangue avrà bisogno di più ossigeno di quanto la respirazione gli possa fornire, onde si giunge a una sorta di affanno che, dapprima inavvertito, conduce a stati di paura. Il pericolo consiste proprio nel fatto che tale paura rimane incosciente e non può venir corretta mediante l’attività delle rappresentazioni. I fumatori accaniti hanno un cuore agitato di fronte ad una paura non resa cosciente.
Chi abbia visto come nei primi anni dopo la guerra, a causa della penuria di sigarette, i fumatori fossero colti da angosciosa paura allorché si accingevano ad aprire l’ultimo pacchetto di sigarette, e come poi si mettessero in coda innanzi ai tabaccai, non per ore, ma per giorni interi, non può non rimanere impressionato. Infine si giunge ad indurimento del miocardio, disturbi renali e idropisia (R. Steiner). I disturbi cardiaci che sopravvengono, per il fatto che il sangue circola più velocemente di quanto il respiro sia in grado di secondare, mostrano una frattura in seno all’attività del corpo animico su cui si fondano i processi ritmici. Quando l’attività respiratoria alla quale restano ancorati gli impulsi sociali, non tiene dietro alla circolazione forzata, si ha un disturbo che, a seconda delle disposizioni individuali, può risultare innocuo ma talvolta essere anche apportatore di gravi danni. Infatti se il corpo animico, disturbato in siffatto modo, non può più adempiere pienamente i suoi compiti entro l’organizzazione inferiore, vengono posti germi di danneggiamenti di non lieve entità. L’intero sistema nervoso vegetativo viene, col tempo, reso ottuso.
La pianta del tabacco è una solanacea originaria dell’America. Appartiene dunque alla stessa famiglia della belladonna e della patata. L’attività di questa pianta può venir considerata conforme alle forze geografiche dell’Estremo Occidente, caratterizzato da impulsi di crescita sproporzionata. L’uso del tabacco, già adottato per scopi religiosi dagli Aztechi, ha gettato la sua ombra anche sugli immigrati europei.
La seguente tabella mostra con evidenza come il consumo di tabacco sia in aumento nell’Occidente.
Consumo di tabacco nel 1942
Svezia: 232 sigarette all’anno a persona
Francia: 248 sigarette all’anno a persona
Italia: 342 sigarette all’anno a persona
Germania: 372 sigarette all’anno a persona
Inghilterra: 820 sigarette all’anno a persona
Stati Uniti: 1100 sigarette all’anno a persona