Parlare di vecchie varietà può sembrare una tendenza della moda agro-ambientale 2008-2009, ma con questo progetto AgriBio intende realizzare qualcosa di più concreto e di immediato interesse per i produttori agricoli.
Ad ottobre 2001 nell’ambito di un convegno sugli OGM organizzato da AgriBio ad Alba, il dott. Luciano Picchiai disse “l’agricoltura biologica ha decretato il suo fallimento dal momento in cui ha autorizzato l’uso di sementi ibride”; può sembrare una affermazione troppo forte ma dopo 7 anni difficilmente gli si può dare torto.
La BioSuisse, organismo di controllo svizzero, così come il Disciplinare dei Marchi AgriBioDinamica, proibiscono l’uso di sementi ibride, con l’unica eccezione del mais per alimentazione zootecnica, perché usare sementi ibride con il metodo di agricoltura biologica o biodinamica è veramente una contraddizione in termini.
La situazione dei prezzi è vergognosa: per esempio il prezzo dei cereali biologici è di norma un 30% superiore al prezzo delle sementi convenzionali (a parte il boom dello scorso anno), ma è il 30% in più di niente. Perché pagare un cereale convenzionale 13,00 € il quintale è niente! Pagare quello biologico 22,00 € il quintale è una cosa vergognosa, un cancro del sistema agricolo che fa si che le aziende non riescano a pagarsi le spese di produzione e quindi spariscano (sorge il dubbio che possa essere premeditata la cosa…). Ma con un po’ di autocritica c’è anche da domandarsi se il prezzo così basso non sia anche dovuto alla qualità degli ibridi coltivati che probabilmente valgono anche poco…
Ma non basta dire “basta ibridi” se non si offre un’alternativa ai produttori.
La questione impellente per gli agricoltori è proprio il reperimento di sementi non ibride, questo lo si può garantire attraverso una ricerca e una selezione massale finalizzate a rendere disponibile materiale sementiero di qualità.
Attraverso una serie di incontri già avviatisi sul territorio piemontese, si sta creando un gruppo di agricoltori professionisti e hobbisti interessati a riprendere la coltivazione e la produzione di ortaggi, frutta e cereali di vecchie varietà locali.
Di particolare interesse è il gruppo di lavoro avviato con l’incontro del 27 novembre 2008 presso l’azienda agricola Cascina Nuova di Federico Felli con un gruppo di produttori biologici e di selezionatori di semente. Obbiettivo della riunione è stato quello di verificare la effettiva richiesta da parte dei produttori, di poter disporre di varietà non ibride di cereali, sia per la produzione destinata al consumo umano, sia per l’impiego zootecnico. Dal confronto con diverse realtà produttive e territoriali è emersa fortemente la necessità da parte dei produttori biologici di poter fare davvero agricoltura all’insegna del rispetto, dell’armonizzazione con l’agroecosistema e della salvaguardi della biodiversità, fino a partire dalla scelta della semente da impiegare. Il ricorso a ibridi selezionati che hanno ormai monopolizzato il mercato delle sementi, ha reso gli agricoltori materialmente impossibilitati a operare scelte produttive autonome e indipendenti. Eppure il nostro Paese ha un patrimonio varietale immenso e diversificato, nonché una tradizione rurale fortemente radicata al territorio, che ha dato origine a un patrimonio gastronomico famoso in tutto il mondo.
Certo occorre sfatare l’erronea credenza che tutte le vecchie varietà siano a priori qualitativamente migliori. Il progetto infatti non è volto a una raccolta e catalogazione di tutti i genotipi esistenti per la loro conservazione, per questo esistono altre realtà ed enti preposti.
Scopo di questo progetto è invece quello di concretizzare la ricerca attraverso alcune azioni mirate. In primis l’individuazione e recupero di materiale di moltiplicazione di una serie di varietà raccolte in una lista, stilata sulla base delle segnalazioni dei produttori biologici che hanno aderito all’iniziativa, di interesse agrario per il consumo umano e l’impiego zootecnico di grano, orzo, mais, girasole, … A ciò si affiancheranno prove di campo per la verifica di alcuni parametri produttivi e qualitativi e infine il sostegno e la promozione sia alla loro produzione che all’impiego e consumo sul mercato.
Uno dei punti di arrivo di questo progetto, avviato per primo nel settore cerealicolo, è di garantire al produttore un prezzo dignitoso di ciò che produce e che quindi sia almeno il doppio di quello che riconosce oggi il mercato: non 23,00 € al quintale ma almeno 45,00€ al quintale, sicuri e garantiti alla raccolta. Portare questi prodotti sul mercato, promuoverli e valorizzarne il consumo non è soltanto un vantaggio per il produttore ma è anche una possibilità offerta al cittadino e alle famiglie di accedere a prodotti genuini e vitali.
Nei prossimi mesi affronteremo le diverse tematiche di questo progetto e ci farebbe piacere sentire i vostri pareri e la vostra disponibilità a collaborare.
Per maggiori informazioni contattare la sede AgriBio
Ivo Bertaina
Cristina Marello