Da molto tempo l’umanità ha dimenticato perché gli uccelli cantano.
Nel tempo in cui l’intelletto domina tutto, pur conservando l’arte del canto e della poesia, l’uomo ha dimenticato il nesso del canto con tutto l’Universo.
Se infatti in un determinato periodo dell’anno, le allodole e gli usignoli cantano, quel che viene formato non penetra nell’aria, ma nell’elemento eterico del Cosmo, vibrando nel Cosmo fino ad un certo limite; ritorna poi sulla terra ed il mondo animale recepisce ciò che vibra al ritorno, solo che nel frattempo ad esso si è collegata l’essenza divino-spirituale del Cosmo.
Avviene dunque che gli usignoli e le allodole inviino le loro voci nel Cosmo e che ciò che da loro è stato inviato ritorni etericamente in uno stato che non è più canto, ma contenuto permeato dall’elemento divino-spirituale.
Le allodole inviano il loro canto nel Cosmo e la sfera divino-spirituale, che partecipa alla formazione ed alla strutturazione del mondo animale, fluisce di nuovo sulla Terra sulle onde di ciò che ritorna nel canto inviato fuori dal Cosmo dalle allodole e dagli usignoli.
Se dunque si parla non sulla base del nostro periodo intellettualistico ma di una vera ed omnicomprensiva coscienza umana, si dovrebbe dire “Io canto come l’uccello che dimora in mezzo ai rami.
Il canto che irrompe dalla gola nelle lontananze cosmiche ritorna come benedizione della terra, fecondando la vita terrestre con gli impulsi formativi divino-spirituali che poi continuano ad operare nel mondo degli uccelli della terra e che vi possono operare solo perché trovano la via sulle onde del canto a loro inviato nel Cosmo.
Rudolf Steiner
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