La gestione di un frutteto in sé è una cosa piuttosto complessa e dipende molto anche dal tipo di piante coltivate, di certo non si può risolvere la questione con poche pagine. Qui di seguito sono riportati solo alcuni spunti generici per provare a rendere la frutticoltura più umana, quindi si tratta di una “frutti-cultura”!
1) Preparazione del terreno
Prima di un nuovo impianto il terreno deve essere reso sciolto e smosso in profondità, arieggiandolo con un ripuntatore. Poi è buona regola seminare un miscuglio per sovescio, a tal riguardo vanno bene, per esempio, il trifoglio incarnato (Trifolium incarnatum), l’erba galletta (Lathyrus pratensis), la facelia (Phacelia tanacetifiolia) ed il grano saraceno (Fagopyrum sagittatum). Sono comunque disponibili in commercio varie miscele biologiche da sovescio. A questo sovescio può essere somministrata una concimazione di 80-100 q/ha di compost. All’inizio della fioritura l’inerbimento deve essere trinciato, lasciato leggermente appassire e poi seminterrato. Dopo avere aspettato alcuni giorni che il terreno “digerisca” la massa vegetale, si è pronti per la messa a dimora delle piante. Se le piante vengono messe a dimora in autunno, la miscela andrà seminata in estate oppure in primavera facendo un taglio di erba intermedio; se le piante vengono trapiantate in uscita dall’inverno, il sovescio andrà seminato in tarda estate/inizio autunno.
2) Trapianto
È meglio trapiantare alberi di un anno, i quali si orienteranno meglio di alberi più vecchi. Se si trapiantano alberi più vecchi, bisogna considerare che le piante si sono organizzate nella crescita secondo un particolare orientamento nordovest-sudest. Per esempio, i rami cresciuti in direzione sudest contengono strutture diverse e una diversa composizione (ad esempio, per quanto riguarda le proteine) dei rami e delle foglie che crescono verso nordovest. Quando l’albero viene trapiantato senza tenere conto del suo orientamento, ci vorranno alcuni anni prima che esso si sia riorientato e durante il periodo di assestamento è predisposto ad ogni sorta di attacco; invece con trapianti di alberi di un anno non si hanno questi inconvenienti.
Quando si mettono a dimora delle piante da frutta a radice nuda, è una buona pratica immergere le radici per qualche secondo in una specie di pasta che le avvolga e le aiuti a radicare nella fase iniziale dello sviluppo. La radice fino al colletto resta avvolta da tale pasta, cioè resta inzafardata. Un esempio di intervento consiste nel prendere 10 kg di bentonite (argilla rossa o verde), aggiungervi 10 kg di sabbia silicea e 2 kg di letame di mucca semimaturo (non eccedere perché potrebbero bruciarsi le radici). Mescolare bene gli ingredienti ed aggiungervi del 500 dinamizzato per un’ora. Si ottiene una consistenza simile ad un purè e vi si immergono le radici delle piante per qualche secondo, imbrattando tutto l’apparato radicale fin oltre il colletto. Un altro tipo di intervento consiste nell’usare la stessa quantità di letame di colombe, galline, pecore e sterco di vacca mescolati con le parti uguali di carbone di legna spolverato, farina di piselli ed ortica fresca sminuzzata. Da parte rimestare in un fusto di legno dell’argilla con sangue fresco di bue e con 10 grammi di miele di api, aggiungendo una quantità abbondane di acqua piovana. Poi si inserisce la prima miscela. Una volta che le parti solide si sono depositate, l’acqua deve ricoprire per 10 cm circa. Il fusto coperto va messo all’ombra di un albero. Si utilizza terminata la fermentazione, immergendovi le radici come sopra indicato (Io ritengo che, al fine di collegarsi con l’anima di gruppo delle piante presente al centro della Terra, sia necessaria la presenza del ferro nell’inzafardatura delle radici, infatti il centro della Terra è un nucleo di ferro. Pertanto il ferro presente nell’inzafardatura così come quello presente nel terreno potrebbe aiutare la pianta a ricollegarsi alla sua anima di gruppo; sotto questo aspetto si spiegherebbe il perché dell’utilizzo dell’ortica fresca e del sangue di bue nella ricetta sopra riportata di Hugo Erbe).
3) Concimazione
– La migliore concimazione, quella più equilibrata prevede l’utilizzo di un buon compost biodinamico; il migliore periodo per la concimazione è l’autunno. Per frutteti, vigneti, piccoli frutti (esclusi mirtilli) si possono spargere 100-150 q ad ettaro di composto, magari alternando un anno sì ed uno no. Bisogna considerare che ogni intervento meccanico accelera la degradazione della sostanza organica nel terreno che andrà così compensata, meglio se con compost biodinamico. Il compost distribuito andrebbe seminterrato, per esempio si può spargere sotto le piante e poi interrarlo con la zappatrice oppure distribuirlo nell’interfilare e poi passare con l’erpice a dischi. La concimazione con compost biodinamico e l’utilizzo dei preparati da spruzzo (500 e Fladen) rende inutile la concimazione con fosforo e potassio. Il magnesio può essere eventualmente somministrato sotto forma di magnesia potassica, calce metallurgica, calcare dolomitico o farine di roccia. Il calcio è la sostanza della quale le piante da frutta hanno più bisogno da un punto di vista quantitativo. In frutticoltura bisogna cercare di arrivare ad un pH di 6.5-7.2 sui terreni di loess, limosi ed argillosi. Sui terreni sabbiosi si mira invece a raggiungere un valore di pH di 5.4-5.7. Se ce n’è bisogno, si può concimare con carbonato di calcio, calce metallurgica, calcare di alghe e farine di roccia. Altri interventi per il calcio consistono nel dinamizzare la D9 di calce con eventualmente il 505. Dato che il preparato del calcio è il 505, aggiungerlo nella dose di 15 grammi col preparato 500 o Fladen nella dinamizzazione quando lo si usa. Le piante più ricche di calcio sono (in ordine di quantità) i fiori della viola del pensiero, la salvia, il tarassaco, la rucola ed il basilico; fare una tisana di queste piante da aggiungere nell’acqua quando si dinamizzano soprattutto il 500 ed il 505 oppure il Fladen: porta un processo eterico vivente del calcio nel preparato. L’ideale è dinamizzare col Sole in Bilancia (meglio anche la Luna).
Rudolf Steiner nei suoi appunti relativi al corso di Koberwitz sull’agricoltura segnò che l’acido fosforico, la potassa e l’ammoniaca come concimi possono essere usati in qualunque momento, invece l’acido nitrico (guano, nitrato di calcio) va dato solo alle piante in crescita come concime di copertura ed in piccole dosi; bisognerebbe però prevedere un apporto organico-vivente di queste sostanze.
L’humus è legato al 502 (legato, a sua volta, a Venere, pianeta dell’amore cosmico): allora assenza di humus significa mancanza di amore!
4) Piante varie
– Il pesco e gli agrumi necessitano di un terreno irrigabile, non calcareo, sciolto
– Il ciliegio richiede terreni profondi non compattati
– L’albicocco ed il mandorlo vogliono terreni caldi in posizioni aerate (collina).
– Il pero vuole terreni poco calcarei con struttura argillosa ma non troppo
– Il melo è molto adattabile a diversi tipi di terreni
– Il susino sopporta terreni pesanti e calcarei
– Il nocciolo preferisce un terreno umifero, profondo
– Come precauzione nella sostituzione di un vecchio frutteto si possono alternare alle Drupacee le Pomacee e viceversa
Origine delle piante
Albicocco: Cina
Arancio: Sudest asiatico
Ciliegio: Medio Oriente
Fragola: America
Limone: Sudest asiatico
Mandorlo: Medio Oriente
Fico: Medio Oriente
Mandarino: Sudest asiatico
Melo: Medio Oriente
Noce: Medio Oriente
5) Inerbimento del frutteto
Dopo il trapianto bisogna seminare nell’interfilare un prato da pacciamatura. Per coprire il terreno sulla fila ed evitare piante indesiderate, si possono usare paglia di cereali, farina di corteccia, trasemine.
– Tra le graminacee si usano prevalentemente erba fienarola (Poa pratensis), festuca rossa stolonifera (Festuca rubra), loietto inglese (Lolium perenne) e piccole percentuali di erba mazzolina (Dactylis glomerata). Tra le leguminose il trifoglio violetto (Trifolium pratense), trifoglio bianco (T. repens), trifoglio incarnato (T. incarnatum), lupolina (Medicago lupolina). Vanno anche bene il trifoglio persiano (T. resupinatum), l’erba medica (Medicago sativa) e la serradella (Ornithopus sativus). Si dovrebbero inserire anche alcune composite ed ombrellifere e, come “sostituti ecologici” (piante che vengono attaccate dagli insetti nocivi come gli afidi) alcune crucifere e la camomilla. A questo scopo con fioritura precoce abbiamo il cerfoglio dei prati (Anthriscus sylvestris) ed il cumino dei prati (Carum carvi); con fioritura medio-tardiva la panacea (Heracleus sphondylium), la pastinaca (Pastinaca sativa), la camomilla (Matricaria chamomilla), l’Achillea millefolium, la reseda (Reseda lutea), la barba di becco (Tragopogon pratensis), la calendula (Calendula officinalis) ed il finocchio (Foenuculum vulgare); con fioritura tardiva la carota selvatica (Dacus carota), la cicoria selvatica (Cichorium intybus). Non bisognerebbe sfalciare e pacciamare contemporaneamente tutti gli interfilari per consentire agli insetti utili di accedere al polline. Sarebbe inoltre meglio sfalciare nelle ore che precedono o seguono il volo delle api. Per non togliere completamente il pascolo alle api è bene fare una pacciamatura alternata che consiste nello sfalcio di un interfilare su due.
– Per quanto riguarda la semina, conviene eseguirla alla sera prima dell’imbrunire perché gli uccelli non vedono quel che si sta facendo e così non andranno a danneggiare il raccolto.
– Si inseriscono anche dei radicchi da campo (cicoria) nell’inerbimento perché hanno delle radici fittonanti, sono piante perenni e portano luce nel terreno. Queste erbe entrano in competizione con la gramigna, questo viene fatto anche dalla Facelia tanacetifolia.
– È pure importante la presenza del favino che fa da “apripista” per le altre specie. Il favino potrebbe essere seminato al centro dell’interfilare e la trinciatura andrebbe fatta solo ai lati, lasciando uno spazio centrale di circa 30 cm. Se però l’interfilare è troppo stretto e non si riesce a trinciare lasciando i 30 cm di favino, allora quest’ultimo va seminato ad intervalli e quando si passa a trinciare in prossimità di queste chiazze si alza la trincia. Il favino ed i cereali sono delle piante trappola che possono essere seminate perché vengono colonizzate da afidi non dannosi. Se c’è infatti offerta di cibo sostitutivo, i diversi predatori (come la coccinella) possono anche superare temporanei momenti di mancanza di cibo per assenza di afidi sugli alberi e così non abbandonano l’impianto.
– Un modo per concimare in primavera (il migliore periodo però è l’autunno) è quello di lasciare crescere molto la cotica erbosa che riesce ad assorbire parecchio azoto e poi trinciare l’erba. Su quest’erba per via dell’eccesso di azoto si sviluppano parecchi afidi ma al tempo stesso anche i loro antagonisti che poi si sposteranno sulle piante.
– Con la trinciatura le piante vengono macinate e perciò aumentano i processi digestivi, invece con lo sfalcio non si innesca il processo dell’azoto, anzi, si rallenta. Se la trinciatura viene fatta al mattino si ottiene un indebolimento del manto erboso, invece alla sera si ottiene un rafforzamento. Inoltre bisogna considerare che quanto più si va a tagliare la pianta vicino alla fioritura, tanto più la si indebolisce e si favorisce lo sviluppo di altre piante.
– Se cresce nella fila la romice si ha un effetto benefico perché porta al prosciugamento dei ristagni idrici sotterranei, ben vista è anche la presenza della camomilla, del tarassaco, dell’assenzio anche se non vi deve essere una prevalenza di una specie sulle altre.
– La presenza nel frutteto di acetosella, rumex e trifoglio è ben vista perché essi forniscono al terreno acido ossalico che dalle formiche viene trasformato in acido formico, utile per rafforzare il sistema immunitario dell’organismo agricolo.
– In un vigneto non ci devono essere troppe leguminose perché si formerebbero dei tralci troppo lunghi.
– Quando l’albero è ben sviluppato l’erba sotto cresce poco. Nel sottofila si può tenere l’erba bassa oppure si può lavorare il terreno affinché possano affluire le forze cosmiche che poi verranno convogliate verso la chioma, invece nella fila l’erba deve crescere per poi poter andare ad alimentare il processo dell’azoto.
– Dopo ogni trinciatura è bene spruzzare il preparato Fladen che aiuta la degradazione della sostanza organica.
– Senape, rucola e rafano hanno un metabolismo veloce e se c’è un eccesso di qualche elemento se ne fanno carico loro. La senape disinfetta il terreno ma può diventare un’infestante, perciò va falciata prima che vada a seme.
– Le erbe aromatiche sono molto utili al frutteto, si possono trapiantare erbe particolarmente benefiche quali la melissa, il timo, la menta e l’issopo. All’inizio dei filari e poi ogni 15-20 metri si piantano delle Labiate come il rosmarino, la salvia e la lavanda possibilmente vicino ai pali delle file. Queste piante aromatiche vanno piantate con un disco pacciamante e con un paletto in ferro che le difenda quando si passa con la zappatrice. L’ape crea dei percorsi tra i vari pali per andare ad impollinare i fiori di queste piante e ciò porta giovamento per il frutteto. Assolutamente benefica è la presenza di arnie in un frutteto. Negli appunti sul corso di Koberwitz Steiner scrisse che si dovrebbe spruzzare sulle piante da frutta acqua profumata (per esempio, oli essenziali dinamizzati) oppure circondarle con piante profumate (piante aromatiche).
– Si possono piantare siepi, preferibilmente a più file, ai margini del frutteto con effetto frangivento, inoltre creano una specie di “pelle” che delimita e protegge il frutteto stesso.
– Al fine di arricchire la biodiversità del frutteto, creare dei rifugi con mucchi di sassi per i porcospini, blocchi di legno per le api selvatiche, cassette per la nidificazione degli uccelli, trespoli per gli uccelli rapaci.
6) Interventi generici sul frutteto
– Quando in primavera si hanno le prime foglie, si spruzza una volta in giorni di foglie verso sera la tisana di ortica. In giorni di fiori la mattina presto spruzzare una volta la tisana di fiori di tarassaco per rafforzare i processi del silicio nella foglia contro i parassiti ed una volta la tisana di camomilla che stimola il processo del calcio. In giorni di frutti la mattina presto la tisana di fiori di achillea per stimolare il processo del potassio. Le tisane dovrebbero essere assolutamente spruzzate sulle foglie, infatti i fiori sono molto sensibili e non reagiscono positivamente a questi trattamenti. Per la tisana di ortica sui meli c’è tempo solo pochi giorni dalla formazione della foglia e dei bottoni fiorali fino alla formazione dei fiori, invece nel pero, nel ciliegio e nel pesco le tisane si spruzzano solo dopo la fioritura. La tisana di ortica si spruzza sulle foglie per renderle meno ricettive nei confronti delle spore fungine.
– Il 501 non va mai dato in corrispondenza della fioritura ma solo dopo allegagione.
– Dopo la raccolta ma prima della caduta delle foglie spruzzare il cornosilice in giorni di frutti al pomeriggio, agisce in modo preventivo contro gli attacchi fungini dell’anno successivo.
– Il decotto d’equiseto è utile contro gli attacchi fungini, in seguito alla sua distribuzione sul terreno nel primo strato superficiale di 2-3 cm i microorganismi possono soffrire molto. Questa prova è stata confermata da delle analisi del terreno.
– La rhyania è un legno spezzettato e ridotto in polvere di un arbusto tropicale che cresce a Trinidad ed è un rimedio specifico contro il verme della mela (Carpocapsa pomonella), la piralide del mais (Pyrausta nubilalis) e la nottua gialla del pomodoro (Heliothis armigera). Si potrebbe provare ad aggiungerla alla pasta per tronchi da irrorare sui meli (visto che la carpocapsa sverna in mezzo agli anfratti della corteccia), inoltre in soluzione si potrebbe spruzzarla sul fogliame come pratica di routine. I liquidi da spruzzare dovrebbero essere mescolati con un solvente onde eliminare lo strato ceroso che protegge l’epidermide dei parassiti e far sì che possano penetrare. Essi hanno bisogno di una sostanza viscosa o gommosa in modo che restino appiccicati. Si raccomandano soluzioni di sapone, specialmente il sapone verde liquido (di potassio). Per esempio, la nicotina dovrebbe essere mescolata con sapone allo scopo di farla penetrare nello strato ceroso della cute degli insetti. Il prodotto diventa più efficace se si aggiunge calce spenta, mentre il rotenone ed il piretro diventano inefficaci in soluzione alcalina.
– Il nasturzio che cresce tra gli alberi da frutta trasmette loro un sapore sgradevole per gli afidi (anche un lavaggio dell’albero con succo di nasturzio serve a proteggerlo contro di essi).
– Per quanto sia un procedimento non facile da attuare in un frutteto professionale, sarebbe una buona norma, là dove è possibile farlo, raccogliere e compostare tutte le foglie morte così come la frutta guasta, in alternativa si può irrorare il Fladen che favorisce la degradazione della sostanza organica. Gli stessi tagli della potatura andrebbero portati via, trinciati e poi compostati in cumulo con un po’ di letame; in alternativa c’è la trinciatura sul posto e l’irrorazione del Fladen.
– Eseguire la potatura estiva (se possibile in giorni di frutti) nel periodo di piantagione, quindi in Luna discendente.
– Per migliorare la maturazione dei frutti si deve rafforzare l’azione della Luna Nuova, usando il 500 ed il 505 dinamizzati.
– Dinamizzazione degli Oli Eterici (D.O.E.): i funghi rifuggono la luce, dunque l’utilizzo di oli essenziali, che sono luce condensata, è un ottimo metodo d’intervento sui frutteti. Si possono usare con la propoli che disinfetta e rafforza le difese della pianta, con l’aceto oppure il succo di limone. Il tutto ovviamente va dinamizzato per un’ora al mattino presto, meglio in giorni di luce. Ecco un esempio di intervento:
a) 200 ml di aceto di vino rosso o di mele
b) 50 ml di propoli alcolica
c) 50 ml di propoli in soluzione acquosa
d) Oli essenziali di salvia, origano, melaleuca alternifoglia, lavanda vera, eucalipto, timo vulgaris, menta piperita. Tutti questi oli essenziali sono dei potenti antimicotici ed antisettici, usarne 30 gocce per ognuno. Di questa emulsione se ne possono usare 300 ml per 100 litri di acqua. Si agita la bottiglia per 2 minuti e poi si trasferisce la quantità necessaria nell’acqua che andrà dinamizzata per un’ora la mattina presto (meglio se in giorni di fiori) e subito spruzzata a goccia fine sulle colture. Una seconda composizione potrebbe contenere i seguenti oli essenziali: melaleuca alternifoglia, timo, geranio rosato, rosmarino, santoreggia, limone, picea marittima. Potrebbe essere una valida pratica quella di alternare queste due emulsioni. Sulle pomacee è meglio evitare l’utilizzo dell’aceto di mele. È da notare che gli oli essenziali non sono sostitutivi del 501, il quale agisce come mediatore dei pianeti esterni e dà il giusto impulso per l’utilizzo della luce, portata poi dagli oli essenziali. Prima di immettere gli oli essenziali nel dinamizzatore si può aggiungere un cucchiaio di olio di oliva (per 100 litri di acqua), al fine di ungere le pareti del contenitore. Si mescola per pochi minuti prima di incominciare la dinamizzazione.
– Prevedere l’utilizzo dei dissuasori biodinamici per insetti vari (per esempio, la carpocapsa del melo) e malattie fungine (per esempio, la bolla del pesco).
– Per contrastare i problemi di calpestamento dell’interfilare, passare un ripuntatore ad ancore ricurve.
7) Piante invecchiate
Usare il legno fossile per portare nuove forze eteriche alle piante, da dare alla ripresa vegetativa sulle piante da frutta. Si potrebbe utilizzare il preparato biodinamico 526 (corno legno fossile).
8) Anti-bruciatura delle foglie
– Se fa molto caldo, polverizzare 8 litri di latte crudo per ettaro di vigna, è un ottimo anti-bruciatura. Anche del siero di latte va bene.
– L’ortoclasio è un quarzo legato al calcare ed usato come cornosilice è meno bruciante del 501 fatto con il cristallo di rocca.
9) Frutteti a spalliera
Nelle piante a spalliera si ha un precoce invecchiamento, allora bisogna spruzzare il 503 dinamizzato che, essendo l’espressione di Mercurio, porta movimento, porta forze giovani di crescita.
10) Carenze
Nei meli i sintomi da carenza di boro sono defoliazione e la formazione di rosette terminali nei germogli, la presenza di una corteccia ruvida e spaccata. Sintomo di carenza di manganese nei meli, ciliegi, susini, ribes nero e rosso è la clorosi tra le nervature delle foglie, che inizia vicino al margine e progredisce verso la nervatura mediana. Nei peri il verde è anche leggermente sbiadito. La carenza di magnesio nei meli ha per sintomo la crescita zero dei germogli, severe necrosi tra le nervature delle foglie, la comparsa di colorazione porpora, i frutti non giungono a maturazione. Nei ciliegi si nota una colorazione porpora opaca nelle foglie, seguita da una colorazione rosso-arancione, dà necrosi bruna nelle foglie vecchie. Nei peri le foglie più vecchie sono color bruno scuro, necrosi tra le nervature vicino al centro mentre il margine resta verde (il contrario della carenza di manganese). Nel ribes nero, la zona centrale delle foglie presenta un intenso colore porpora, una stretta striscia marginale resta verde, le foglie colorate si arricciano all’indietro. Nell’uva spina le foglie sono leggermente pallide e larghe fasce rosse al margine tendenti al colore crema. Nei lamponi il centro ed il margine delle foglie più vecchie diventano gialli o rossi con strisce verdi. Nelle fragole le foglie più vecchie sono d’un colore giallo brillante e rosso al centro ed ai margini. Nella vite si ha clorosi tra le nervature delle foglie più vecchie (nelle uve bianche) oppure un’intensa colorazione porpora o rossa (nelle varietà scure o nere), necrosi bruna tra le nervature. La carenza di ferro nei meli e nei peri porta a rami che si avvizziscono ed il frutto appare fortemente colorato. I lamponi sono molto soggetti alla carenza di ferro. Le carenze di zinco negli agrumi portano a foglie macchiate (anche nei meli e nelle drupacee), insieme alla presenza di foglie piccole o rosette con mutamenti di pigmentazione e produzione ridotta di frutta. Le carenze di rame danno avvizzimento degli agrumi, dei meli, dei peri e dei susini, avvizziscono i germogli e le foglie sono bruciate ai margini e si hanno essudati gommosi. Le carenze di zolfo possono verificarsi in terreni sabbiosi biodinamici con sintomi simili alla carenza di azoto, con colorazione arancione e rossa sul fogliame dei meli, dell’uva spina e delle fragole. La carenza di potassio nel melo, nell’uva spina, nel ribes rosso e nel lampone dà crescita stentata, avvizzimento dei germogli, colorazione verde-azzurra delle foglie, abbondanza delle gemme ma poca frutta senza sapore. Si ha anche precoce accartocciamento delle foglie.
11) Trattamento preraccolta
Se si vogliono ottenere dei buoni semi si deve in particolare modo dinamizzare il preparato 507, legato a Saturno ed al calore. Per migliorare gli aromi ed i profumi nel frutto si può dinamizzare il preparato 506, legato a Giove. 20 – 25 giorni prima della raccolta si abbina al cornosilice una dose di 506 + 507 (15 gr. per ettaro di 506 dall’inizio dinamizzazione e 25 gr. di 507 al 40° minuto di dinamizzazione) per migliorare la maturazione.
12) Stimolo etere del calore
Un mese prima della vendemmia preparare una tisana di miele, propoli e cinorrodo (il falso frutto) della rosa canina. Il cinorrodo va raccolto precedentemente e fatto seccare, poi macinato in un macinino da caffè. La propoli va messa nel congelatore, diventata dura va passata nel macinino per ottenere una fine polvere che sarà conservata nell’alcool per qualche settimana. Al mattino presto dinamizzare questo alcolato con miele, un decotto di cinorrodo ed un po’ di 501 per sollecitare l’etere di calore nelle vigne.
13) Raccolta
La raccolta dei frutti è da effettuarsi preferibilmente nei giorni di frutti o di fiore per esaltare gli aromi e sapori del frutto e durante la Luna ascendente (per Luna ascendente si intende l’orbita che descrive la Luna in cielo all’interno del mese lunare e non va confusa col movimento di Luna crescente, nel quale aumenta la sua luminosità) per avere una conservazione migliore e prolungata. Da evitare invece i giorni in prossimità di nodi, Luna Piena e perigeo, sono sconsigliati anche i giorni di foglia che cadono nel segno dei Pesci. La presenza della Luna davanti ad una costellazione di acqua produce una grande umidità e quindi può causare difficoltà maggiori durante la conservazione. Un altro quadro astronomico da tenere in considerazione è la raccolta fatta due giorni prima della Luna Nuova: il frutto si conserva di più!
Riferimenti bibliografici
1) “Agricoltura biodinamica” di Koepf, Schaumann, Haccius (Editrice Antroposofica) pagg. 238-2392) “Il trattamento biodinamico delle piante da frutto” di Ehrenfried E. Pfeiffer (Editrice Antroposofica) pag. 16; scheda “L’inzaffardatura biodinamica: per un migliore attecchimento delle nostre piante” tratta dalla dispensa “La fertilità della Terra ed il benessere dell’uomo” di Paolo Pistis; “Preparati per l’aiuto degli esseri elementari in agricoltura biodinamica” di Hugo Erbe, Ernst Hagemann, Hellmut Finsterlin, Peter von Siemens (AGRI.BIO EDIZIONI) pag. 110
3) “Agricoltura biodinamica” di Koepf, Schaumann, Haccius (Editrice Antroposofica) pagg. 239, 240-241, 244-245; appunti di Rudolf Steiner sul corso di Koberwitz; corso di “Frutticoltura biologica e biodinamica” tenuto in Agri.Bio da Carlo Bazzocchi ed Alberto Andini; corso di “Frutticoltura biodinamica” tenuto in Agri.Bio da Mauro Carlin; consigli di Ivo Bertaina pubblicati sulle newsletter Agri.Bio; conferenza di Ivo Bertaina di S. Michele 2019
4) “Agricoltura biologica mediterranea” di Gabriel Guet (Edagricole) pagg. 259, 263; “Il suolo – Un patrimonio da salvare” di C. e L. Bourguignon (Slow Food Editore) pagg. 75-76
5) “Agricoltura biodinamica” di Koepf, Schaumann, Haccius (Editrice Antroposofica) pagg. 238-239, 245; “Il linguaggio ed il controllo delle erbe infestanti”, corso tenuto da Paolo Pistis in Agri.Bio; “Il trattamento biodinamico delle piante da frutto” di Ehrenfried E. Pfeiffer (Editrice Antroposofica); appunti di Rudolf Steiner sul corso di Koberwitz
6) “Calendario delle semine 2019” di Maria Thun (Editrice Antroposofica) pagg.45-51; “Il trattamento biodinamico delle piante da frutto” di Ehrenfried E. Pfeiffer (Editrice Antroposofica) pagg. 29-30, 49, 53-55; conferenza di Ivo Bertaina di S. Michele 2019
7) “Manuale molto pratico di agricoltura biodinamica” di Ivo Bertaina (Agri.Bio Edizioni) pagg. 187-188
8) “Conversando davanti ad una bottiglia di vino con Nicolas Joly. La biodinamica” di Gilles Berdin (Agri.Bio Edizioni) pagg. 145-146
9) conferenza di Ivo Bertaina di S. Michele 2019
10) “Il trattamento biodinamico delle piante da frutto” di Ehrenfried E. Pfeiffer (Editrice Antroposofica) pagg. 39-41
11) consigli di Ivo Bertaina pubblicati sulle newsletter Agri.Bio, conferenza di Ivo Bertaina di S. Michele 2019
12) “Conversando davanti ad una bottiglia di vino con Nicolas Joly. La biodinamica” di Gilles Berdin (Agri.Bio Edizioni) pag. 146
13) “La Luna e Saturno” (conferenza di Ivo Bertaina), “Calendario delle semine 2019” di Maria Thun (Editrice Antroposofica) pagg. 45-51; “Calendario dei lavori agricoli – Lunario e planetario secondo il metodo biodinamico 2017” di Pierre Masson (Terra Nuova Edizioni)