In un fine settimana tra i più nevosi che si ricordino sulle colline langarole si è svolto l’ottavo seminario del corso di agricoltura biodinamica: l’esperienza di Agostino Cermelli nel campo della radioestesia e della radionica applicate all’agricoltura.
Un percorso che parte dall’ipotesi sull’origine dell’Universo dal Big Bang, passa ai concetti fisici di vibrazione e risonanza, e giunge fino all’esperienza sensibile del magnetismo. Una capacità, quella del “sentire” che l’uomo moderno ha gradualmente perduto e che in alcune popolazioni più vicine alla Terra e alla Natura, quelle che oggi ci arroghiamo il diritto di definire primitive, è ancora forte e ben sviluppato al punto da essere determinante per la sopravvivenza nell’ambiente naturale.
La capacità di percepire queste forze è comunque insita in ciascuno di noi. Agostino Cermelli ci ricorda che:
“Come ogni muscolo anche questa funzione del nostro corpo va usata e allenata con costanza perché non si atrofizzi”.
La radioestesia è una pratica che si basa sulla magnetosensibilità di alcune specifiche aree del corpo umano. Il termine radioestesia deriva dal latino radius (bastone, bacchetta) e dal greco aìsthesis (percezione, sensazione). In sintesi la radioestesia si fonda su due concetti essenziali: la vibrazione e la risonanza. Ogni corpo materiale emette vibrazioni che sono espressione del suo stato: attraverso la sensibilità magnetica il radioestesista è in grado di percepirne le alterazioni e determinarne origine e causa. Il passo successivo è l’individuazione di un metodo per eliminare questa dissonanza, la procedura che dall’identificazione della malattia porta all’applicazione di un rimedio prende il nome di Radionica. Il padre della radionica è Albert Abrams, medico americano che studiò a lungo la risonanza, le vibrazioni magnetiche e il loro effetto sulla salute dei suoi pazienti con risultati sorprendenti.
La radioestesia non è una pratica ristretta all’ambito della salute umana. Le vibrazioni magnetiche permeano ogni essere, ogni corpo e ogni sostanza attorno a noi. E il mondo rurale conosce bene la validità empirica della radioestesia attraverso la figura tradizionale e storica del rabdomante. La rabdomanzia si basa sugli stessi principi della radioestesia anche se l’ambito di azione del rabdomante è il suolo e quanto in esso è celato, sia acqua o altro. Esistono compagnie petrolifere che affidano a esperti radioestesisti e rabdomanti la ricerca e individuazione dei giacimenti: poiché è improbabile che a queste società manchino i fondi per dotarsi delle migliori strumentazioni per l’analisi e scandaglio del sottosuolo, si può soltanto supporre che la capacità di “sentire” dell’uomo esista e sia addirittura più affidabile dei moderni congegni tecnologici.
Agostino Cermelli, esperto vivaista e coltivatore biodinamico studia da anni, con passione e rigore scientifico, le tecniche della radioestesia applicate in agricoltura. Ha sostituito alla tradizionale bacchetta in nocciolo del rabdomante il più moderno e funzionale Biotensor, ma la qualità del metodo non è cambiata, anzi. Si tratta di un processo a ritroso per andare a riscoprire e a riattivare una capacità che, innata e potente nell’uomo delle origini, si è via via indebolita nel corso delle generazioni sempre meno legate alla Terra e ai suoi fenomeni naturali.
Nel corso delle sue lezioni Cermelli ha dato dimostrazione pratica di come, in una sorta di comunicazione non verbale con il soggetto analizzato, sia possibile individuare non solo la problematica presente fisicamente o potenzialmente, ma anche quale sia il rimedio più opportuno per curare o meglio ancora prevenire la malattia.
“Si tratta di pratica ed esercizio. Si possono spiegare le nozioni e le varie tecniche, ma solo l’esperienza diretta del “sentire” può davvero far comprendere la validità del metodo”. Spiega Agostino ai suoi allievi che, armati di Biotensor hanno dapprima imparato a valutare le risposte di una pianta di fronte a diversi rimedi biodinamici. Successivamente hanno potuto affinare la loro sensibilità provando a testare le qualità vitali di alcuni prodotti agroalimentari secondo la misurazione della Scala di Beauvais.
Grazie alla radioestesia è possibile valutare la qualità degli alimenti secondo una visione diversa dalla mera analisi quantitativa degli elementi nutritivi. Perchè è pur possibile (!) che una mela da agricoltura convenzionale sia analoga ad una mela biodinamica in quanto a contenuto di sostanze nutritive, ma non possiamo ragionevolmente pensare che la qualità di una mela cresciuta grazie a concimi di sintesi e irrorata con insetticidi e fungicidi chimici, abbia lo stesso valore vitale di una mela cresciuta su una pianta secondo i suoi ritmi biologici e in armonia con l’ambiente circostante. Ma questo tipo di qualità non la si può pesare in laboratorio, non più di quanto sia misurabile il sorriso di un bambino.
Di fronte a questo rivoluzionario metodo di diagnosi e cura delle patologie vegetali sono frequenti le reazioni scettiche e sarcastiche. Soprattutto per chi giunge da anni di studi universitari, la possibilità di mandare in pensione il microscopio per mettersi ad ascoltare le piante con un pendolo può far sorridere. Ma è proprio per i fautori del metodo scientifico che dovrebbe in primo luogo sorgere la curiosità del ricercatore, l’impulso a scoprire ciò che non è ovvio. Negare un fenomeno solo perché non si è in grado di spiegarne la natura sarebbe un atteggiamento ben poco scientifico. Il fatto che il metodo della radioestesia applicato all’agricoltura collezioni successi con una frequenza statisticamente significativa dovrebbe quantomeno instillare qualche curiosità.
Cristina Marello
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