Il lavoro dell’agricoltore non è solo prettamente lavoro agricolo ma anche artigianato, lavori connessi alla fabbricazione di mezzi ed opere utili per il suo lavoro. Oggi molte di queste naturali attitudini, potremmo tranquillamente chiamarle arti, sono state dimenticate e soppiantate.
Pensiamo a chi oggi sia ancora capace di costruirsi un manico per il tridente, per la pala o per la zappa, chi sia ancora capace di costruirsi una corda od una scala, chi sia ancora capace di costruire un cesto in vimini o per esempio un muretto a secco.

Proprio per questo motivo abbiamo deciso di inserire nell’annuale corso di agricoltura biodinamica ogni anno un seminario pratico dove si riscopra una di queste arti.

Nello scorso week – end ( 8- 11 maggio) abbiamo tenuto un seminario pratico sulla costruzione dei muri a secco, una pratica diffusa in molte regioni, soprattutto nelle zone collinari dove grazie a queste opere si sono strappati alla collina strisce di terra in piano che hanno consentito di coltivare e di vivere a numerose famiglie ed hanno caratterizzato il territorio con una miriade di muretti bellissimi, con scale, archi e colonne che abbelliscono e nobilitano il paesaggio resistendo al tempo, ad alluvioni e varie avversità.
Naturalmente ogni zona, ogni regione ha i suoi muretti perché cambiano i tipi di pietra, il tipo di terreno e le pendenze ma quando lo sguardo cade sui muretti a secco non fai a meno di pensare al lavoro di questi uomini che trasportando il materiale a mano o con gli animali e lentamente, giorno dopo giorno, lavorando e preparando le pietre hanno costruito centinaia di kilometri di muretti che fanno interagire lo spirito umano nella natura abbellendola sia fisicamente che spiritualmente.
Non va dimenticato che ancora oggi ci sono ancora decine di case costruite a secco, senza usare un grammo di calce o cemento abitate od abbandonate testimoni di queste arti.
Ebbene una dozzina di persone interessate a quest’arte si sono iscritte, poi per alcuni problemi cinque di questi amici non hanno potuto partecipare e ci siamo trovati in sette persone (sarà un caso?) con la nostra guida Bruno Marmo, agricoltore biologico e muratore specializzato in costruzioni di pietre, ad iniziare questo percorso.

Devo dire che in cinque anni che organizzo seminari di agricoltura

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questo mi ha particolarmente colpito ed emozionato perché si è visto e colto a cosa porta la capacità di interagire, di collaborare di un gruppo di uomini con un ideale comune.

Devo dire che il gruppo ha veramente lavorato bene e cito che ha partecipato all’opera (Giacomo Ascheri, Edoardo Germano, Alfredo Pizzini, Bernardo Guglielmi, Aristide Blancardi, Vittorio Di Pietro ed io).

Dopo la serata di giovedì sera dove Bruno Marmo ci ha raccontato la storia dei muretti a secco e come si opera per la sua costruzione e manutenzione, venerdì mattina siamo venuti a casa mia dove avevo preparato le fondazioni per un muretto (scavate da un piccolo escavatore) e preparato le pietre e gli attrezzi che servivano.
Fra l’altro gli attrezzi che servono sono semplicissimi (mazzette, picconi, mazze, scalpelli, qualche asse per tracciare le pendenze e le linee, un filo a piombo ed una bolla d’aria ed una carretta).

Bruno Marmo dopo averci spiegato e costruito con le assi la linea del muretto e le pendenze ed aver pulito il sito per le fondazioni che devono necessariamente essere sul “buono” come si dice in dialetto, ovvero su una base di pietra o di tufo che sostenga lo stesso muretto abbiamo iniziato a piazzare le prime pietre (guardatevi la galleria fotografica) e magicamente ora dopo ora il muretto è nato e cresciuto con il suo angolo di partenza, con il suo sviluppo per 30 metri lineari compresa una curva, con il suo arco, con la sua scalinata, con una altezza media di 1,25 metri ed una larghezza che andava dai 70 centimetri della base ai 130 cm della sommità impiegando oltre 37,5 metri cubi di pietra di langa per un peso di circa 75 tonnellate di pietra spostata ed alzata a mano pezzo per pezzo in 2 giorni e mezzo di lavoro.

Nel gruppo si è formato un ottimo affiatamento e grazie a questo si è creata un’opera che non ha avuto bisogno di un grammo di cemento, niente CO2 (tranne l’uso del trattore cingolato per portare le pietre), si è fatto un sano esercizio fisico, si è mangiato in compagnia con vini e prodotti biologici e si è parlato e discusso di argomenti interessanti: sicuramente non abbiamo aumentato il PIL ma abbiamo aumentato la coscienza che gli uomini possono insieme forse non cambiare ma migliorare il mondo e migliorare se stessi grazie a mete ed ideali comuni con il sano ed indispensabile ingrediente del sudore e della fatica.
Io sinceramente non avrei creduto che in 20 ore si potesse costruire un’opera simile, perché in genere nessuno di noi aveva esperienza di costruzione ed invece posso dire miracolosamente, questo muretto di 30 metri è nato, è nato proprio dalla forza di interazione sempre maggiore di chi ci ha

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lavorato e dimostra chiaramente qual’è il percorso della nuova agricoltura od anche più in grande della nuova società, ovvero la condivisone, l’unione consapevole di più esseri umani che capiscono che solo unendo le forze possiamo migliorare noi stessi dal piano fisico al piano spirituale ed evolverci.
Oggi che la Terra, grazie alla brama poco umana dei suoi abitanti, sta esaurendo le sue energie naturali il fatto di usare con coscienza e responsabilità tutti i materiali che abbiamo a disposizione (in questo caso le pietre, che dal punto di vista prettamente agricolo sono un elemento di scarto ed anche di intralcio) fa si che risparmiamo soldini e soprattutto che ci rimpadroniamo di arti che altrimenti tra pochi anni saranno perse per sempre oltre al fatto, e non mi stancherò di ripetere, che abbiamo bisogno per crescere spiritualmente la necessità ineludibile di collaborare coscientemente con gli altri esseri umani (e non solo).
Grazie a questo week end ed a questo seminario abbiamo avuto 7 persone che si sono rimpadronite di un’arte che metteranno sicuramente a frutto e che sicuramente insegneranno ad altre persone e questo per me è un grande risultato, che non si fermerà ai 30 metri del muretto costruito, perché sicuramente ne nasceranno altre decine di metri ed altri di uomini si riapproprieranno di una arte bella e disponibile a tutti: arti viventi e non relegate ai morti musei od alle folkloristiche ma vuote rappresentazioni degli antichi mestieri.

Ivo Bertaina

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