Pubblico questo interessante intervento di Celestino Cerrato, uno “sconosciuto” agricoltore astigiano del quale mi aveva dato un foglietto che riporto sotto, battuto a macchina, dall’amico ad un Convegno del 1981 per la sua perspicacia e valenza scientifica che fa impallidire molti “luminari”, purtroppo solo di riflesso.
Ivo Bertaina
Vorrei dire a quelli che si lamentano che l’uva Erbaluce non matura bene, che lasciando inerpicarsi la vegetazione che si attacca con i suoi viticci si hanno 1-2 gradi zuccherini in più, perché i germogli sovrastanti il legno maturano prima e l’uva fa 1-2 gradi zuccherini in più, ed anche il problema di quell’acidità che voi lamentate, potete risolverlo facendo questa prova. Nei vostri filari dovete mettere dei fili superiori perché non li avete.
Seconda cosa: il Presidente della Cantina ha detto che vendemmiano dopo sette anni. Io dico che se vuole può vendemmiare prima perché chi pianta un vitigno e per i primi tre anni non lo pota, non taglia niente, al terzo anno ha dell’uva. Chi pianta un vitigno qualunque per i primi tre anni non tagli niente e al terzo anno avrà dell’uva; così che al quarto – quinto anno in parte vendemmia. Lei ha parlato di 6 – 7 anni, ma io a quattro anni vendemmio l’uva seminata, perché non taglio niente e al quarto anno c’è dell’uva: sarà poca, sarà tanta, ma ce n’è.
Voglio dire un’altra cosa: io ho fatto degli esperimenti di uva seminata seguendo la strada di Dio che penso sia la migliore, perché seguendo delle strade che hanno fatto gli uomini si sono spesi tanti miliardi in viticoltura e non sono serviti a niente. Siamo noi contadini che dobbiamo capire se la terra è pronta per piantare o se non va bene, perché se noi passiamo con un trattore a cingoli e poi piove, dove passa il trattore a cingoli, l’acqua va via al 110-130% e, oltre ad andare via, l’acqua trascina con sé la terra. Queste sono cose che dobbiamo risolvere noi, siamo noi che dobbiamo dare dei suggerimenti al Prof. Eynard.
Avete parlato per le barbatelle del portainnesto 420 A che senz’altro è migliore, ma io dico: arate, tagliate e piantate che la fillossera non c’è più, la fillossera non esiste più! Chi vuole può venire ad Asti a vedere una vigna piantata nel 1913, una vigna completa, perfettamente a posto, che ha avuto la malattia della fillossera nel 1925 ma si è ripresa ed è bellissima.
Allora avevamo le colline ad Asti, che molti di voi avranno viste come le ho viste io, coperte di viti; oggi di vigneti ce ne sono molto pochi e andando avanti ce ne saranno sempre meno perché abbiamo fatto troppi lavori ascoltando gli altri!
Ecco perché io ho voluto cercare di fare da me e dico che chi va a potare una vigna, lasci i sarmenti così risparmia il 50% di tempo quando la pota e risparmia il 60% di tempo a giugno quando si ramifica. Inoltre quando va a vendemmiare ha dell’uva più dolce che matura prima e pesa di più. Inoltre la vite ramificata soffre meno le malattie: cento anni fa si è iniziato a fare i trattamenti col verderame perché si è incominciato a lavorare con l’aratro, prima coi buoi e poi con le macchine. Io vendemmio dell’uva Barbera nata da seme (!) e in dieci anni, non ho mai dato il verderame.
Grazie
Anno 1981
Celestino CERRATO Viticoltore astigiano