Nome scientifico: Actinidia chinensis Pl. e Actinidia arguta

GENERALITÀ
kiwiL’Actinidia è una pianta originaria di una vallata dello Yang-tze cinese dove vive spontanea; appartiene alla Famiglia delle Actinidiaceae, genere Actinidia, suddiviso in due sezioni:
– Stellatae, che comprende l’Actinidia chinensis Pl. (= A. deliciosa A. Chev.);
– Leiocarpae, comprendente l’Actinidia arguta (Sieb. e Zucc.) Pl. ex Miq.
L’ Actinidia chinensis è una specie più da mercato, mentre Actinidia arguta è ornamentale. Viene diffusa in Europa a partire da metà del XX secolo. L’Italia è l’attuale maggiore produttrice alla quale seguono Nuova Zelanda, Cile, USA, Giappone e Francia. Le regioni italiane dove è maggiormente diffusa questa coltura sono Lazio, Piemonte, Veneto e, in misura minore, Campania e Calabria.
E’ una pianta rampicante e può raggiungere i 10 m. L’apparato radicale è superficiale, il fusto presenta tralci anche molto lunghi che portano gemme miste e a legno. L’impollinazione è entomofila anche se i fiori non sono molto attrattivi per le api e perciò si aumenta il numero delle arnie; in misura minore anche anemofila. L’actinidia teme i danni da freddo ed i ristagni idrici per cui si rende indispensabile il drenaggio, inoltre può presentare problemi con terreni ad elevato calcare attivo, pH>7,6, ed in presenza di forte ventosità.

VARIETÀ E PORTINNESTI
Le cv impiegate sono: Hayward, Abbot, Allison, Bruno, Katuscia, Top star, Tumuri, Matua, Autari, M3. La propagazione dell’actinidia avviene: per seme per ottenere portinnesti e per il miglioramento genetico; al Centro-Nord si utilizza la talea in modo da poter ricostruire la pianta dai ricacci quando avvengono danni da freddo, mentre al Centro-Sud si usano piante innestate in vivaio o a dimora. Dei portinnesti abbiamo Bruno, Hayward e D1 clonale, il primo è il più utilizzato in Italia.

TECNICA COLTURALE
Le lavorazioni devono evitare la compattazione del terreno ed è preferibile un inerbimento nell’interfilare. È una specie che richiede elevato fabbisogno idrico, 10000m3/ha/anno, con distribuzione a goccia o con microspruzzatori sottochioma. La concimazione prevede un fabbisogno medio di azoto, meglio se organico, distribuito nel periodo autunnale e primaverile. Circa le forme di allevamento le più diffuse sono il tendone con sesti di 4,5×5 m, e la pergoletta con sesto di 4,5×4,5 m. Con la potatura di produzione si eliminano i tralci che hanno già fruttificato. Mentre la potatura verde è volta rendere una migliore illuminazione all’interno della chioma ed ad eliminare succhioni, rami mal posti e diradamento.

PRODUZIONI
La raccolta avviene a fine ottobre ed inizi novembre. È il frutto a più elevato contenuto di vitamina C, la produzione italiana complessiva è pari a 310.000 t delle quali il 31% proviene dal Lazio. Le produzioni medie si aggirano sui 30-50 kg/pianta, pari a 200-250 q/ha.

AVVERSITÀ
Tra la fisiopatie vi sono i danni da gelo e da grandine, da vento e la clorosi ferrica; si possono presentare delle batteriosi quali tumori radicali, mentre delle crittogame troviamo marciumi radicali e muffa grigia. Tra gli insetti ricordiamo Metcalfa pruinosa, la mosca della frutta ed acari. In conservazione sono possibili infezioni da Botritis.

PREPARATI BIODINAMICI
In preimpianto è necessaria una abbondante concimazione con letame maturo attivato con preparati da cumulo, successivamente distribuire regolarmente preparato 500.
Utile intervenire con macerato d’ortica utilizzato come concime fogliare. Il preparato 501 va distribuito in fase di maturazione dei frutti.
Indispensabile per buone produzioni la distribuzione del cumulo alla base delle piante, l’aumento di humus favorisce anche una maggior disponibilità idrica nel caso in cui non sia possibile irrigare.

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