Alimentazione

Verdure confezionate, ricettacoli di batteri
Verdure confezionate, al primo giorno batteri al 40% e dopo cinque all’87%

La mancanza di tempo (o di voglia) induce spesso a comprare al supermercato verdure preconfezionate e, soprattutto prelavate. Comode, certo, ma forse non molto salutari. E’ emerso infatti da una ricerca dell’Università di Torino che insalate e verdure confezionate andrebbero nuovamente lavate. O meglio, direttamente evitate, a causa della presenza di molteplici microrganismi, alcuni dei quali patogeni.
Secondo la studio, la presenza di batteri, indicatore della freschezza e qualità dei prodotti, è risultata eccessiva del 40% nel giorno del confezionamento e dell’87% dopo 5-7 giorni, a prodotto non ancora scaduto (in base alla data riportata sulle buste). Lo stesso è accaduto facendo l’analisi dei batteri coliformi, indicatori di igiene e degenerazione: troppi per il 30% delle verdure già lavate nel giorno del confezionamento, percentuale che arriva al 60% dei prodotti nel giorno della scadenza. Risultano più colpite le verdure con la foglia tagliata, come le insalate, perché l’epitelio rotto ha una maggiore predisposizione alla contaminazione ambientale, e gli spinaci, per la presenza di terra nelle confezioni.
“I casi di Escerichia Coli” dice Gabriella Amisano, uno degli autori dello studio “sono solo potenzialmente patogeni, perché non essendo stata fatta la sierotipizzazione non vi è conferma. La nostra indagine è stata qualitativa, non quantitativa. Sappiamo che il Coli è un germe è indicatore di inquinamento fecale. Ma la sua quantità ne decide la pericolosità. Se però esso è posto in condizioni ottimali può moltiplicarsi e arrivare a un numero significante”. Del resto in Italia non c’è ancora una legge che stabilisca dei seri parametri microbiologici.
In ogni caso, da un punto di vista nutrizionale o di prevenzione alimentare, non ha molto senso mangiare insalata già lavata e confezionata, come ha dimostrato uno studio pubblicato sul British Journal of Nutrition nel 2002. In sintesi, si è scoperto che nell’insalata confezionata c’è una perdita delle sostanze antiossidanti, come vitamine o caroteonoidi o flavonoidi, fondamentali nella prevenzione alimentare delle malattie cronico-degenerative.

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