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Venti di guerra sugli idrocarburi. Gli Usa puntano allo shale gas, ma sul fracking è polemica

La corsa Usa allo Shale Gas fa tremare il mercato degli idrocarburi. E secondo un recente studio anticipato dal Wall Street Journal, anche la terra può tremare…
Fracking e shale gas, come funziona.

PETROLIO
Il prezzo dell’OPEC Basket, paniere di dodici diversi tipi di petrolio venduti dai Paesi del Cartello, si attestato ieri a 111,20 dollari al barile, in rialzo rispetto ai 110,32 USD del giorno precedente. Lo comunica l’OPECNA, l’agenzia stampa ufficiale del cartello.
I venti di guerra che spirano sul Medio Oriente allarmano il mercato degli idrocarburi, nel timore che un intervento militare contro la Siria possa destabilizzare i delicati equilibri di un’area dove si trovano i più grandi produttori di greggio al mondo. Nei giorni scorsi infatti, proprio quando un attacco a Damasco sembrava imminente, il barile di greggio ha messo a segno una serie di rialzi portando alcuni valori sui massimi degli ultimi 18 mesi.

Ma un altro fattore è entrato sulla scena dell’energia mondiale negli ultimi anni e contribuisce a delineare nuovi scenari geopolitici. Gli Stati Uniti hanno rinvenuto grandi giacimenti di “shale gas” e la strategia energetica che nel primo mandato di Obama era incentrata sulle fonti rinnovabili si è rapidamente convertita allo sfruttamento di questa nuova opportunità. Che adesso l’America sogna di sostituire il petrolio.
Gli Stati Uniti hanno rinvenuto grandi giacimenti di idrocarburi non convenzionali, che prima dell’affermarsi della tecnica estrattiva del fracking non erano sfruttabili economicamente. Oggi, grazie al boom dello shale gas gli Usa potrebbero tornare a essere un grosso produttore ed esportatore di energia, nonché, secondo gli obiettivi, energeticamente indipendente dalle importazioni nel 2030.
C’è chi sostiene che il gas da scisti segnerà un “nuovo secolo americano”, tanto quanto l’importanza del petrolio aveva contraddistinto il “vecchio”. C’è chi dice si stia verificando quanto previsto da alcune eminenze grigie che mettevano in guardia dalla cosiddetta “bolla dello shale gas”: sul mercato americano gli investimenti in gas e petrolio da scisti starebbero crollando, i pozzi sono in declino e i produttori avrebbero difficoltà a finanziare nuove trivellazioni.
Anche in Europa esistono dei giacimenti, soprattutto in Paesi come Francia, Germania, Polonia, Romania e Bulgaria. Ma in molti di questi paesi, Francia in testa, hanno vietato l’utilizzo della tecnica del fracking.

Il tema è controverso e suscita grande interesse, vediamo in sintesi cosa significa estrarre idrocarburi trivellando in profondità la crosta terrestre e quali rischi questa attività comporti.

COS’E’ IL FRACKING
E’ una pratica di estrazione di gas naturale e ultimamente anche di petrolio attraverso iniezioni ad altissima  pressione di acqua e sostanze chimiche in profondità nel terreno, che fratturano le rocce per liberane il gas intrappolatovi. La fratturazione idraulica (fracking o hydrofracking) sfrutta la pressione di un fluido, in genere acqua ma anche solventi chimici e sabbia, per creare e poi propagare una frattura in uno strato roccioso. La fratturazione viene eseguita dopo una trivellazione di pozzi, tra i 1500 ed i 6000 metri di profondità, entro una formazione di roccia contenente idrocarburi, per aumentarne la permeabilità al fine di migliorare la produzione del petrolio o del gas da argille (shale gas) contenuti nel giacimento e incrementarne il tasso di recupero. Sfruttando la pressione esercitata nel terreno il gas naturale ed il petrolio sgorgano fino in superficie, dove vengono immagazzinati.

LO SHALE GAS
Il gas da argille o da scisti, in inglese shale gas, è gas metano estratto da giacimenti non convenzionali in argille parzialmente diagenizzate (‘trasformate in roccia’).
Il termine shale gas viene comunemente usato per indicare il particolare tipo di giacimento non convenzionale da cui viene prodotto questo gas, intrappolato nella microporosità della roccia.

I RISCHI
Il dibattito sugli eventuali rischi ambientali di questa tecnica di estrazione di petrolio e gas naturale è più che mai attivo. L’attività si è dimostrata assai redditizia, ma non priva di rischi. La preoccupazione principale riguarda l’inquinamento causato dalle sostanze chimiche, nocive per l’uomo, che potrebbero contaminare le falde acquifere. Inoltre ad allarmare geologi e ambientalisti è soprattutto il pericolo di causare veri e propri eventi sismici.
In uno studio che sarà pubblicato sulla rivista “Earth and planetary science letters”, anticipato dal “Wall street Journal” l’allarme è lanciato da eminenti scienziati: esiste una possibile correlazione tra estrazione di shale gas e terremoti.
In Italia il fracking non viene praticato ma c’è chi ha messo in relazione il terremoto che colpì l’Emilia Romagna nel 2012 con operazioni effettuate nel sottosuolo per conto delle società petrolifere a Rivara, in provincia di Modena. Bufala o verità, la discussione è ancora aperta.

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