In Natura i funghi ed i batteri eliminano ciò che è intermedio tra il mondo vegetale e quello minerale, come le foglie morenti. Funghi e batteri sono gli spazzini della Natura! Per tale motivo piante poco vitali, un po’ morenti ed in una situazione di squilibrio possono essere facilmente attaccate. Inoltre un eccesso di forze lunari legate all’acqua è un buon presupposto per l’insediarsi dei funghi sulle piante. Un metodo moderno per il controllo dei funghi è l’utilizzo dei dissuasori biodinamici, i quali rappresentano un’elaborazione del metodo delle ceneri, secondo le indicazioni donateci da Rudolf Steiner nel corso di Koberwitz. Un altro approccio degno di nota (anch’esso valido per i funghi), che ha affinità con i dissuasori biodinamici, è quello dei nosodi, secondo le indicazioni date da Samuel Hahnemann. Preparare un dissuasore biodinamico così come un nosode significa prendere una “malattia” e da questa crearne un rimedio. Queste indicazioni sono valide per tutti i funghi, qui di seguito comunque sono riportate anche altre alternative ed utili informazioni.

 N.B. Nel caso non venga specificato, le diluizioni omeopatiche consigliate sono da intendersi le centesimali, normalmente CH 9-10 (circa 1 ml in un litro di acqua non clorata).

Malattie batteriche

  • La presenza dell’ammonio nel terreno creerà delle buone condizioni per il fuoco batterico.
  • 150 g di aglio tritato fine + 2 cucchiai da tè di paraffina, lasciare a bagno per 24 ore. Sciogliere 100 g di sapone di Marsiglia in pasta in 10 l di acqua, mescolare il tutto e filtrare. Da usare tal quale in caso di infestazioni.
  • Il rame è utile contro la batteriosi.

Malattie crittogamiche

  • L’humus svolge un’azione ostacolatrice nei confronti dei funghi, infatti grazie all’humus la pianta assorbe solo acqua ed elementi, altrimenti vengono più facilmente assorbiti anche i funghi.
  • La tisana di corteccia di betulla dinamizzata per 20 minuti può essere utilizzata come antifungino per i noccioli (porta luce, se, per esempio, le piante sono all’ombra).
  • Subito dopo Pasqua è utile spruzzare sui terreni e sulle piante soggette ad attacchi fungini il 508 dinamizzato in decotto di equiseto. Si opera nella settimana dopo Pasqua perché il Sole inizia a salire sopra la Luna, quindi le forze solari prevalgono su quelle lunari; si dà a goccia grossa. Si può anche dinamizzare una diluizione 1:5 del decotto di equiseto per 20 minuti.
  • La zeolite come trattamento fogliare nella sua forma ultrafine ha la capacità di creare un film protettivo efficace contro i funghi. Per i trattamenti fogliari si consiglia l’uso dello Zeoplant ultrafine nella dose di 2-3 kg per ettaro, dinamizzata in acqua per un’ora prima dell’uso.
  • Spruzzare il decotto di equiseto (la pianta senza la radice) sul terreno diluito 1:5. In generale contro le malattie fungine (soprattutto a livello preventivo) si possono usare l’equiseto con le erbe aromatiche e la propoli.
  • Può essere una buona pratica dinamizzare la D8 del dissuasore fungino (per esempio, quello per la bolla del pesco) con la D5 di equiseto.
  • L’aglio consociato con altre piante è in grado di svolgere un’azione protettiva contro le malattie di origine fungina. Anche la cipolla riesce a tenere alla larga diverse malattie di origine crittogamica, come l’oidio, dagli alberi da frutto.
  • Spruzzare un infuso di aglio e cipolla (75 g in 10 l di acqua) sulle colture per 3 giorni consecutivi.
  • Usare la diluizione omeopatica di Manganum per malattie fungine da carenza di manganese oppure per un eccesso di potassio.
  • Usare la diluizione omeopatica di Natrium sulphuricum.
  • La diluizione omeopatica di Sulphur si può usare per le malattie fungine ma non risolve il problema. Si usa la CH 200 in prefioritura.
  • L’argento colloidale agisce sui funghi.
  • Dinamizzazione degli Oli Eterici (D.O.E.): i funghi rifuggono la luce, dunque l’utilizzo di oli essenziali, che sono luce condensata, è un ottimo metodo d’intervento. Si possono usare con la propoli che disinfetta e rafforza le difese della pianta, con l’aceto oppure il succo di limone. Il tutto ovviamente va dinamizzato per un’ora al mattino presto in giorni di luce. Ecco un esempio di intervento:
  1. 200 ml di aceto di vino rosso o di mele
  2. 50 ml di propoli alcolica
  3. 50 ml di propoli in soluzione acquosa
  4. Oli essenziali di salvia, origano, melaleuca alternifoglia, lavanda vera, eucalipto, timo vulgaris, menta piperita. Tutti questi oli essenziali sono dei potenti antimicotici ed antisettici, usarne 30 gocce per ognuno. Di questa emulsione se ne possono usare 300 ml per 100 litri di acqua. Si agita la bottiglia per 2 minuti e poi si trasferisce la quantità necessaria nell’acqua che andrà dinamizzata per un’ora la mattina presto e subito spruzzata a goccia fine sulle colture. Una seconda composizione potrebbe contenere i seguenti oli essenziali: melaleuca alternifoglia, timo, geranio rosato, rosmarino, santoreggia, limone, picea marittima. Potrebbe essere una valida pratica quella di alternare queste due emulsioni. Sulle pomacee è meglio evitare l’utilizzo dell’aceto di mele. È da notare che gli oli essenziali non sono sostitutivi del 501, il quale agisce come mediatore dei pianeti esterni e dà il giusto impulso per l’utilizzo della luce, portata poi dagli oli essenziali. Prima di immettere gli oli essenziali nel dinamizzatore si può aggiungere un cucchiaio di olio di oliva (per 100 litri di acqua), al fine di ungere le pareti del contenitore. Si mescola per pochi minuti prima di incominciare la dinamizzazione. 

Bolla del pesco

  • Colpisce anche l’albicocca ed il susino, si formano delle bolle rosse sulle foglie e la causa è un fungo.
  • Usare il dissuasore contro la bolla del pesco, possibilmente prima che si manifesti.
  • Per la bolla del pesco si danno le diluizioni omeopatiche di Tuja e Sulphur (tutte e due a CH 200, insieme o trattamenti separati appena si aprono le gemme).
  • Utilizzare il decotto di equiseto (1 kg di pianta fresca in 10 l di acqua in primavera o, in estate, 150 g di pianta essiccata in 10 l con aggiunta di silicato di sodio). Diluire 1:5.
  • Il fungo sverna sotto forma di spore entro le perule, pertanto si può fare un trattamento di rame al momento della caduta delle foglie. Si sviluppa alla fine dell’inverno con temperature sopra i 10°C e bisogna intervenire quando la gemma fogliare è ben gonfia ma prima che la punta verde spunti fuori da essa. Si effettuano due trattamenti, uno all’inizio ed uno alla fine del periodo di sensibilità, o tre in caso di pioggia o ritorno di freddo. Quando le gemme sono già sviluppate o quando compaiono i primi sintomi è troppo tardi per intervenire.

Botrite della fragola (muffa grigia della fragola)

 

  • Utilizzare lo zolfo bagnabile.
  • Si possono usare una soluzione idroalcolica di propoli, farine di roccia, zolfo, decotti e macerati di aglio e cipolla. La consociazione con Liliacee ha un effetto molto positivo sulla sanità della coltura di fragola o anche distribuire i residui colturali d’aglio e cipolla come pacciamatura nell’interfila delle piantagioni di fragola. Buoni risultati si ottengono con l’uso del fungo Trichoderma hartianum che si può reperire in commercio in forma polverulenta. Distribuito sulla coltura questo fungo si sviluppa dove potrebbe instaurarsi la Botrytis cinerea (residui fiorali, tessuti necrotici, …) svolgendo un’efficace competizione per lo spazio. È un fungo saprofita assolutamente innocuo per le colture agrarie, per gli insetti utili e nei confronti dell’uomo e degli animali. Di efficacia si è dimostrata la tecnica di abbinare il Trichoderma all’impollinazione naturale. Per le colture precoci di fragola si impiegano pronubi per l’impollinazione in serra e tunnel, normalmente si prediligono i bombi che rispetto alle api meglio si adattano all’ambiente “chiuso”.

Brusone

 

 

  • Utilizzare il decotto di equiseto (1 kg di pianta fresca in 10 l di acqua in primavera o, in estate, 150 g di pianta essiccata in 10 l con aggiunta di silicato di sodio). Diluire 1:5.

 

 

Corineo del ciliegio

 

 

  • Utilizzare la diluizione omeopatica di Belladonna.

 

 

Marciume della lattuga

  • Usare la diluizione omeopatica di Natrium sulphuricum CH 30.

Monilia

  • È una muffa bianca/beige ad anelli e fiocchi tipica delle Drupacee. La presenza dell’ammonio nel terreno creerà delle buone condizioni per lo sviluppo della monilia.
  • Usare un infuso di rafano (300 g di foglie e radici in 10 l di acqua) tal quale alla fioritura.
  • Usare la diluizione omeopatica Manganum (al momento della fioritura si fa un trattamento).
  • Usare la diluizione omeopatica Natrium sulphuricum CH 30 (va bene per la monilia del ciliegio).
  • Usare il decotto di equiseto (1 kg di pianta fresca in 10 l di acqua in primavera o, in estate, 150 g di pianta essiccata in 10 l con aggiunta di silicato di sodio). Diluire 1:5.

 

Peronospora ed oidio

  • L’oidio è un fungo bianco, quindi è più “anziano”, la peronospora invece è più “giovane” e vitale.
  • L’oidio ha un andamento a calendario per i trattamenti, la peronospora invece è legata a fattori climatici.

Peronospora

  • La presenza dell’ammonio nel terreno creerà delle buone condizioni per la peronospora.
  • A livello preventivo: utilizzo della propoli; macerato di ortica (1 kg in 10 litri della pianta fresca senza radici o 200 g della pianta secca in 10 l di acqua).
  • Nei semi che si utilizzano per le piante orticole ci può già essere la predisposizione alla peronospora perché la pianta madre l’aveva, per tale motivo le piante madri che si scelgono dovrebbero essere resistenti in modo tale da non trasmettere i vari problemi alle generazioni future.
  • Il rame è utile per la peronospora sulla Solanacee.
  • Utilizzare il decotto di equiseto (1 kg di pianta fresca in 10 l di acqua in primavera o, in estate, 150 g di pianta essiccata in 10 l con aggiunta di silicato di sodio). Diluire 1:5.
  • Nella vite bisogna evitare le infezioni a Maggio, così dopo si è abbastanza sicuri che non rappresenti un problema. Tralcio di almeno 10 cm, 10 cc di acqua piovana e 10°C in media: sono le condizioni che facilitano lo sviluppo della peronospora. Se di notte la temperatura va sotto i 5°C, il rame diventa fitotossico ed il mattino dopo le foglie sono rosse bruciate. A Maggio si usano dosaggi bassi perché c’è poca vegetazione e l’infezione è bassa. Magari si tratta tutte le settimane, si può sospendere solo se di notte non fa della rugiada. Questo si fa per evitare che dopo la fioritura compaia la peronospora, dopo è più difficile prendere un attacco grave (a meno che grandini, in tal caso dalle ferite entra il fungo e fa seccare col tempo i grappoli). Dopo la grandine entro due giorni si tratta con il rame e poca calce per avere una soluzione più acida, in tal modo ha una maggiore azione cauterizzante. Va tenuto in considerazione che più la soluzione di rame è basica e più è adesiva ma meno efficace e viceversa. La vigna sopporta un trattamento senza calce fino a 4 etti di rame metallo (il solfato di rame è al 25%) per ettaro; a Maggio si usano 1.5 etti/ettaro di rame metallo. Dopo S. Giovanni si tratta solo se piove. Se si è trattato due giorni prima della pioggia, le piante sono coperte e si ritratta poi dopo la pioggia, se invece si è trattato una settimana prima, se si riesce è meglio trattare prima della pioggia e poi dopo ma non oltre quattro giorni. Comunque, difficilmente si inizia a trattare prima del 10 Maggio. È bene non usare gli idrossidi perché sono molto caustici, il solfato di rame da usare è a scaglie o tritato fine, questi si sciolgono subito. Si neutralizza con la calce che nell’acqua tende a cagliare, cioè fa dei fiocchi ed intasa i filtri dell’atomizzatore. Per evitare questo, si mette prima un po’ di solfato di rame e poi si aggiunge la calce che va sciolta prima nel secchio ed aggiunta poco alla volta con la presa di forza del trattore in azione, in modo che l’atomizzatore mescoli il prodotto. Una soluzione con 6 etti di calce ogni kg di solfato di rame dovrebbe bastare, tuttavia dipende dal tipo di acqua che si usa.
  • Per la peronospora sulla vite usare macerato di ortica ed equiseto ogni due settimane.
    • La Melaleuca alternifolia viene usata contro la peronospora, si mettono 300 ml di olio essenziale (la dose per un ettaro) in latte intero in polvere. I 300 ml si aggiungono al latte in polvere e si fa una pappetta, poi si scioglie in acqua.
    • Si può provare ad utilizzare l’argento colloidale, capace di agire sui funghi.
    • La D6 del rame può essere utilizzata non per eliminare la peronospora ma a livello preventivo per evitare l’insediamento delle spore. Si può anche usare il tarassaco per impedire la migrazione delle spore dalla terra alle foglie.
    • Se si coprono i pomodori in modo che non vengano bagnati dalla pioggia, le piante non vengono colpite dalla peronospora.

Oidio

  • Un attacco da oidio può venire bloccato con delle spruzzate di acqua fresca, infatti è un fungo che si dilava facilmente.
  • Il 501 al mattino ed il 500 la sera danno un equilibrio che impedisce all’oidio di insediarsi sulle foglie.
  • Usare il latte diluito (per esempio, il siero di latte) in acqua: questo trattamento va bene per le zucchine. Si mette mezzo litro di latticello in 20 l di acqua, è meglio irrorarlo la sera.
  • Si può provare ad utilizzare l’argento colloidale, capace di agire sui funghi.
  • Contro l’oidio sulle Cucurbitacee si può utilizzare lo zolfo.
  • Nelle zone ventilate vicino al mare l’oidio agisce molto, ci si porta l’infezione dietro da un anno all’altro a differenza della peronospora. Si fa un trattamento con polisolfuro di calcio sulla gemma per togliersi l’infestazione dell’anno precedente (considerare che è leggermente caustico). La concentrazione da usare è al 5-10%, se però c’è già la foglia si riduce al 2% (ma in vigna non si usa sulla foglia). Il trattamento va bene fatto subito dopo la potatura. La quercia è un ottimo indicatore della presenza dell’oidio, sulla quale fa delle macchie argentate sulle foglie. Si fanno dei trattamenti di zolfo per l’oidio quando è una bella giornata perché agisce per sublimazione, si fa su gemme che si aprono e lunghe pochi cm. Il trattamento prefiorale è anche molto utile. Si usano 15 kg/ettaro nel primo trattamento, nel secondo 25 kg/ettaro. Poi alla caduta del fiore il terzo trattamento con 30 kg/ettaro. Altri tre trattamenti all’ingrossatura, pre-chiusura e preinvaiatura. In questi trattamenti si scende con il dosaggio perché si danno nella stagione più calda. Anche il latte si può provare ad usare, 8 l/ettaro in acqua con 2 cucchiai di yogurt. È in via di sperimentazione, sembra valido ma comunque non in presenza di attacchi forti. Non usare lo zolfo bagnabile, usare quello in polvere di miniera che arriva dalla Polonia. Per evitare ustioni, darlo al mattino presto o alla sera dopo le 18. Dopo la caduta del fiore si può aggiungere la bentonite (usare bentonite da fonderia) che maschera la causticità dello zolfo. Per i primi trattamenti si usa 1/3 di bentonite e più in là 50% bentonite. Si mescola e si versa nel solforatore.
  • Usare decotto di equiseto (1 kg di pianta fresca in 10 l di acqua in primavera o, in estate, 150 g di pianta essiccata in 10 l con aggiunta di silicato di sodio). Diluire 1:5.
  • Utilizzare la diluizione omeopatica di Kalium carbonicum nel caso si sia usata la calce oppure lo zolfo per dei trattamenti; usare 1-2 volte (sulle rose).
  • Utilizzare la diluizione omeopatica di Natrium sulphuricum quando c’è uno strato bianco superficiale.
  • Utilizzare la diluizione omeopatica di Cuprum metallicum quando c’è uno strato bianco superficiale e fioritura scarsa.
  • Utilizzare la diluizione omeopatica di Sulphur quando c’è uno strato bianco superficiale + ingiallimento delle foglie.
  • Utilizzare la diluizione omeopatica di Nitricum acidum quando c’è odore sgradevole delle radici, macchie nere sulla corteccia.

Ristagno d’acqua e le conseguenti malattie fungine

  • Utilizzare la diluizione omeopatica di Dulcamara.

Ruggine del grano

 

  • Seminare una corona di ortiche intorno al campo a livello preventivo/curativo.

 

 

Ticchiolatura del melo

  • Utilizzare la diluizione omeopatica di Zincum metallicum (si usa anche per squilibri dello zinco).
  • Utilizzare la diluizione omeopatica di Belladonna CH 30.
  • Usare il decotto di equiseto (1 kg di pianta fresca in 10 l di acqua in primavera o, in estate, 150 g di pianta essiccata in 10 l con aggiunta di silicato di sodio). Diluire 1:5.

 

 

Riferimenti bibliografici

 

  • Dispensa “L’utilizzo delle erbe in agricoltura biodinamica” di Paolo Pistis, corso di “Organic Forest” tenuto da Michael Barbaud nel 2016 in Agri.Bio
  • Corso di “Corilicoltura biologica” tenuto nel 2016 da Ivan Albertin ed Ivo Bertaina, scheda “Il controllo biodinamico delle crittogame” tratta dalla dispensa “La fertilità della Terra ed il benessere dell’uomo” di Paolo Pistis, scheda “Dinamizzazione degli Oli Eterici (D.O.E.)” tratta dalla dispensa “Comprendere l’essere umano in relazione al mondo vegetale” di Paolo Pistis, consigli di Ivo Bertaina pubblicati sulle newsletter Agri.Bio, corso di “Agromeopatia” tenuto in Agri.Bio nel 2017 da Maria Franziska Rindler, corso “I dissuasori biodinamici” tenuto da Ivo Bertaina in Agri.Bio
  • Corso “I dissuasori biodinamici” tenuto da Ivo Bertaina in Agri.Bio, “Agricoltura biologica mediterranea” di Gabriel Guet (Edagricole) pag. 326, Corso di “Agromeopatia” tenuto in Agri. Bio nel 2017 da Maria Franziska Rindler, dispensa “L’utilizzo delle erbe in agricoltura biodinamica” di Paolo Pistis
  • Articolo Agri.Bio di Cristina Marello “La muffa grigia della fragola: biologico e convenzionale a confronto”
  • Dispensa “Comprendere l’essere umano in relazione al mondo vegetale” di Paolo Pistis
  • Corso di “Agromeopatia” tenuto in Agri. Bio nel 2017 da Maria Franziska Rindler
  • Corso di “Agromeopatia” tenuto in Agri. Bio nel 2017 da Maria Franziska Rindler
  • Dispensa “L’utilizzo delle erbe in agricoltura biodinamica” di Paolo Pistis, corso di “Agromeopatia” tenuto in Agri. Bio nel 2017 da Maria Franziska Rindler, Quaderno n. 5 di Biodinamica “Le consociazioni vegetali e il loro impiego” di R. B. Gregg e H. Philbrick (Editrice Antroposofica) pag. 46
  • (a) articolo intitolato “Uso dei macerati di ortica” pubblicato su una newsletter Agri.Bio, corso di “Organic Forest” tenuto da Michael Barbaud in Agri.Bio nel 2016, corso “I dissuasori biodinamici” tenuto da Ivo Bertaina in Agri.Bio, corso sulla “Riproduzione e rigenerazione delle sementi” tenuto da Agostino Cermelli in Agri.Bio, corso di “Viticoltura biodinamica” tenuto nel 2013 da Stefano Bellotti in Agri.Bio, “Conversando davanti ad una bottiglia di vino con Nicolas Joly. La biodinamica” di Gilles Berdin (Agri.Bio Edizioni) pag. 66, dispensa “L’utilizzo delle erbe in agricoltura biodinamica” di Paolo Pistis
  • (b) Corso di “Frutticoltura biologica e biodinamica” tenuto da Carlo Bazzocchi ed Alberto Aldini in Agri.Bio, corso su “Le ceneri” tenuto da Michele Baio in Agri.Bio, corso di “Agromeopatia” tenuto in Agri. Bio nel 2017 da Maria Franziska Rindler, dispensa “L’utilizzo delle erbe in agricoltura biodinamica” di Paolo Pistis
  • Corso di “Agromeopatia” tenuto in Agri. Bio nel 2017 da Maria Franziska Rindler
  • “Lo sviluppo dell’agricoltura biodinamica – Riflessioni sulle prime ricerche” del Conte Adalbert von Keyserlingk (Agri.Bio Edizioni) pag. 127
  • Corso di “Agromeopatia” tenuto in Agri. Bio nel 2017 da Maria Franziska Rindler, dispensa “Comprendere l’essere umano in relazione al mondo vegetale” di Paolo Pistis
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