Di solito ogni anno, tra fine ed inizio anno sorgono in noi buoni propositi, che normalmente svaniscono già nelle tenebre delle prime notti del mese di gennaio…
Non riusciamo a capire bene perché, ma l’inizio dell’anno nuovo da una impressione di ritrovata “verginità”, di idee e forze nuove che ci arrivano da chissà dove, di una rinnovata ventata di moralità e di impellente bisogno di ordine e pulizia, un bisogno irrefrenabile di rinascita.
Secondo me queste forze nuove, questi nuovi bisogni, questi sconosciuti e strani moti dell’anima hanno la loro origine nel periodo delle Notti Sante che vanno dal 24 dicembre al 6 gennaio: anche se di fatto siamo ormai quasi completamente avulsi dal rapporto con le forze spirituali, le stesse forze non smettono di elargirci nuove possibilità di ristabilire un contatto perduto con il mondo delle entità superiori lavorando per ristabilire una delle condizioni fondamentali per poterne riallacciare i fili: la moralità.
Cosa intendo per moralità? Il mio vecchio dizionario dice “la concordanza, nella condotta di vita, con i principi del morale umano che sono propri dello spirito umano”. Rudolf Steiner diceva che per poter accedere alle conoscenze spirituali bisogna avere una condotta pulita, senza interessi personali, ma solo cercare di favorire gli interessi superiori di tutta l’umanità. Citando il Vangelo di Giovanni potremmo dire che ognuno di noi inizia ad essere un Dio quando ci occupiamo pienamente dei regni inferiori.
In questo periodo di crisi economica, giudicato quasi da tutti come una condizione negativa per lo sviluppo dell’economia (finanziaria) se gettiamo uno sguardo spirituale potremmo scorgere in queste nuove condizioni un dono, una meravigliosa ed irrepetibile (almeno nel corso dell’anno) occasione di per lo sviluppo di una nuova economia (spirituale) attraverso lo sviluppo della moralità.
Allora perché non provare ad approfittare di questa opportunità ed usare queste occasioni per cercare di creare le condizioni di uno sviluppo di una economia spirituale (disponibile per tutti, proprio tutti e con possibilità di sviluppo e di guadagno ampiamente illimitate) e lasciar perdere di correre dietro all’economia finanziaria (disponibile per pochi e con possibilità sempre più limitate di sviluppo) dato che abbiamo bruciato buona parte delle risorse fisiche, anche esse di fatto limitate in un mondo fisico finito?
Oggi il grande ed apparente sviluppo della nostra moderna società tende a far vivere ogni uomo separato dagli altri collegato in maniera virtuale a macchine (il computer, la televisione, il telefono etc.) rendendoci sempre più paurosi di un rapporto con gli altri esseri umani dimenticandoci che non nutriamo nessuna idea nella nostra testa e nel nostro cuore se non possiamo scambiarci anche fisicamente idee e sentimenti con altre persone; lo sviluppo dell’uomo non è nella sua crescita individuale ma nel rapporto, nella rete che crea con gli altri esseri umani e non.
Antoine del Saint –Exupery, il famoso autore del “Piccolo principe”, un libro che se non avete letto dovete farlo subito a proposito diceva “L’uomo è un nodo, una maglia a cui si legano le relazioni. Solo queste relazioni hanno importanza”
Quali possono essere le condizioni di base per questo cambiamento, per l’inversione di questo isolazionismo, di questo sterile modo di non-vivere?
Semplificando si potrebbe dire: occorre cercare di lasciare le cose inutili e coltivare le cose utili, ma con che criterio facciamo questa cernita? Con che metro misuro l’utilità e l’inutilità?
Si potrebbe cominciare da tanti punti, ma per motivazioni professionali io partirei dal cibo, dalla qualità del cibo.
Uno degli atti più importanti e sacri che compiamo ogni giorno, coscientemente od incoscientemente, è proprio l’introduzione nel nostro corpo, l’assunzione di cibi che poi, volenti o nolenti, determineranno la qualità del nostro pensare e delle nostre azioni e della nostra salute.
Il metro per scegliere oggi il cibo è troppo spesso il costo basso, il pagare poco alimenti che a loro volta, quando va bene, ci daranno di conseguenza poche sostanze utili e spesso molte sostanze dannose.
Pare che oggi l’importante sia riempire la pancia e far brillare gli occhi con prodotti veloci, pronti ed apparentemente belli, cibi –mummie, cibi artificialmente colorati, conservati e aromatizzati, più falsi, dannosi ed inutili di un film mal recitato, che il nostro organismo è da noi obbligato a sorbire, assopendo ed oscurando di giorno in giorno, di anno in anno, di generazione in generazione, forze e qualità maturate e sviluppate da innumerevoli vite ottenebrando un destino che abbiamo il compito di onorare attraverso il nostra cosciente e desto libero arbitrio.
La cosa della quale non ci siamo accorti è la nostra folle corsa allo svilimento della qualità del cibo sta portando non solo il Regno Umano ad un punto di non ritorno, ma anche alla paralisi, alla scomparsa delle insostituibili forze vitali del Regno Minerale, del Regno Vegetale e del Regno Animale che J. W. Goethe sintetizza benissimo con parole viventi “La natura sotto tortura tace”.
Oggi si parla tanto di qualità, ci sono decine di società che certificano ogni tipo di qualità, spesso inutilmente e fatta solo di carta, ma se chiediamo a dieci persone diverse cos’è la qualità avremo sicuramente dieci risposte diverse; a proposito Rudolf Steiner ci diceva che la qualità del cibo da la possibilità all’uomo di sviluppare le forze del pensiero, di poter sviluppare i propri talenti…
Non pensate che sia la sterilità del cibo convenzionale che crea anche in noi oltre che sterilità sessuale (è scientificamente dimostrato che gli spermatozoi nell’uomo sono diminuiti dell’80% dal 1900 ad oggi), sterilità nei rapporti sociali, paura di affrontare le relazioni umane e ricerca inconscia di isolazionismo, di sterilità animica e spirituale?
L’introduzione dell’agricoltura chimica alla fine dell’800, la creazione degli ibridi, dei fertilizzanti chimici e dei pesticidi, l’introduzione degli OGM hanno da un lato creato alimenti sempre più a basso costo e di bassa qualità e dall’altra avvelenato e degenerato irrimediabilmente la Terra ed attraverso gli alimenti anche l’uomo e gli animali.
Grazie a questo bel cocktail di forze di morte l’industria (semplice braccio secolare di un potere molto più forte e nascosto con interessi molto più biechi del semplice far soldi) ha preso completamente in mano la catena economica della vita umana, l’alimentazione, riducendo da un lato gli agricoltori a schiavi moderni (con diritto di voto) determinando i prezzi dei prodotti ed imponendo l’uso massiccio di velenosissimi fertilizzanti ed antiparassitari e dall’altro creando una florida industria della trasformazione sempre più spinta (oggi vanno per la maggiore prodotti di 4° e 5° gamma, alimenti pronti all’uso da persone che non sanno più cucinare e peggio ancora non sanno più mangiare) con il risultato di prodotti sempre più morti e costosi, pensate solo che la spesa sanitaria di ogni regione italiana porta via quasi il 90% delle risorse economiche … e che più di qualcuno ci mangia … bene…
Spesso si dice o si pensa che l’agricoltura biodinamica sia un ritorno all’indietro: nulla può tornare indietro nell’evoluzione umana, anzi l’agricoltura biodinamica rappresenta oggi la massima possibilità evolutiva della Natura e conseguentemente dell’Uomo (proprio per questo si vuole oscurarla!).
Una alimentazione da agricoltura biologica e biodinamica, più semplice, stagionale e legata al territorio inteso come verdura e frutta fresca, cereali integrali, carne, latte e pesce ci darebbe da un lato un costo molto minore e dall’altro una qualità alimentare eccezionale reimparando l’importante arte della cucina con sommo vantaggio per la salute personale e pubblica.
Ditemi se cibarci di prodotti sani e vitali (con la possibilità di sviluppare un sano pensiero) e contemporaneamente evitare di avvelenare la terra (direi ormai di uccidere la nostra Madre Terra), curare il benessere degli animali e non per ultimo il benessere dell’uomo sia una cosa moralmente ineccepibile, direi basilare per poterci ricordare e rispettare gli impegni presi ad inizio anno…
Ebbene io inizierei proprio di qui, volersi bene (nel senso di scegliere per la propria alimentazione prodotti sani e di alta qualità nutritiva) è fondamentale per poter volere bene prima a se stessi e di conseguenza agli altri, “mens sana in corpore sano” dicevano gli antichi.
Quindi cominciamo a chiederci, ogni giorno, ogni momento che avviciniamo un cibo, prima di scegliere per l’acquisto, come sono stati coltivati i nostri prodotti vegetali ed animali, se caso mai tra le decine di inutili certificazioni ve n’è una (quella da agricoltura biologica o biodinamica) che ci da una sicurezza per noi ed una sicurezza di futuro per la Terra.
Fine prima parte… continua… nei BioPensieri di Febbraio…
Ivo Bertaina
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