Prima di passare a spiegare questo nuovo principio compositivo che vede protagonista la musica elettronica, è necessario acquisire qualche informazione più dettagliata circa la soppressione d’informazioni specifiche riguardanti la musica in generale, cominciando proprio dallo strumento di base che la misura: il Diapason. Sebbene sia uno strumento molto noto, per i neofiti musicisti, e per i non musicisti, è praticamente uno sconosciuto, per cui è bene ricordare di cosa si tratta e il perché della sua importanza in questa rivoluzione sonora. Il termine Diapason ha diversi significati, ma più comunemente indica uno strumento in grado di generare una nota standard che, se percosso, oscilla alla precisa frequenza di 440 Hz(herz). Frequenza che oggi viene adottata per l’accordatura standard di tutti gli strumenti musicali elettronici che vengono messi in commercio. E’ inoltre uno strumento utilizzato in medicina, per trasmettere le vibrazioni per via ossea ed effettuare in questo modo diversi esami acustici come la prova di Rinne, la prova di Weber, la prova di Schwanbach, la prova di Bonnier, la prova di Gallé e la prova di Bing. Piccoli diapason sono inoltre stati utilizzati per la generazione di frequenze fisse in alcuni sistemi di sicurezza come la circolazione dei treni sulle nostre reti ferroviarie. I greci utilizzavano il termine diapason per indicare quella che oggi è definita ottava, ovvero l’intervallo compreso tra una nota e l’altra di frequenza doppia. L’etimologia del termine deriva proprio dal greco dià pasòn, e significa esattamente attraverso tutte (le note). Perciò, prima di incominciare ad accordare il nostro strumento e iniziare a comporre, sarebbe necessario comprendere che il Diapason è innanzitutto uno strumento scientifico. O almeno dovrebbe!
Spulciando tra i vari documenti d’epoca, mi sono saltati agli occhi alcune vicende che hanno visto come protagonista nientemeno che Giuseppe Verdi. Nel 1884 ottenne da una commissione musicale del Governo di quel tempo un decreto legge che normalizzava il diapason ad un LA (3) di 432 oscillazioni al secondo. Questo decreto è ancora esposto al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. In una lettera spedita dallo stesso Versi a suddetta commissione si può leggere: “Fin da quando venne adottato in Francia il diapason normale (che allora si attestava a 435 Hz), io consigliai venisse seguito l’esempio anche da noi; e domandai formalmente alle orchestre di diverse città d’Italia, fra le altre quella della Scala, di abbassare il corista (diapason) uniformandosi al normale francese. Se la Commissione musicale isitituita dal nostro Governo crede, per esigenze matematiche, di ridurre le 435 vibrazioni del corista francese in 432, la differenza è così piccola, quasi impercettibile all’orecchio, ch’io aderisco di buon grado. Sarebbe grave, gravissimo errore, adottare come viene da Roma proposto un diapason di 450 vibrazioni. Io pure sono d’opinione con lei che l’abbassamento del corista non toglie nulla alla sonorità ed al brio dell’esecuzione; ma dà al contrario qualche cosa di più nobile, di più pieno e maestoso che non potrebbero dare gli strilli di un corista troppo acuto. Per parte mia vorrei che un solo corista venisse adottato in tutto il mondo musicale. La lingua musicale è universale: perché dunque la nota che ha nome LA a Parigi o a Milano dovrebbe diventare un SI bemolle a Roma?”
Riccardo Tristano Tuis
432 Hertz: La Rivoluzione Musicale
Nexus Edizioni
Il “diapason normale” (LA a 435 Hz) a cui si riferisce verdi è quello conservato al Museo del Conservatorio Nazionale di Parigi, mentre il cosiddetto “diapason scientifico”, a cui si riferisce il decreto che fu approvato all’unanimità al congresso dei musicisti italiani del 1881, è quello proposto dai fisici Sauveur, Meerens, Savart, e dagli scienziati italiani Montanelli e Grassi Landi ed era calcolato su un DO centrale (indice 3) di 256 cicli al secondo. E’ importante sottolineare che la corsa all’acuto iniziò invece con l’adozione unilaterale di un LA più alto (440 Hz) da parte delle bande militari russe ed austriache ai tempi di Wagner. Tale diapason fu accettato per convenzione a Londra nel 1939 pur non adducendo ad alcuna giustificazione scientifica, o basata sulle leggi che governano l’Universo.
Vibrazioni e emozioni
Da questo breve stralcio di eventi, si può subito notare come si sia cercato deliberatamente di alterare le frequenze, portando così ad una forzata incrinatura nelle armonie musicali. Perché aggiungo ‘deliberatamente’? Semplicemente perché la mia benedetta logica mi suggerisce che una volta che si è entrati in possesso di una misurazione e di un valore oggettivo riguardo ad un fenomeno ben preciso, e quindi tale studio è servito a comprenderne determinati meccanismi, cambiarlo senza conoscenze e senza addurre ragioni plausibili equivale proprio ad interferire. Potrebbe sì trattarsi di una semplice scelta dettata dal gusto, ma a mio avviso qualche dubbio rimane lecito.
La scienza oggi ci dice che nell’Universo tutto è energia in vibrazione. Il ritmo vibratorio di un oggetto, compreso il corpo umano, si chiama risonanza e un suono è “la vibrazione di un corpo elastico che si trasmette all’elemento circostante (aria) e si propaga attraverso condensazioni e rarefazioni molecolari periodiche a onda, vibrando per simpatia non solo con gli strumenti della stessa nota, ma anche con multipli e sottomultipli della sua frequenza.” Perciò in base a quanto detto finora, in base alla mia personale esperienza di oltre quindici anni come compositore elettronico, in grado di comprendere perfettamente il rapporto tra suono, armonia ed emozioni umane, credo di non essere in errore nel suggerire che questa disarmonia dettata da un diapason troppo acuto, possa essere una delle cause di comportamenti antisociali nella nostra società. Basti pensare che circa il 99% delle produzioni musicali che ascoltiamo giornalmente attraverso i media, nei supporti fonografici (CD/DVD) e in rete, hanno di base un accordatura a 440 Hz.
Tali dubbi si sono maggiormente rafforzati in me quando ebbi modo di conoscere Graham H. Jackson, uno straordinario musicista e insegnante formato alla pedagogia Waldorf fondata da Rudolf Steiner, il quale ha speso la maggior parte della sua vita alla ricerca delle basi spirituali dell’armonia. Difatti nel suo libro “The Spiritual Basis of Musical Harmony”, Graham racconta la vita e le esperienze della sacerdotessa del tuning Maria Renold. Maria era impegnata in una ricerca e sperimentazione basata sullo studio delle differenti accordature e dei relativi effetti oggettivi riscontrati sul pubblico, prima della sua recente scomparsa, avvenuta nel 2003. Lei stessa rivela nel suo libro “Intervals, Scales, Tones and the Concert Pitc c=128 Hz”(Temple Lodge Publishing 2004) tutte le matematiche che hanno davvero rilevanza nel processo d’accordatura a 432 Hz. La cosa interessante è la menzione di un certo Heinrich Schreiber, o Henricus Grammateus, un matematico austriaco che a quanto pare impostò a orecchio questa intonazione già nel 1518, senza l’apparente realizzazione di ciò che aveva ottenuto: un vero e proprio sistema d’intonazione definito dalla Renold di “dodici quinte reali”. La musicista racconta che quando il suo pianoforte era intonato a 432 Hz, gli astanti osservavano non solo un incremento della ricchezza del timbro e qualità del tono, ma che quest’ultimo sembrava provenire da alcuni punti imprecisati al centro della stanza, piuttosto che dal pianoforte stesso. Si fa così riferimento al famoso “libero tono eterico”, spesso citato da Rudolf Steiner. Una sorta di armonica addizionale che opera in risonanza con lo strumento.
Altri interessanti spunti provengono dalla vita e dalle esperienze di Maria Renold. La sua preziosa ricerca ha rilevato più di una volta, che attraverso la normale intonazione standard basata su un LA a 440 Hz, gli ascoltatori presenti nella stanza cominciavano ad assumere comportamenti polemici e antisociali. Quando invece l’intonazione del medesimo strumento veniva eseguita 432 Hz, le stesse persone, nuovamente invitate ad ascoltare il medesimo concerto, rimanevano questa volta piacevolmente colpiti ed entusiasti. Per oltre vent’anni la Renold ha avuto modo di constatare queste evidenze, intervistando e testando più di duemila persone, e oltre il 90% preferiva a priori il tono più basso, formato da una normale scala equo-temporale basata su un DO a 256 Hz e un LA a 432 Hz.
Coerenza e armonia aurea
Ora, grazie alla divulgazione delle preziose intuizioni e ricerche di Ananda Bosman, un carissimo amico, nonché un corteggiatissimo ‘scienziato visionario’ residente in Norvegia, finalmente i musicisti elettronici di tutto il mondo si stanno scambiando tutte le informazioni necessarie che uniscono le teoria musicale dei Frattali con il tuning a 432 Hz, per cominciare a comporre la loro musica in modo coerente e in armonia con:
1. il cuore umano (battiti cardiaci)
2. la doppia elica del DNA (frequenza di replicazione)
3. l’intuizione della sincronizzazione bi-emisferica del cervello
4. la Frequenza fondamentale della risonanza di Schumann
5. la geometria musicale della ‘creazione’
calcolati utilizzando i ritmi geometrici temporali di:
1. 36 BPM
(battiti al minuto)
2. 54 BPM
3. 72 BPM
4. 108 BPM
5. 144 BPM
Come sappiamo dalle leggi di Keplero, l’arrangiamento planetario del nostro sistema solare segue la scala di sintonia DO a 256 Hz, e questi ultimi sono persino un’ottava all’interno del Frattale Triangolare di Sierpinski, che è il modello ‘casuale’ auto organizzato utilizzato come griglia di tutte le molecole di gas contenute in una mole d’aria (1000 reazioni molecolari), permettendo così al fenomeno della risonanza armonica del suono di emergere, e alla coerenza dell’informazione musicale di risuonare in simmetria. Ciò è dovuto alla natura stessa della cascata d’intonazione DO=256, che segue la perfetta spirale aurea della musica come il vero ed equo sistema universale temperante (il sentiero della la superconduttività, che è resistenza elettrica zero).
Tale spirale musicale (PHI aureo) abilita la cascata tra le rispettive somme di ottave di ogni rispettiva scala (8,16,32,64) incorporate in un modello olografico all’interno del microcosmo ricorsivo del DO=256. In altre parole, un’amplificazione elettronica, o una registrazione che è stata amplificata ed accuratamente intonata e composta a 432 Hz, è olograficamente completa in ogni scala. In termini ancora più specifici, ogni livello del brano musicale, inclusa la porzione tra gli intervalli elettronici (persino più evidenti nelle registrazioni su CD) incarna il rapporto dell’intera miriade di informazioni olografiche delle 12 ottave della spirale aurea, includendo in questo “tutto” gli iper-toni, i toni bassi, gli infrasuoni e gli ultrasuoni, attraverso ogni rispettiva ottava delle forze che governano l’Universo. Nella proporzione aurea, la scala cambia per seguire il passo armonico, ma il rapporto rimane sempre il medesimo. Ciò significa che non c’è perdita di informazioni nella cascata dei dati per ciascuna scala.
Altre affascinanti teorie prendono vita attorno a questo metodo compositivo, dove gli 8 Hz diventano una componente fondamentale e ricorrente (8 x 54 = 432). Come sappiamo la risonanza del nostro pianeta “batte” a circa 8 cicli al secondo (Risonanza di Schumann) e non si può fare a meno di notare che per mezzo dell’accordatura a 432, all’interno di questa scala gli 8 cicli diventano il 27° sopratono (DO). 8 Hz è la frequenza su cui opera la molecola del DMT, una sostanza allucinogena prodotta dalla nostra ghiandola pineale; 8 Hz sono la frequenza di replicazione del DNA umano e 8 Hz sono anche il ritmo delle onde Alfa del cervello nella quale i nostri “processori paralleli”, o bi-emisferi cerebrali, sono sincronizzati per lavorare insieme. Ananda ci introduce alla possibilità che la neocorteccia, per il 90% “non assegnata”, viene risvegliata in questa sincronizzazione, operando in tutti i dentriti delle cellule con il flusso massimo di informazioni per quella scala. Le onde di consapevolezza “ordinarie” variano da 14 a 40 Hz. In questo range operano solamente alcuni dentriti delle cellule del cervello che utilizzano prevalentemente l’emisfero sinistro come centro di attività, dove il flusso di informazioni è miliardi di volte più debole. Un po’ come quando si utilizza un vecchio processore 386 comparato ad un Pentium di ultimissima generazione. In altri termini, a 8 Hz ognuno di noi potrebbe operare esattamente come un super-computer.
Per avviarmi verso una breve conclusione, in caso di un vero e proprio piano di sperimentazione scientifica basato su questi dati, si potrebbe constatare che non si tratta di semplici “casualità”, ma che esiste una stretta correlazione tra tutti questi elementi e l’utilizzo di frequenze musicali coerenti. E’ mio desiderio e augurio che presto queste informazioni possano destare l’interesse che meritano, poiché le “coincidenze” dettate da questo misterioso numero 432, continuano ad apparire un po’ ovunque in natura fino ad arrivare a coinvolgere addirittura i più antichi monumenti dell’antico Egitto e del Teotuhuacan. Inoltre, si fa un gran parlare dei presunti effetti benefici della musicoterapia, ma difficilmente si parla delle frequenze a cui tutti siamo sottoposti giornalmente e che provengono di fatto da un diapason “non coerente”.