DI CHARLES SANNAT
lecontrarien.com
C’è una realtà fittizia, quella dei desideri, il bel sogno. E poi c’è la triste realtà dei fatti, quella che la stragrande maggioranza delle persone non vuole vedere. Bisogna tenere a mente due concetti-chiave della psicologia umana quando si affronta un argomento di questo genere.
Il primo è quello di «accecamento volontario», secondo il quale il soggetto rifiuta volontariamente tutto ciò che gli crea disturbo nel suo confort quotidiano.
C’è una realtà fittizia, quella dei desideri, il bel sogno. E poi c’è la triste realtà dei fatti, quella che la stragrande maggioranza delle persone non vuole vedere. Bisogna tenere a mente due concetti-chiave della psicologia umana quando si affronta un argomento di questo genere.
Il primo è quello di «accecamento volontario», secondo il quale il soggetto rifiuta volontariamente tutto ciò che gli crea disturbo nel suo confort quotidiano.Pensare che la Francia sta per fallire è talmente spaventoso che preferiamo chiudere gli occhi e fare come gli struzzi, secondo il detto popolare, con la testa nella sabbia e il posteriore pronto a prendersi un bel calcione… ma almeno così non lo aspetteremo arrivare con angoscia!
La seconda nozione di cui parlavo nell’articolo di ieri (http://www.lecontrarien.com/cameron-inquiet-de-limminence-dune-nouvelle-crise-mondiale-20-11-2014-edito) è il «conformismo», in base al quale vogliamo assomigliarci tutti quanti per sentirci accettati dal «gruppo». Il nostro pensiero sarà perciò sempre il pensiero comune del gruppo o il pensiero che crediamo che il gruppo possa comprendere. È attraverso questo meccanismo che si spiegano il «consenso», il «pensiero unico» o ancora le proposte tranquillizzanti che ci somministrano.
Se tenete in conto questi due fattori, otterrete una schiacciante maggioranza di persone che «creano» il consenso e che, per non dover guardare la fredda e mostruosa realtà, si accecano volontariamente e sviluppano un pensiero unico sterilizzante, che difenderanno con le unghie. Chi dice come stanno realmente le cose diventa il nemico del gruppo, e il gruppo cercherà di eliminarlo. Il suo messaggio non deve essere ascoltato. È quello che ci capita con i nostri cari, la nostra famiglia, i nostri amici, i nostri colleghi al lavoro.
I tenui segnali di un fallimento in corso sono ormai perfettamente visibili
Qualche anno fa mi chiedevano spesso quali sarebbero stati i segnali precursori del fallimento del nostro Paese. Ho sempre risposto che non ne avevo idea, ma che in ogni caso li avremmo senza dubbio riconosciuti. Con una certezza assoluta. Un po’ come la ragazza che sposerete. L’amore che provate è così grande che la scelta sembrerà così evidente… Beh, quello che poi segue è un po’ meno romantico.
Questi tenui segnali, questi indizi precursori di un fallimento già iniziato e ineluttabile sono ormai qui, sotto i nostri occhi. Riempiono i giornali con titoli a caratteri cubitali. Tuttavia il conformismo e l’accecamento volontario, senza dimenticare un’informazione superficiale e senza analisi, nel gioco dei titoli che prendono rapidamente il posto di altri, mescolando indifferentemente gossip ed economia in un mondo in cui tutto si eguaglia e non c’è più una gerarchia di rilevanze, capita che la stragrande maggioranza passi di fianco a questi segnali senza nemmeno vederli. La maggioranza vuole continuare il suo bel sogno il più a lungo possibile. Non gli si può dar torto. Tuttavia il loro risveglio sarà molto doloroso. Ho constatato peraltro che se è vero che non si può dar loro torto, non è vero il contrario. Spesso infatti non vedono l’ora che qualcuno metta fine alle loro illusioni, come quei bambini un po’ stupidi che vorrebbero ancora credere a Babbo Natale e non vogliono crescere.
Vi farò qualche esempio, tutti verificabili e già in atto sotto i vostri occhi imbambolati… sarà sufficiente metterli uno in fila all’altro, prenderli insieme e non separati, messi lì tra una storia di Nabilla [Nabilla Benattia, show-girl francese N.d.T.] e una di terrorismo islamico, e vedrete che portano tutti nella stessa direzione: quella delle casse completamente vuote dello Stato.
Casse talmente vuote che, in realtà, la questione non è più sapere se lo Stato farà o non farà fallimento, ma quando sarà obbligato a riconoscerlo e quali saranno le modalità con cui rinegozierà il nostro debito. Non succederà fra vent’anni, né tantomeno oggi, ma più verosimilmente nel 2015, quando probabilmente non riusciremo a far fronte al budget per il 2016.
Joëlle, maestra senza salario che tira avanti con i buoni alimentari
«Questo martedì hanno manifestato gli insegnanti stagisti dell’École Supérieure de Professorat et de l’Éducation di Livry-Gargan [in Francia, sono le scuole per la formazione del corpo docente, N.d.T.]. Il malessere si intensifica nella regione Seine-Saint-Denis. Questo martedì oltre 300 giovani professori e tirocinanti delle scuole hanno manifestato a Livry-Gargan. Dovrebbero essere ancor più numerosi quelli che mercoledì si riuniranno davanti alla direzione accademica di Bobigny. Cosa chiedono? Una revisione della loro formazione, mal concepita, ma anche il saldo dei salari di alcuni loro colleghi che dall’inizio dell’anno scolastico non sono ancora stati pagati… »
Ufficialmente, è sempre colpa dei «sistemi informatici» o dei ritardi amministrativi. La realtà è che tutti se ne fregano di tutti e che non c’è più denaro nelle casse. Così ai giovani maestri si rifilano buoni pasto. Questa è la patetica condizione della Francia.
(Fonte: Le Parisienn.fr)
L’esercito venderà il suo equipaggiamento ad un’impresa privata per poi prenderlo in affitto…
Dato che non abbiamo più il becco di un quattrino, l’esercito rivenderà il proprio equipaggiamento a società private (Emmanuel Macron è favorevole, Michel Sapin contrario, e Hollande ha dato ragione al primo). In questo modo l’esercito percepirà subito qualche miliardo dalla vendita, cosa che permetterà di chiudere un buco di oltre 2 mld di euro nel budget della Difesa. Dopodiché l’esercito pagherà un «affitto» per l’uso di quello stesso materiale… risultato: l’anno prossimo bisognerà trovare qualcos’altro per far quadrare i conti. Niente più denaro, e patetica condizione della Francia.
(Fonte: Les Échosos.fr)
Diminuzione del 30% delle pensioni complementari dei funzionari
«Secondo le informazioni diffuse da France Info, una brutta sorpresa aspetta i 110.000 funzionari in pensione. L’anno prossimo la loro pensione complementare sarà tagliata di un terzo. Una decisione dell’UMR [Union Mutualiste Retraite], che sarà presa martedì pomeriggio nel corso di un’assemblea generale dell’Ente e che intende proporre ai funzionari un risparmio pensione facoltativo» . Miei cari amici, il 30% in meno non è affatto poco… qualora ci fossero ancora dubbi, non c’è più trippa per gatti. Fine della storia. Siamo al capolinea già adesso.
(Fonte: www.francetransactions.com)
Agirc : i fondi pensione dei quadri in fallimento !
«La notizia non è nuova: ne abbiamo già parlato l’11 ottobre… del 2012 nel nostro Ecodigest intitolato “Pensioni complementari, finale di partita nel 2017”. Allora le parti sociali – sindacati e industriali – dovevano riunirsi per cambiare ciò che poteva essere cambiato. Peccato che nulla sia stato fatto, a parte il congelamento delle pensioni. Così nel novembre del 2014 possiamo scrivere che l’AGIRC [Association pour le régime de retraite complémentaire des salariés, N.d.T.] rischia la bancarotta nel 2017-2018. Esattamente come nel 2012, ma due anni più tardi». Non ci sono più soldi, e il fallimento è alle porte. (Fonte: Économie Matin)
Polizia e Gendarmeria. Cronaca di una catastrofe annunciata !
Mentre «diverse migliaia di poliziotti hanno sfilato oggi a Parigi per denunciare le loro condizioni di lavoro e il malessere che regna nella Polizia, iniziativa quanto mai rara per questa categoria», un articolo de Le Figaro ci informa che le auto delle forze dell’ordine sono alla frutta e che non c’è più denaro per comprarne altre. D’altro canto si da pieno appoggio alla Renault e ai suoi veicoli elettrici che non hanno alcuna utilità, sovvenzionandoli con la bellezza di 10.000 euro l’uno. Patetica situazione della Francia. (Fonte:Le Figaro)
Non sono che alcuni degli esempi, e ho volontariamente evitato di affrontare il corollario di questa mancanza di denaro, vale a dire l’aumento di tasse e imposte. Per sopravvivere, lo Sato andrà fino in fondo nella sua logica mortale. Incapace di riforme da oltre 50 anni, poggiato sull’eredità dei Trente Glorieuses [il trentennio di boom economico del 1945-1973, N.d.T.] che ormai non sono altro che un vago ricordo, sotto pressione per l’ingresso di centinaia di migliaia di nuovi pensionamenti l’anno, per i quali almeno 12 mesi prima deve essere in grado di versare loro la prima pensione, in pieno crollo sotto il peso di decenni di debito accumulato, soffocato da una fiscalità sempre più dura fino a uccidere ogni attività economica, con la perdita della nostra sovranità monetaria e di spesa, la Francia è di fatto condannata al fallimento finanziario, peraltro già cominciato sotto i nostri occhi.
Non c’è alcun motivo di sperare. È finita. System failure… Global reset… Insert gold coins to restart… Error 404… Fatal error… Per intendere il messaggio in musica, rileggete questo articolo ascoltandovi il clip di Skyfall (effetto «fine del mondo» garantito!). This is the end. Ed è già troppo tardi. Preparatevi!
Charles Sannat
Fonte: http://www.lecontrarien.com
30.11.2014
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da MARTINO LAURENTI