Fondono e Filano

 di Eugenio Benetazzo

Con grande presunzione il peggio deve ancora arrivare per le banche italiane, per i suoi azionisti ed anche per la loro clientela. Abbiamo già descritto questa estate il periodo di limbo finanziario che caratterizzerà i prossimi mesi sino ad inizio 2015 quando dovrebbe essere definitivamente predisposto il meccanismo di bail-in (in sintesi basta aiuti da Stato ed Europa alle banche in difficoltà, queste ultime dovranno arrangiarsi, individuando le risorse per il risanamento tra azionisti, obbligazionisti e correntisti). Anche il 2014 si prospetta essere un anno molto caldo soprattutto per le banche sistemiche: sono quelle che a breve saranno vigiliate e controllate solo dalla BCE. Si definiscono banche sistemiche quelle realtà bancarie che detengono attivi superiori a 30 miliardi di Euro: in Italia al momento sono tredici, si va da Unicredit a Carige. In molti mi scrivono per chiedermi se questa o quella banca è sicura oppure no: oggi il termine “sicuro” non ha più alcun significato, lo capiamo di riflesso proprio riflettendo sulle dinamiche che stanno caratterizzando due asset un tempo sicuri, l’immobile residenziale e i titoli di stato italiano. Per tentare di comprendere se una banca è “sicura” almeno sul piano della solidità patrimoniale possiamo fare embrionalmente affidamento proprio su un indicatore nato per misurarla.

Si chiama Core Tier 1 e presumo che molti di voi ne abbiamo sentito parlare spesso in questi ultimi mesi: questo quoziente rapporta il capitale di rischio e le riserve di utili non distribuiti al totale degli impieghi ponderati alla classe di rischio. Esprime in buona sostanza quanti mezzi propri ha la banca per far fronte ai prestiti che ha concesso: più alto è questo rapporto più la banca è solida e quindi in teoria almeno presumibilmente sicura. Stando alle trimestrali del 30 Giugno 2013 la banca sistemica italiana con il Core Tier 1 più elevato è Ubibanca (12.70%), seguita da Intesa SanPaolo (12.00%), Unicredit (11.93%), Mediobanca (11.75%), MPS (11.70%), Banco Popolare (10.95%), Credem (9.56%), Popolare di Vicenza (8.11%), BPM (8.07%), Creval (7.98%), Popolare di Sondrio (7.76%), Veneto Banca (7.59%) e Carige (6.90%). Tanto per darvi un metro di paragone Banca Marche, che è stata commissariata il 25 Ottobre, ha un Core Tier 1 di 5.62% stando alla trimestrale del 30 Giugno 2013. Basilea III prevede che una banca sistemica debba avere almeno tale quoziente all’8% per avere la sufficienza scolastica. Il Core Tier 1 è all’origine del credit crunch: le banche attualmente stanno vivendo un processo di deterioramento della qualità del credito che obbliga a contabilizzare sempre più perdite per crediti inesigibili negli anni a venire.

Questo rapporto pertanto tende a diminuire a causa di una diminuzione del numeratore (perdite che intaccano il capitale di esercizio). Per rialzarlo sul piano matematico è necessario intervenire o su una diminuzione del denominatore (contrazione di fidi e prestiti) o in un aumento del numeratore (ricorso al mercato con aumenti di capitale). Capite anche voi quale opzione è stata prediletta dopo i crolli di borsa che hanno caratterizzato i bancari negli ultimi cinque anni. Ricordo che questo quoziente consente alla banca di poter esistere in buona salute e di continuare a far fronte ai propri impegni, quindi essere solvibile nei confronti della sua stessa clientela (che si traduce per voi nella sicurezza dei vostri depositi). Se potessi esercitare una qualche autorità nel panorama bancario italiano spingerei per promuovere la fusione delle due big italiane, Unicredit ed Intesa, in modo tale che questa operazione produca a breve un miglioramento reddituale e un contenimento degli oneri amministrati ed operativi della nuova realtà bancaria (pensate solo alla chiusura di tante doppie filiali). Dalla fusione, nascerebbe la seconda banca europea tra le prime dieci nel mondo sia per capitalizzazione che per assets detenuti con una presenza internazionale radicata in quasi tutto il pianeta.

La migliore redditività produrrebbe anche una migliore solvibilità che consentirebbe nuove politiche di erogazione del credito: inutile aggiungere che migliaia di attuali dipendenti dovrebbero essere gestiti come esuberi (nel momento in cui sto scrivendo si sta svolgendo la giornata nazionale di sciopero dell’intera categoria). Proprio su questo terreno comunque si svolgerà la selezione di mercato per gli operatori bancari, non si tratterà più solo di Core Tier 1 ma anche e soprattutto di strategia economica di crescita. Il futuro di ogni banca sarà sempre più online e sempre meno sportello, questo significa che oggi gli istituti che hanno scelto di crescere prediligendo la dimensione fisica attraverso aperture o acquisizioni di nuove filiali saranno presto perdenti come modello di business a fronte delle nuove tecnologie con cui si potrà fruire la quasi totalità dei servizi bancari tradizionali (tra due anni arriveranno i Google Glass che sconvolgeranno l’attuale assetto di mercato dei servizi bancari rendendo praticamente medioevali i servizi erogati allo sportello). Questo significa che le banche che avranno dedicato modesti investimenti per integrarsi con lo sviluppo delle nuove tecnologie mobili e digitali si troveranno presto in difficoltà sia sul piano della competitività che redditività dovendo gestire centinaia e centinaia di filiali fisiche che si trasformeranno per la maggior parte in generatrici di performance negative.

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