Per molti ricercatori l’ultimo terremoto che ha colpito l’Emilia causando gravi danni a strutture abitative e alle persone è attribuibile alle perforazioni in atto nella regione per cercare gas e petrolio.
Questo evento ha riportato alla mente il famoso terremoto della Marsica (Abruzzo) che nel 1915 rase al suolo Avezzano causando su 11.200 abitanti 10.700 vittime, circa il 90% delle persone. Il più disastroso sisma del mondo per la percentuale di morti causati da un terremoto. Qualche tempo prima era stato prosciugato il vicino lago del Fucino: ciò per molti scienziati modificò i già precari equilibri tettonici della zona fino a giungere alla rottura della sottostante faglia e produrre così un sisma devastante. Sulla base di questo ricordo si è subito pensato che l’ultimo terremoto in Emilia del 2012, che causò 17 vittime e 300 feriti, nonché la distruzione di case ed altre strutture in muratura, fosse attribuibile alla perforazione della crosta terrestre e all’immissione nel sottosuolo di acqua a forte pressione.
Gli scienziati infatti sostengono che ad alterare lo stato delle cose possano essere state le variazioni di pressione derivanti dalla rimozione del greggio e dall’iniezione di acque di strato ad alta pressione (fino a 130 mila metri cubi solo nel 2011), escludendo che queste operazioni possano aver rappresentato l’unica causa, perché “non sufficienti”, ma al tempo stesso ipotizzando che i cambiamenti indotti dal sisma del 20 maggio 2012 – anche se estremamente piccoli – avrebbero potuto innescare l’evento del 29 maggio alterando ulteriormente lo stress della crosta terrestre.
Insomma, un terremoto innescato e non indotto.
La Commissione Internazionale ICHESE, nominata dal governo, avrebbe raggiunto questa conclusione portando avanti “un’analisi dettagliata dei dati di produzione ed iniezione relativi alla concessione di Mirandola […]
Sulla base di questa relazione la Regione Emilia Romagna ha sospeso ogni ulteriore attività estrattiva per la ricerca di idrocarburi in tutta la regione. Ora una nuova indagine scientifica dovrà valutare nuove modalità estrattive non invasive per dare il via ad eventuali nuove indagini geologiche estrattive. Gli abitanti delle zone interessate dal recente terremoto contestano alle autorità di voler fare, come sempre si fa in Italia, un “gran polverone” e poi far cadere tutto nel dimenticatoi e continuare a trivellare la regione.
Pietro Dommarco / Altreconomia
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