Troppo spesso quando si parla di diabete si è indotti a credere che chi si ammala di questa patologia sia stato, soprattutto da giovane, poco o per nulla accorto ad un regime alimentare sano. Sappiamo che non è proprio così, anche se le abitudini alimentari hanno pure rilevanza nelle malattie metaboliche, ma sappiamo anche che l’insorgenza di questo tipo di patologie è soprattutto genetica ed incide in essa anche l’eventuale predisposizione familiare. Ma siamo sicuri che a determinare la malattia siano solo questi fattori? No, non ne siamo più certi, da quando additati sono, nell’insorgenza del diabete di tipo 2, i pesticidi usati in agricoltura.
A questa conclusione sono giunti ricercatori dell’American Journal of Epidemiology che riferiscono come non solo queste sostanze utilizzate in agricoltura per preservare il prodotto dai parassiti sia deleterio per la salute ma come, addirittura, i Policlorobifenili (PBC), il capostipite di questi prodotti, sia nocivo
per l’ambiente e per di più, questo assieme agli altri, utilizzati da decenni,sarebbe responsabile di guasti all’ecosistema e all’organismo dei viventi in generale.
Tali sostanze rimangono attivi per lungo tempo e negli organismi viventi, ovviamente uomo compreso, si accumulano nel loro grasso e non solo. Visto che la trasmissione di queste sostanze tossiche avviene anche seguendo la catena alimentare, mangiando la carne di un maiale che sia stato contaminato, è possibile assorbire una certa quota di diserbanti e pesticidi che l’animale aveva già accumulato in vita nel suo grasso e depositato per anni. In queste condizioni, a parere degli scienziati, la predisposizione ad ammalarsi di diabete si eleva in modo significativo. Gli animali che risentono di più di questa contaminazione sono quelli cresciuti in cattività o i pesci grassi come i salmoni dei vivai, che battono per ben sette volte i salmoni selvatici.
Altri diserbanti nocivi sono i PBDE, ancora più insidiosi dei primi, per la sola ragione che per assorbirli basta la semplice aria che respiriamo
Lo studio nasce dall’intuito dei ricercatori del National Institutes of Health USA che hanno studiato più di 31.000 irroratrici che partecipavano all’Agricultural Health Study (Agricultural Health Study). A soli cinque anni dallo studio ben 1176 sottoscrittori di pesticidi avevano sviluppato il diabete di tipo 2. É bene dire che non tutti hanno usato gli stessi pesticidi, ma quelli maggiormente incriminati sono: aldrin, clordano, eptacloro, dichlorvos, Triclorfon, alaclor e Cianazina.
C’è un modo per evitare tali contaminazioni?
E’ sicuramente difficile, almeno finchè non si dia vita a leggi adeguate che vietino un certo tipo di diserbanti.
Per evitare la contaminazione da ortaggi e vegetali, in generale, gli scienziati raccomandano la pulizia dei prodotti con bicarbonato di sodioper poi sciacquare sotto il rubinetto il tutto. In questo modo, il bicarbonato, lega gli agenti che formano il pesticida e l’ortaggio o il frutto è sicuramente più salubre.
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