Il mio caro amico Michele Baio, nonché esperto agricoltore e ricercatore biodinamico, a fine gennaio mi ha donato una preziosa rivista Demeter (la n° 4 dell’aprile 1931) dove tra l’altro vi è un articolo dove Marie Lohrmann aveva fatto, con una grande dovizia di particolari, una sperimentazione in 4 anni diversi sula coltivazione della fragola ed altri ortaggi dove risulta evidente come l’applicazione del metodo biodinamico dia evidenti differenze di qualità e quantità. Monica Scanu, una valente veterinaria che è sempre più appassionata del metodo di agricoltura biodinamica e che sta collaborando con Agri.Bio ci ha cortesemente tradotto questo articolo che vi propongo alla lettura.
Ho scannerizzato i grafici e le foto originarie dall’originale per farvi vedere come fosse precisa e scientifica nei rilevamenti la nostra amica Marie Lohrmann, alla faccia che la biodinamica non sia dimostrabile con i metodi scientifici…
Questo serve come studio anche per quelle persone che non sapendo assolutamente nulla sull’agricoltura biodinamica perdono tempo e credibilità sparlando a vanvera dell’agricoltura biodinamica. Buona Lettura
Ivo Bertaina
Quando all’inizio del 1926 abbiamo iniziato a convertire la nostra azienda orticola in biologica-biodinamica, avevamo a disposizione un campo di fragole diviso in due parti, coltivato con la stessa qualità di fragole (pianta) e lavorato nello stesso modo.
In entrambe le parti erano state impiantate le fragole alla fine dell’Agosto del 1925. entrambe erano state precedute da una coltivazione di piselli dolci e piselli grandi (da polpa). Come concimazione era stato usato un compost di letame di cavallo ben fermentato.
Non ricordo il nome specifico della pianta, ma si trattava di una qualità di fragole di media grandezza, rosso scure, rotonde, un po’ acidule, ma con un buon aroma a media e fine maturazione.
Le foglie apparivano di un verde scuro, simile alla qualità Deutsch-Evern.
Fino ad inizio del 1926 abbiamo distribuito uno spesso strato di letame di cavallo come copertura del terreno.
Da un punto di vista quantitativo avevamo ottenuto ottimi risultati, ma dal punto di vista qualitativo avevamo notato un progressivo peggioramento da un anno all’altro. Queste fragole apparivano di grosse dimensione, belle a vedersi, ma insipide ed acquose e prive di qualsiasi aroma.
Quindi nel 1926 abbiamo interrotto l’utilizzo della copertura con compost di cavallo e non abbiamo utilizzato altri materiali.
Le due parcelle si trovano una di fianco all’altra, orientate a nord-nord-ovest. Il terreno è stato reso coltivabile per la prima volta nel 1924 ed in precedenza era coperto da una vegetazione tipica della brughiera frammisto a qualche albero di betulla.
E’ un terreno sabbioso, con sfumature di colore rossastro e tendenzialmente acido.
All’inizio del 1927 non avevamo ancora a disposizione molti preparati per la concimazione biodinamica. Dei due preparati da spruzzo siamo riusciti a trovare solo il 501, ma abbiamo cominciato comunque la sperimentazione.
In una delle due parcella denominata A abbiamo utilizzato un concime minerale, nell’altra denominata B abbiamo utilizzato una concimazione di tipo biodinamico.
Nella parcella A abbiamo utilizzato due volte la dose prevista di un concime urea-potassio-fosforo, nella dose di 10 g di Sali in 10 l di acqua per mq di superficie.
Nella parcella B abbiamo spruzzato il preparato 501 due volte: una prima della fioritura, una dopo la comparsa dei frutti. Naturalmente i due tipi concimazione sono state effettuate nelle due parcelle nello stesso momento.
La raccolta è iniziata contemporaneamente in entrambe le parcelle il 28 giugno e si è protratta fino al 25 luglio. Nel campo A il 28 luglio abbiamo ancora raccolto 375g.
Il grafico mostra l’andamento del raccolto nel 1927.
E’ evidente che il processo di maturazione avviene nelle due parcelle a ritmi diversi: in quella concimata con metodo biodinamico il processo di maturazione è inizialmente più tardivo, poi accelera in breve tempo come si osserva intorno ai giorni 8 e 11.
Per comprendere meglio l’andamento riportiamo anche le cifre del raccolto
In totale nel 1927 nella parcella A si sono raccolti 223 Pfd (111,5 kg) e 250g, nella B 251 Pfd (125,5 kg) e 25 g. Quindi la parcella B ha prodotto 27 Pfd (13,5 kg) e 275g in più.
Per quanto riguarda il gusto le differenze in questo primo anno di sperimentazione non erano evidenziabili.
Nell’autunno 1927 entrambe le parcelle sono state trinciate (erpicate ) e sarchiate senza lavorazione del terreno.
La parcella A è stata concimata una sola volta con il concime minerale urea-fosforo-potassio nella dose 10g/10 l/ mq. La parcella B è stata concimata una sola volta con il preparato da spruzzo 501.
La raccolta è iniziata il 30 giugno e si è protratta fino al 30 luglio, producendo in totale 171 Pfd (85,5 kg) e 300g nella parcella A, 201 Pfd (100,5 kg) e 350g nella parcella B.
La parte coltivata con metodo biologico-biodinamico ha reso quindi 30 Pfd (15 kg) e 50 g in più di quello concimato con metodo convenzionale.
Nel complesso la produzione di entrambe le parcelle è notevolmente diminuita rispetto all’anno precedente, ma bisogna tener presente che il secondo anno di produzione è sempre di gran lunga il più abbondante e che il 1927 era per noi il secondo anno di raccolta.
Il 1928 cominciò a mostrare qualche piccola differenza nella qualità delle fragole: l’impressione comune era che le fragole coltivate con metodo biodinamico fossero più dure, più resistenti e di un rosso un po’ più scuro. Inoltre le foglie delle fragole della parcella A apparivano più scure tendenti al blu, mentre quelle della parcella B avevano foglie più chiare e tendenti al giallo–verde.
In autunno entrambe le parcelle sono state trinciate, sarchiate e questa volta zappate. A dire il vero sarebbe stato il momento di espiantare entrambe i campi dato che l’autunno successivo non avremmo ottenuto un raccolto degno di nota, ma dato che non avevamo particolari necessità, abbiamo lasciato stare le fragole.
Nel 1929 abbiamo concimato la parcella A con delle scorie Thomas 25 g /mq e prima della fioritura abbiamo sparso il concime urea-potassio-fosforo 10g/10 l/ mq.
La parcella B è stata trattata prima della fioritura con il preparato da spruzzo 500, dopo la comparsa dei frutti con il preparato da spruzzo 501.
La differenza di colore delle foglie in questo anno si era fatta più evidente, tanto che molti dei nostri visitatori pensavano si trattasse di specie diverse. In quella estate molto secca del 1929 ho osservato di persona e con meticolosità entrambe le parcelle. La B appariva ogni mattina più umida di rugiada rispetto alla A. In alcuni casi in cui non avevamo per nulla irrigato o irrigato minimamente, la parcella B appariva sempre più umida. Questo sicuramente non poteva essere dovuto alla posizione, dato che le due parcelle erano una a fianco dell’altra e con identica esposizione. Purtroppo non mi è stato possibile proseguire questo tipo di osservazione l’anno successivo, dato che l’estate del 1930 è stata molto umida e piovosa.
La stagione di raccolta del 1929 iniziò in entrambe le parti il 21 giugno e si protrasse sino al 19 luglio producendo in totale 160 Pfd (80 kg) e 80 g nella parcella A, 163 pfd (81,5 kg) e 450 g. quindi la parte coltivata con metodo biologico biodinamico ha prodotto 3 Pfd (1,5kg) e 80g in più.
Per comprendere meglio il risultato segue un grafico riassuntivo di tutte e tre le annate.
All’inizio di agosto del 1929 sono stati estirpati entrambe i campi di fragole. Durante la vangatura e l’erpicatura (rastrellatura) si è evidenziata una notevole diversità nella struttura del suolo: il pezzo coltivato per tre anni con metodo biologico biodinamico, trattato solo con i due preparati da spruzzo, era molto più soffice e si sbriciolava molto più facilmente di quello concimato con concime minerale.
Questa differenza era stata percepita dai due contadini che avevano vangato e rastrellato le due parcelle e che nulla sapevano della sperimentazione che su di esse era in corso, tanto che la lavorazione della parcella B ha richiesto un terzo del tempo rispetto alla A.
Nella parcella A è stato interrato del letame stagionato e ben decomposto di cavallo, quindi 19 giorni prima della semina è stato aggiunto il concime urea-potassio-fosforo nella quantità di 10g/10 l acqua/mq.
Nella parcella B è stato interrato in ugual modo lo stesso letame di cavallo, che era stato compostato ed aveva ricevuto i preparati dal 501 al 507, inoltre prima della semina è stato spruzzato il preparato 500.
Il 16 di agosto in entrambe le parcelle sono stati seminati degli spinaci della qualità a canestro, a cesto, giuliana e gigante.
Eravamo consapevoli del fatto che avremmo ottenuto uno scarso raccolto dato che, dopo le fragole che impoveriscono molto il terreno, avevamo concimato poco e oltre a ciò, gli spinaci sono considerati un tipo di verdura che sfrutta molto il terreno.
A tutte queste difficoltà si aggiunse quella della terribile siccità e aridità che ci ha colpito a fine estate e inizio autunno 1929. Non è stato possibile irrigare la maggior parte dei semi non germinò nemmeno. Ma nonostante tutto, gli spinaci della parcella B apparivano in migliori condizioni di quelli della parcella A. Le foto di seguito sono state scattate entrambe il 12 ottobre 1929
A prima vista sembrerebbe trattarsi di due qualità diverse, ma non è così: sono tutte e due della specie a canestro..
Mentre le piante della parcella B sono vitali e sembra siano in buona salute, osservando le piante della parcella A si ha la sensazione che manchi loro la forza vitale. Tale differenza era ancora più evidente osservandole dal vero.
Di fronte alle due parcelle si rimaneva profondamente sconcertati e veniva istintivo chiedersi: come è possibile tutto questo? Dove andremo a finire utilizzando nelle nostre colture i concimi chimici?
La raccolta di inizio anno 1930 mostrò una monta del seme più precoce negli spinaci della parcella A, i quali si presentavano molto più amari al gusto degli spinaci della parcella B.
Abbiamo infine vangato entrambe le parcelle e qui si mostrò ancora più evidente, rispetto all’autunno 1929, la differenza strutturale del terreno: la parcella B era molto più soffice della A.
Quest’ultima non era addirittura erpicabile, tanto che si è dovuto intervenire con la zappa per spaccare le zolle della vangatura prima di entrare con l’erpice.
Per di più nella parcella B in autunno non era più evidenziabile alcuna traccia del letame, mentre nella parcella A si rinvenivano ancora tracce scure di letame.
Il 15 giugno in tutte e due i campi furono seminati dei fagioli usando ovviamente la stessa qualità di semi per entrambe le parcelle. Abbiamo seminato dei fagioli nani “saxa” e “Parigi” comprati presso l’azienda orticola biodinamica Waleda A-G. Oltre a questi abbiamo seminato dei fagioli rampicanti della qualità “fenomeno” e “fiore rosso d’Arabia” prodotti dall’azienda Karl Pabst.
La parcella Avenne trattata 10 giorni prima della semina con il concime urea-potassio-fosforo, 10g/10 l/mq. Lo stesso trattamento venne ripetuto prima di rincalzare.
La parcella B venne spruzzata con il preparato 500 subito prima della semina. Prima di rincalzare venne nuovamente spruzzato il preparato 500 e prima della fioritura il preparato 501.
Il periodo successivo alla semina fu molto secco. Entrambe le parcelle furono irrigate abbondantemente più di una volta.
Poi iniziarono le piogge, così abbondanti, che ogni contadino e orticoltore della zona ricorda ancora adesso.
Eravamo partiti con l’intenzione di lasciare maturare bene il raccolto, ma dalle nostre parti questo è possibile solo quando il clima è particolarmente favorevole e non in una estate così piovosa. Abbiamo raccolto i fagioli nonostante fossero ancora immaturi. Il raccolto, da un punto di vista quantitativo, è risultato identico per il fagiolo nano nelle parcelle A e B come pure per i fagioli rampicanti della qualità “fenomeno”, mentre la qualità “fiore rosso d’Arabia” aveva prodotto un terzo in più nella parcella B rispetto alla A.
Si può comprendere meglio questo risultato se si pensa all’abbondante pioggia caduta e al fatto che i concimi chimici minerali potenziano la loro efficacia con la presenza di molta acqua.
Ma quando il 18 agosto si è iniziato il raccolto della qualità “Parigi”, è apparso evidente che i fagioli della parcella A presentavano numerose macchie di ruggine. Alcune piante ne erano completamente coperte, mentre nella parcella B le macchie comparivano sporadicamente.
Abbiamo infine organizzato delle prove di degustazione alla cieca per tutte e quattro le tipologie di fagioli separatamente e per ognuna delle due parcelle. Abbiamo riposto i fagioli conservati in parte in barattoli di vetro e in parte in scatolette di latta. In più una parte dei fagioli sono stati degustati crudi.
Il risultato è stato una netta preferenza per i fagioli prodotti con metodo biologico-biodinamico, preferenza particolarmente evidente per i fagioli conservati. I fagioli coltivati con il metodo convenzionale sono stati complessivamente disprezzati.
E importante sottolineare che la maggior parte delle persone che hanno preso parte alla degustazione non erano a conoscenza della nostra sperimentazione.
Rimango a disposizione per le vostre libere riflessioni e commenti.