Cellulare e cancro: la Corte di Cassazione riconosce il legame

Il cellulare può provocare il cancro. Lo ha stabilito, con una sentenza storica, la Corte di Cassazione, sezione lavoro, che ha dato ragione all’ex dirigente d’azienda Innocente Marcolini, 60 enne di Carpendolo. Secondo i giudici della Cassazione è stato l’uso continuo del cellulare per motivi di lavoro a determinare l’insorgenza del tumore benigno al nervo trigemino. La Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di una malattia professionale e per questo ha respinto il ricorso dell’Inail costretta a versare al dirigente una pensione per una invalidità all’80%.
Innocente Marcolini era responsabile commerciale di una multinazionale e per lavoro passava al telefono (cordless o cellulare) una media di 5-6 ore al giorno. Una mattina si è accorto di uno strano formicolio. Nel 2002 gli viene diagnosticato un tumore benigno al trigemino sinistro.
Marcolini si sottopone dunque ad un intervento ma anche dopo l’operazione il dolore non lo abbandona. Il manager chiede dunque una pensione di invalidità professionale. L’Inail la nega. Marcolini fa ricorso e il tribunale di appello di Brescia gli dà ragione. L’Inail si oppone a questo punto in Cassazione. Il 12 ottobre la corte suprema deposita la sentenza in cui stabilisce che la causa dell’invalidità del manager è proprio l’utilizzo del telefono.
“La mia non è una battaglia personale – spiega Marcolini – ma volevo solo che venisse riconosciuto il legame che c’era tra la mia malattia e l’uso del cellulare e del cordless. Volevo che questo problema diventasse di dominio pubblico perché molte persone non sanno ancora il rischio che corrono parlando a lungo al cellulare senza utilizzare l’auricolare, oppure tenendolo infilato nella tasca dei pantaloni”.
Fonte: informasalus.it

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