Cavolo Nero

Nome scientifico: Brassica oleracea L. var. acephala sabellica

Famiglia: Cruciferae – Brassicaceae

Breve storia e note botaniche sulla pianta
Il Cavolo nero crespo o Cavolo Toscano (Brassica oleracea var. acephala sabellica) appartiene alla famiglia delle Cruciferae – Brassicaceae,  tribù: Brassiceae –. Specie: Brassica oleracea L. var. acephala sabellica: come si intuisce appunto dal nome della varietà, a differenza di altri cavoli, non produce una testa compatta, ma sviluppa lunghe foglie.
Presenta fusto eretto, alto fino a 1 metro, con foglie di color verde scuro, rugose e bollose.
È una pianta di origine antichissima coltivata soprattutto in Toscana, nella preparazione della famosa “ribollita”.
La parte commestibile è costituita dalle foglie, rese più tenere e saporite dalle prime gelate, anche se si può coltivare e consumare praticamente tutto l’anno.

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Esigenze
Il cavolo nero è una pianta particolarmente resistente al freddo e alle gelate, dalle quali spesso trae giovamento in quanto possono renderla più tenera migliorandone il sapore.
È caratterizzato da una notevole resistenza al freddo (fino a -10° C).
Si adatta bene a tutti i tipi di terreno, purché siano ben drenati. Ideale è la coltivazione in terreni profondi, aerati e freschi, ben dotati di sostanza organica e con pH intorno alla neutralità.

Tempi di semina e trapianto
Vengono utilizzate piantine allevate in vivaio in contenitori alveolati  o a radice nuda (semina fra aprile-maggio) e successivamente trapiantate dopo 40-50 giorni, allorché le piantine hanno emesso la quinta fogliolina. Ottimo l’avvicendamento con legumonise.
I sesti sono 70-80 cm tra le file e 50-60 cm sulla fila.

Lavorazioni
Richiedono lavorazioni profonde del terreno per agevolare lo sviluppo dell’apparato radicale.

Fertilizzazione
La coltura si avvantaggia notevolmente della concimazione organica.

Prodotti
Si commercializzano le foglie, vengono utilizzate le superiori e i giovani germogli che si formano sul fusto e sui rami.

Cure culturali
Il controllo delle erbe spontanee si può effettuare con sarchiature, pacciamatura e irrigazione localizzata oltre a una corretta rotazione colturale.
E’ importante eliminare i residui colturali a fine ciclo.

Irrigazione
La coltura necessita di irrigazioni al trapianto e nella fase iniziale di crescita, con interventi frequenti ma moderati.

Avversità
Il cavolo nero non è particolarmente suscettibile alle malattie fungine e tra i parassiti animali solo la cavolaia può costituire un problema tale da giustificare interventi.
Tra le malattie fungine ricordiamo l’Alternariosi (Alternaria brassicae), l’Ernia delle crucifere (Plasmodiophora brassicae), i marciumi basali (Sclerotinia spp., Rhizoctonia solani, Phoma lingam), l’oidio (causato da Erysiphe cruciferarum) e la peronospora (Peronospora brassicae, Peronospora parassitica). Sensibile anche ad alcune batteriosi (Xanthomonas campestris, Erwinia carotovora).
I parassiti animali più importanti sono gli afidi (Myzus persicae, Brevicoryne brassicae), le Nottue, Cavolaie (Mamestra brassicae, Mamestra oleracea, Pieris brassicae), le elateridi (Agriotes spp.), l’altica (Phyllotreta spp.), i punteruoli (Baris spp., Ceuthorrhyncus spp.) e la mosca del cavolo (Delia radicum).

Prodotti per la difesa
La peronospora può essere ostacolata con spruzzature di decotto di equiseto.
L’Ernia delle crucifere e numerosi marciumi basali e batteriosi sono fortemente limitati da corrette rotazioni (evitare la coltivazione di qualsiasi crucifera per 3-4 anni sullo stesso appezzamento), dalla distribuzione di litotamnio sul terreno prima del trapianto e dalle spruzzature di decotto di equiseto.
Per il controllo di nottue e cavolaia si può impiegare il Bacillus thuringiensis e l’olio di neem.
L’altica può costituire un grave problema soprattutto in caso di terreni compatti e asciutti; può essere contenuta in piccoli orti con rami di ginestra e spolverando la vegetazione con litotamnio e bentonite. In caso di forti attacchi ricorrere al piretro.
Il controllo della mosca del cavolo è soprattutto preventivo e consiste essenzialmente nella distruzione dei residui della vegetazione, asportando eventualmente anche il pane di terra circostante. Delle intrasemine per esempio con trifoglio ne ostacolano l’ovideposizione.

Produzione e raccolta
Il ciclo produttivo del cavolo nero è piuttosto variabile e dipende in buona misura dalla varietà più o meno precoce che si è deciso di coltivare, ma in genere non si raccoglie prima di un centinaio di giorni almeno. La produzione media per metro quadro si aggira intorno ai 2-2,5 Kg.

Valori nutrizionali
Il cavolo nero, come gli altri cavoli, è molto ricco in vitamina A, vitamina C, vitamina K (importante per la coagulazione del sangue) e di elementi minerali come potassio, fosforo, ferro, calcio, zolfo (responsabile anche del caratteristico odore percepibile durante la cottura). È a basso apporto calorico. È da considerarsi protettivo nei confronti di alcuni tumori, soprattutto quelli dell’apparato digerente ed urinario. Il decotto di foglie di cavolo aiuta a combattere bronchiti ed asma nonchè malattie dell’apparato gastrodigerente. L’acqua di cottura è ricca in zolfo ed è utilizzata per la cura di eczemi ed infiammazioni. Il succo di cavolo è molto utile anche per combattere la stipsi.
Alcuni studiosi, sostengono che il mix unico dei suoi nutrienti, oltre ad avere effetti sulla salute, aiuti anche a contrastare la tristezza tipica del cambio di stagione.

Famiglia e varietà
La varietà Nero Lancinato di Toscana comprende delle selezioni precoci e normali/tardive.

Biodimamica
Oltre all’irrorazione dei preparati da spruzzo all’impianto e in produzione, l’apporto di sostanza organica ben compostata tramite cumulo biodinamico consente di limitare squilibri nella crescita.
È consigliabile eseguire l’inzaffardatura del materiale di propagazione con terra mescolata a cornoletame 500 o con pasta per tronchi biodinamica diluita o semplicemente con una poltiglia argillosa.
USO DEL CALENDARIO BIODINAMICO
Per preservare la qualità e serbevolezza effettuare la raccolta in giorni di foglie.

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