Calendula

Nome Scientifico:  Calendula officinalis

Famiglia: Composite

Breve storia e note botaniche sulla pianta
La Calendula è una pianta annuale presente allo stato spontaneo in tutta la zona del bacino del Mediterraneo, la si può incontrare nei prati incolti, nei bordi delle strade e può raggiungere i 600 metri d’altitudine se l’esposizione è favorevole. E’ stata esportata nel nord Europa, in Asia e anche nel continente americano principalmente come pianta ornamentale anzichè per le sue virtù medicinali veramente importanti. Si ritiene che tutti i tipi di calendula siano derivati da un’unica specie, la C. arvensis.
Allo stato spontaneo raggiunge anche 80 cm di altezza, mentre in coltura non supera i 30-60 cm.
È una specie polimorfa, spesso molto ramificata con fusti striati e robusti, in genere caratterizzati da una folta peluria. La radice è di tipo fittonante, anche se non molto profonda (circa 20 cm). Le foglie sono alterne e sessili, arrotondate o acute, generalmente pubescenti. Quelle inferiori sono più tozze e disposte a rosetta mentre le superiori risultano più lanceolate.
I fiori (capolini di 3-7 cm di diametro) presentano un colore che va dall’arancione al giallo pallido fin quasi al bianco e sono raccolti nel periodo che va da giugno a novembre. Ogni pianta ne può produrre fino a oltre 60 per anno se ben nutrita. I frutti sono acheni curvi, tozzi e spinosi, con almeno tre tipologie prevalenti: alati, a falce e ad anello. A seconda delle varietà il peso di 1000 semi può variare fra gli 8 e i 15 g.

Famiglia e varietà
Il genere Calendula appartiene alla famiglia delle Asteracee, comprende una trentina di specie e tra queste segnaliamo:
Calendula officinalis: è la specie più conosciuta e diffusa. I fiori hanno una colorazione che va dal giallo, all’arancio al bianco. Esistono numerosissime varietà sia ornamentali che officinali che si differenziano per le diverse dimensioni dei fiori, per il loro colore, per la taglia (varietà nane) e per la lunghezza dello stelo fiorale (varietà da fiore reciso). Fra quelle maggiormente indicate per l’impiego officinale si ricordano la Erfurter Orangefarbige (semplice e doppia), la Kablauna Orange e la Gitana Orange.
Calendula arvensis: è la specie che ritroviamo spontanea nei nostri prati. I fiori sono gialli o aranciati, foglie alterne e ricoperte da una densa peluria. Fiorisce da giugno fino a novembre.

Esigenze pedoclimatiche
La calendula si adatta a diversi ambienti e terreni grazie alla sua rusticità, con una buona esposizione può essere coltivata anche in collina fino a 600 m di altitudine. L’optimum di vegetazione è compreso tra i 20-30 °C .
Predilige i terreni ricchi di sostanza organica e i substrati ben areati e drenati, in quanto teme i ristagni, ma non deve essere mai sottoposta a stress idrico.
E’ preferibile non ripetere la coltura sullo stesso terreno per almeno 4-5 anni.

Tempi di semina e trapianto
Poiché Calendula officinalis L. resiste a temperature fino a -2 °C, è possibile effettuare una semina autunnale in modo da anticipare la fioritura e ottenere capolini più grandi e rese più elevate.
In Italia settentrionale si esegue la semina primaverile a partire dal mese di aprile con un sesto di impianto di circa 5-8 piante per metro quadrato e con un’interfila di 45 o 75 cm in funzione della seminatrice e delle macchine disponibili (le seminatrici per le orticole vanno benissimo). La quantità di seme da impiegare è compresa tra i 2 e 4 kg/ha a seconda delle varietà. Nelle coltivazioni allestite a scopo ornamentale può essere effettuato il trapianto in aprile-maggio dopo aver prodotto le piantine in semenzaio.
La durata del ciclo biologico della calendula è di circa 80-120 giorni dal momento della semina. La completa germinazione avviene in due settimane, dopo 25 giorni si ha formazione dei bottoni fiorali, dopo altri 30-50 giorni completa fioritura (che può protrarsi per 20-30 giorni e più) e, infine, maturazione del seme dopo altri 15 giorni. A causa della scalarità di fioritura si trovano sulla stessa pianta semi ormai maturi e boccioli fiorali. Le semine possono essere effettuate in semenzaio a partire da fine febbraio ad aprile, mentre il trapianto si potrà effettuare tra maggio e metà giugno quando le piantine hanno raggiunto un’altezza di 12-15 cm (potando foglie e radici), mantenendo una distanza di circa 35 cm tra le file e 20 cm sulla fila.

Fertilizzazioni
La calendula è una specie esigente nei riguardi di fosforo e potassio che presentano effetti positivi sulla resa in capolini. L’apporto di azoto deve essere invece modesto in quanto deprime la produzione di fiori e favorisce lo sviluppo delle foglie. Poiché la pianta si avvantaggia della presenza di sostanza organica, se disponibile, si può apportare al terreno anche letame (30-40 t/ha).

Cure colturali ed irrigazione
Non necessita particolari cure colturali, il contenimento delle malerbe può essere effettuato durante la coltura con sarchiature meccaniche nell’interfila a cominciare da dopo l’emergenza ed eventualmente scerbature manuali sulla fila. In alcuni casi, specialmente per le ornamentali, è possibile ricorrere alla pacciamatura con materiali plastici o residui vegetali, ma il costo colturale tende ad aumentare sensibilmente.
Per quanto riguarda l’irrigazione nella fase di trapianto e prima della raccolta (se necessario) queste sono fondamentali, mentre durante il ciclo vegetativo saranno influenzate dall’andamento climatico, è possibile effettuare poche ma importanti bagnature che complessivamente sono circa 5 in totale.

Avversità
Fra le patologie più importanti si possono ricordare: Sphaerotheca fuliginea (oidio della calendula), che colpisce soprattutto l’apparato fogliare provocando ingiallimento e disseccamento delle parti verdi; Entyloma calendulae, che attacca soprattutto i rami e si manifesta prima con macchie giallo-verdi e poi brune; Erysiphae cichoracearum e Alternaria calendulae, che danneggiano l’apparato fogliare; Cercospora calendulae, che causa il mancato accrescimento e il deperimento della pianta e inoltre forma macchie circolari di colore grigio.

Quanto agli insetti, le piantine possono essere attaccate da elateridi (Agrostis sp.) e le piante adulte dalla nottua del tabacco (Noctua pronuba L.), da afidi e da aleurodidi. Rame e zolfo possono contenere queste avversità.

Produzione e raccolta
La raccolta dei fiori viene effettuata manualmente effettuando più passaggi in campo, seguendo la scalarità di fioritura. I fiori una volta raccolti vanno disposti in strati di 15-20 cm in modo da evitare ammuffimenti.
Le rese ottenibili variano a seconda del prodotto. Per il fiore essiccato rese realistiche sono comprese fra gli 800 e i 1.500 kg/ha di capolini selezionati essiccati. Per la parte aerea essiccata destinata a estrazione (fiori, gambo e foglia) un ettaro può dare fino a 3.500 kg di prodotto in condizioni irrigue con 2-3 tagli. La resa in seme può raggiungere i 600-800 kg/ha.

Valori nutrizionali
Fin dall’antichità la calendula è conosciuta soprattutto per le sue proprietà antinfiammatorie e vulnerarie, ed è per questo largamente usata in molti preparati a uso topico.
La calendula possiede un fitocomplesso molto studiato e ricco di sostanze. Preponderanti sono i derivati triterpenici; i saponosidi come i glicosidi dell’acido oleanico, infatti, rappresentano dal 2 al 10% del peso secco dei fiori. Importante il contenuto di carotenoidi (1,5% p.s.) , tra cui β-carotene, licopene, luteina e xantine in genere, responsabili del colore giallo-arancio dei fiori.Presenti sono pure i flavonoidi, come i glucosidi dell’isoramnetina.    Interessante anche il contenuto in oli essenziali, che nei fiori freschi è pari allo 0,03%, mentre nelle foglie raggiunge lo 0,7%.
Altre proprietà importanti sono quelle antimicrobica, immunomodulante, ipolipemizzante e antiulcera.
Sono state inoltre dimostrate attività antitumorale, bradicardica, coleretica, vasoprotettrice e spermicida.

Biodinamica
Consigliamo giorni di fiore per la semina, la raccolta e le lavorazioni, se si esegue trapianto immergere le radici in acqua dinamizzata con 500 (cornoletame) o spruzzare del 500 nei solchi, questo favorirà una forte stimolazione al radicamento.
Il cornosilice (501) è indicato per l’incremento nella resa qualitativa delle infiorescenze (contenuto di fitocomplesso). Per contrastare le crittogame consigliamo irrigazioni ponderate (no ristagni idrici), un sesto d’impianto che consenta una buona areazione e l’utilizzo di equiseto.

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