L’azione della silice in agricoltura con l’uso del 501, o cornosilice, ideato del 1923 da R. Steiner, non è ancora ben chiara a tutti.
Il 501 è il veicolatore, o meglio ancora, amplificatore e materializzatore della luce e calore per le piante , ideato genialmente da Rudolf Steiner quando nessun ricercatore agrario aveva ancora pensato che la silice, essendo un minerale molto giovane (700.000 anni) è di fatto una luce materializzata, “incantata” e dopo la dinamizzazione, con i suoni creativi dell’alba, si spruzza finissima in alto, in modo che ricada, come una pellicola sopra la pianta e serve per RIFLETTERE ed INGRANDIRE con i tantissimi piccolissimi microcristalli di silice, l’azione della luce e del calore (forma) accompagnando la creazione dei pensieri della pianta: foglie, fiori e frutti.
Recentissimi studi agronomici, al di fuori della biodinamica con prodotti fitostimolanti a base di silicio hanno dimostrato una notevole azione di miglioramento di alcuni aspetti fisiologici, come l’efficienza fotosintetica, la resistenza agli stress biotici ed abiotici, ed anche ottimi risultati sui parametri qualitativi della frutta e dell’uva e del vino: la differenza fra il 501 e i fitostimolanti a base di silicio sta nel fatto che il 501 costa 10€ ad ettaro mentre i fitostimolanti a bade si silicio costano almeno 10 volte di più ed agiscono molto meno bene …
Mentre il 500 agisce in maniera opposta, porta stimolo alla crescita radicale e si usa di sera con goccia grossa, pesante su terreno umido.
Si può dire che il 500 raffina la sostanza ed il 501 materializza la luce e per aumentare e favorire questo secondo processo serve unire lo zolfo (510), come diceva R. Steiner “dove la luce diventa materia si bagna le dita nello zolfo” e quando forma e sostanza si incontrano nella pianta si crea la perfetta armonia tra cielo e terra, ovvero il fiore ed il frutto.
Nel biologico si lavora abbastanza bene sulla sostanza, in biodinamica si processa la sostanza col 500, ma mente nel biologico non ci sono prodotti per materializzare ed aumentare la qualità della luce e del calore, nella stessa agricoltura biodinamica non si è ancora compresa bene l’azione e la formazione della pianta attraverso la luce e del calore (501): tanto che la biodinamica che si rifà ad A. Podolisky dice che il 501 va usato con molta attenzione e solo dopo diversi anni che si usa il 500, cosa sulla quale io non sono assolutamente d’accordo.
La pianta è costituita per il 90% da “luce materializzata” che la pianta assorbe dall’aria attraverso le foglie (C, H, O, N e S) e serve che l’agricoltore sappia accompagnare e sostenere questo gesto quando è carente o quando è troppo forte, ed il 501 ne è lo strumento necessario ed indispensabile.
Il 500 anche se lo può sembrare, NON è un macerato, in quanto il macerato è costituito da erbe digerite ed astralizzate dall’animale (animalizzate o animizzate) ed ha una forte azione tellurica specifica con un carico di suoni o vibrazioni di Luna, Mercurio e Venere agenti nel Sole invernale,
Un macerato di erbe è LUCE vegetale condensata disciolta in una azione acquosa e non attraversa un processo animale come la fatta: il 500 NON è luce per le foglie, ma semmai luce (semplificata o vitalizzata) per le radici; infatti se si sparge il cornoletame sulle foglie, soprattutto con umidità e freddo, si rischia di portare e creare azioni fungine (tipiche delle radici) sulle foglie.
Si potrebbe dire che la tisana (e meno il macerato) assomiglia un po’ di più ad un piccolo e specifico 501, perché si accompagna la liberazione della “specifica luce” raccolta dalla pianta con un’azione forte di calore.
Il 501 secondo me va usato sulle piante a legno almeno due o tre volte all’anno, che possono diventare anche 6 fino a 10 se il tempo è molto umido e piovoso.
Va ricordato cosa disse a proposito del cornosilice R. Steiner ad E. Pfeiffer:
“Riguardo all’utilizzo del preparato di cornosilice il dottor Steiner disse che sarebbe anche stato possibile utilizzare un frammento di quarzo delle dimensioni di un fagiolo da inglobare e lavorare con della terra presa dal campo sul quale successivamente il preparato sarebbe stato utilizzato. Quanto ottenuto sarebbe stato il ripieno del corno. Prendendo una piccola parte del contenuto del corno, diluendola in acqua e dinamizzandola si sarebbe ottenuta una mistura contenente una quantità sufficiente di radiazione del silicio.” Questa autorevole affermazione potrebbe essere una semplice e chiara risposta alle obiezioni sul non usare silice quando fa troppo caldo, e ce ne sono anche molte altre: diminuire la dose, usare corno equiseto, usare al posto della silice, l’ortoclasio od il fedelspato, o gli altri 12 silicati associati ai segni zodiacali che ho allestito e stiamo sperimentando.
E per aggiungere un altro dato di riflessione sulla complessa ma importante ed insostituibile azione del 501 vorrei ricordare cosa scrisse H. Finsterlin nel suo importante libro “I preparati biodinamici” stampato da Agri.Bio Edizioni: “I due cornopreparati, e quindi il cornoletame (preparato numero 500) e il cornosilice (preparato numero 501) altro non sono che entrambi dei preparati della silice, come andremo a dimostrare (i cosiddetti preparati ad aggiunta di compost sono invece dei preparati di calcio, potassio, magnesio, ferro o zolfo, come si può ben vedere nella loro descrizione). Essi sono preposti alla stimolazione del processo della silice, che è il processo eterico dell’influsso dell’etere cosmico della vita e dell’etere del suono cosmico (etere chimico). Ecco perché si usa il preparato del cornoletame poco prima o poco dopo la semina del terreno, perché con esso si stimola il processo di formazione delle radici, che porta successivamente anche ad un accrescimento dell’apparato fogliare. Solo quando lo sviluppo delle foglie è già avanzato si può utilizzare il preparato cornosilice. La pianta si sviluppa e cresce lentamente, sbocciando dalle regioni degli eteri del chimismo e della vita ed entrando nelle regioni in cui hanno più effetto gli eteri della luce e del calore. Occorre però che il flusso dell’etere della vita non si interrompa del tutto, ma deve anzi continuare a fluire, benché adattandosi a quello dell’etere della luce e del calore. Questo flusso continuativo, anche se meno intenso quantitativamente, dona tinte più brillanti ai petali, più polpa ai frutti e più gusto alla polpa dei frutti, più amido ai chicchi dei cereali e via di seguito.
Nelle piante coltivate, il processo di crescita e di maturazione deve essere accompagnato più che in altre piante selvatiche. La maturazione è in relazione con l’appassire e il rinsecchire delle parti superiori delle piante. E’ quindi una tendenza naturale il fatto che la pianta cominci a morire e non generi più fibra, diventando paglia e ramaglia. Ma noi per nutrirci abbiamo bisogno di sostanze più fini, di carboidrati che non siano maturati fino a diventare cellulosa, ma che si siano fermati in uno stadio precedente di formazione dell’amido, dell’olio o dello zucchero. Le piante dovrebbero produrre grandi quantità di queste sostanze, magari anche di buon sapore. In altre parole i frutti devono essere di qualità. Tanto più siamo in grado di far fluire verso l’alto gli eteri silicei, l’etere della vita e l’etere del suono, tanto più i nostri fiori saranno belli ed i frutti gustosi e nutrienti.”
Questo passo di H. Finsterlin ci da molti punti di meditazione e di studio sull’azione degli eteri che vengono sollecitati dall’azione dei preparati biodinamici.
Fra l’altro entro fine anno uscirà un libro molto importante per comprendere i silicati e la loro azione scritto da Walter Cloos dal titolo “Piccolo manuale delle pietre preziose”.
Studiamo ed usiamo con consapevolezza, coscienza ed attenzione la silice, perchè come dice chiaramente il nome “SI – LI – C’E’ (LA VITA)!”
Ivo Bertaina
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