Il cornosilice (501) è un preparato oggi troppo poco usato e molto spesso non correttamente irrorato ed è decisamente molto importante usarlo bene in questo periodo estivo ed autunnale, soprattutto in questi anni quando l’etere di luce non arriva più bene sulla Terra ed è molto disturbato da tutti gli effetti elettromagnetici e dalla radioattività latente (ma potente!). Queste problematiche le sollevava, inascoltato dagli stessi biodinamici, E. Pfeiffer già nel 1958!
Mentre il cornoletame (500) si spruzza a goccia grande (pesantezza) alla sera con terreno umido e lavora sul ponderabile, il cornosilice (501) lavora nel campo opposto, nell’imponderabile, si spruzza all’alba e sia nella dinamizzazione che soprattutto nella spruzzatura deve avere caratteristiche completamente diverse, direi immateriali.
Nella spruzzatura il cornosilice deve assolutamente abbandonare la pesantezza della materia ed avvolgere “il ventre” della pianta, ovvero la parte aerea (foglie, fiore e frutto) come un vero e proprio manto di luce immateriale e così rifrangere ed amplificare l’azione della luce e dei suoni cosmici in modo che risuoni tutto il Cosmo nella parte aerea (morta) della pianta, facendola “risorgere” ed assurgere creando nuove forme e nuovi suoni (pensieri manifesti, ovvero frutti).
Per questo motivo tutti i cornosilicati non vanno spruzzati MAI direttamente sulla pianta, come quando si spruzza per esempio un rame, uno zolfo o un qualsiasi macerato, ma deve ricadere naturalmente e dolcemente partendo dall’alto, da sopra la pianta stessa, senza peso, come una carezza, come una nebbia sospesa ed impalpabile di finissime e quasi invisibili perle di cristalli che avvolge e penetra nella parte aerea della pianta restando in una specie di sospensione, senza peso, con una sostanza eterea finissima che rasenta l’imponderabile.
Quindi nella spruzzatura occorre fare molta attenzione al vento, che disturba e svia questa delicata operazione, ai rumori che mai come in questo caso allontanano, alterano e disturbano l’etere del suono e della luce, ed occorre farlo cogliendo la prima tenera luce dell’alba, i primi suoni formatori, che sono stati prima percepiti e rifranti nel mattutino canto degli uccelli uniti alla leggera umidità delle ondine che accompagna e fa risuonare ed amplifica questi importanti suoni cosmici formatori. Gli uccelli durante la primavera – estate con il loro canto precedono e accompagnano l’arrivo dell’etere della luce e ci fanno comprendere che la vita nasce dall’unione dell’etere del suono e quello della luce. Per fare questo l’acqua nebulizzata non andrebbe mai pressata oltre 5 o 6 atmosfere, o bar ed il cornosilice va spruzzato al mattino presto.
L’ideale sarebbe usare ottimi spruzzatori manuali od a batteria a 12 volt.
Non a caso una ricerca della FIBL svizzera, ente di ricerca agricolo, ha evidenziato con analisi fatte in diversi anni, che nei frutteti dove cantano gli uccelli la formazione di proteine vegetali è del 30% superiore a dove non vi è la loro presenza. Il cornosilice quindi accompagna ed amplifica o sostituisce, dove mancano, questi canti formatori, anche perchè il suono con la presenza di acqua, di umidità, si amplifica sette volte di più che nella materia fisica del suolo o dell’aria asciutta. E’ evidente come nel canto degli uccelli vi sia una presenza non solo dell’etere della luce, ma anche dell’etere del suono e dei numeri che agiscono combinati ed in sinergia per far sposare il Cosmo con la Terra.
Hugo Erbe nel suo importante ed unico libro “Hugo Erbe: preparati per l’aiuto degli esseri elementari in agricoltura biodinamica” edito da Agri.Bio Edizioni scrive ”Il cornoletame (500), preparato da spruzzo destinato alla terra, favorisce gnomi e ondine attivi nell’elemento ‘terrestre – umido’, mentre il cornosilice (501), preparato per il manto verde e la sfera floro frutticola che sta attorno, che alimenta in primo luogo silfidi e salamandre nell’elemento dell‘”aria – calore.” Ed in un passo più avanti specifica meglio che “Nello stesso modo, ma con il preparato cornosilice (501), si prepara l’alimentazione delle ondine e delle silfidi, rendendo il loro lavoro nelle foglie più allegro e vivace, per esempio durante i processi di assimilazione della luce. Il preparato di valeriana (507) si è dimostrato molto adatto per le salamandre, le aiuta quando si occupano dei fiori e dei semi. Se viene usato dinamizzato, aggiungendolo al preparato cornosilice durante l’ultimo quarta d’ora della dinamizzazione, e spruzzandolo sulle piante, si possono richiamare le salamandre ad impedire i danni di gelo.”
Ed ancora nello stesso testo troviamo questo importante passo “Apparve però incredibile ciò che Peter Vilter ci raccontò riguardo il modo in cui Hugo Erbe si occupava della generazione di sementi alimentari partendo dalle erbe selvatiche. Erbe aveva piantato delle bietole nello stesso campo assieme a della comune erba e bagnava ogni tanto entrambe con un liquido a cui aveva cantato, lui che discendeva da una famiglia di cantanti. Per cantare si era messo un panno in testa, si era piegato sul secchio che conteneva l’acqua, e aveva intonato delle note con precisi intervalli. Il risultato del raccolto dei semi avrebbe sorprendentemente mostrato dei granellini che, in barba ai dettami della botanica, faceva pensare a dell’endosperma (ndr. tessuto cellulare di riserva (albume), contenuto nel seme, che viene digerito dallo sporofito in accrescimento prima o dopo la maturazione del seme).”
Sempre H. Erbe diceva anche che spruzzare il cornosilice con lo spruzzatore anche a goccia fine era troppo grossolano e lui suggeriva che dopo aver dinamizzato il cornosilice in poca acqua, successivamente lo versava in un recipiente di vetro (silice) ed al mattino presto, con l’aria densa di umidità notturna e di luce fresca, mettendosi al centro del campo dove voleva spruzzare il 501, mettendosi un panno in testa, come quando si fanno i suffumigi cantava delle quinte ascendenti e discendenti muovendosi lentamente e facendo un giro completo su se stesso a 360°, prima in senso orario destrorso (cosmico) e poi in senso antiorario sinistrorso (terrestre) e fin dove arrivava la sua voce, attraverso l’etere del suono, arrivava anche l’azione del cornosilicato dinamizzato trasportato dall’etere del suono emesso dalla sua voce.
In questo modo le ondine presenti nel 501 dinamizzato e vivificato unite alle ondine presenti nel suono della voce consapevole e cosciente di chi canta creano forze formative nell’acqua che risuonano nell’aria attirando le loro omologhe sorelle cosmiche. In questo connubio e turbine di ondine e silfidi, come nei filamenti intrecciati del DNA, chi canta può inserire le sue personali silfidi ed ondine e dare le forme, suoni e qualità desiderate alle piante che desidera coltivare, migliorare ed ingentilire. L’esempio prima citato di Peter Wilter sull’uso dei suoni per creare nuove cultivar dalle erbe selvatiche è emblematico e nello stesso tempo semplice e geniale!
Lo scopo principale di un agricoltore è quello di far “sposare” l’etere del suono con l’etere della luce, dove l’officiante, il sacerdote è l’agricoltore stesso che svolge l’atto, il culto rappresenta l’etere del calore e la terra e le piante che sono il “talamo” dove le ondine e le silfidi si uniscono generando nuove forme rappresentano l’etere di vita. L’agricoltura biodinamica è l’unico modo oggi di coinvolgere sempre tutti gli eteri in ogni atto. Questo importante fatto (rito), questo connubio, si deve svolgere sia nell’allestimento, che nella dinamizzazione ed anche nella spruzzatura.
Se queste considerazioni geniali sull’uso del canto di Hugo Erbe vi faranno sorridere ricordo cosa scrisse profeticamente il suo amico Helmut Finsterlin nel 1980: “Uomini assopiti lasciarono che uno spirito come Hugo Erbe passasse loro accanto. Spiriti assopiti faranno sì che altre sfortune si abbattano sull’umanità.”
E se prima e dopo il rito ci ricordiamo anche di recitare un mantram adatto, l’azione collettiva e cosciente di esseri umani, Gerarchie Spirituali, esseri elementari e defunti diventa una vera e propria coppa che accoglie e condensa queste importanti azioni e forze.
Due parole ancora sui tempi indicati di uso dei cornosilicati:
- il momento migliore è il tempo di opposizione Luna – Saturno, il problema è che questa “finestra” accade solo un giorno al mese
- nei 2-3 giorni precedenti la Luna Piena
- in giorni di Luna Ascendente
- Maria Thun considerava migliori i giorni di trigoni di luce
- Se desidero creare nuove piante o nuovi semi anche i trigoni di acqua e di calore sono molto buoni
- In giorni di luce
- 20-25 giorni prima della raccolta
Questo per far comprendere come nell’usare i corno silicati deve entrare fortemente in gioco l’elemento artistico umano, che si esprime nel sentire, e questi esempi suggeriti desiderano solo essere delle prime immagini, dei prototipi per attivare in ognuno di noi, quell’umanizzazione che la Natura aspetta che le portiamo.
Ivo Bertaina
28 giugno 2022
Condividi su