Il canto gregoriano prese il nome da San Gregorio Magno che fu papa dal 590 al 614 d.C. Si dice che abbia ricevuto i canti dallo Spirito Santo nella forma di una colomba che si sedette sulla sua spalla e cantò al suo orecchio. Il canto gregoriano costituisce la più antica tradizione musicale dotata di annotazione della civiltà occidentale.
Apparve per la prima volta nel repertorio romano nei secoli V e VI, ma le sue origini possono essere fatte risalire ai primi secoli dopo la morte di Gesù Cristo nelle tradizioni liturgiche dei paesi del mediterraneo, dove i primi cristiani proseguirono ed elaborarono il canto dei Salmi degli Ebrei. San Gregorio riunì ed elaborò i canti composti da suore, monaci e sacerdoti appartenenti a colture diverse. Inoltre il canto gregoriano è il più antico esempio di armonia occidentale in cui i cantori passano a quinte parallele al di sopra della linea melodica. La quinta è il primo armonico che si manifesta in modo naturale e presenta un caratteristico suono aperto che genera un senso di potenza e di forza. Inizialmente i monaci cantavano all’unisono ma cantando in cattedrali e monasteri di pietra dotate di elevata risonanza udirono la quinta che emergeva in modo naturale come armonico al di sopra di una singola linea melodica. Ben presto iniziarono a cantare ciò che udivano …
Il ritmo del canto gregoriano è basato non su una rigorosa notazione del tempo ma sul corpo, secondo i ritmi naturali del respiro umano. I suoni vocalici prolungati guidano l’espirazione della bocca verso l’aria: Al-le-lu-ja! Quando cantiamo o ascoltiamo il canto gregoriano, noi rallentiamo per adeguarci a questo modo di ascoltare e respirare più rilassato. I nostri pensieri e persino i nostri ritmi cardiaci sono portati ad uno stato di tranquillità.
Il cristianesimo è una religione di ascensione, e la sua musica come la sua architettura riflettono tale vocazione. Nel canto l’interno del corpo produce il suono e fa risuonare l’interno dell’edificio. Tim Wilson è convinto che le ossa dei cantori “facciano vibrare le pareti della chiesa”, in modo tale che anche le stesse pareti cantino per risonanza. Quello che rende possibile tale risonanza è la durezza delle superfici tanto delle ossa quanto delle pareti della chiesa. Le ossa che cantano mettono in moto le pietre che cantano e “creano riflessi multipli delle frequenze superiori”. Questo genera “un senso di onnipresenza, un senso per cui il suono non proviene da una singola fonte identificabile, ma da tutto lo spazio circostante”.
Il cantore David Hykes dell’Harmonic Choir che ha cantato ed effettuato registrazioni nell’abbazia di Le Thoronet in Francia, considera l’abbazia stessa come un amplificatore. “Il canto è nello spazio”, mi disse. “Come l’Universo lo spazio è colmo di tutte le possibilità: Suonare in uno spazio sacro produce un senso di potenza e di grandezza, ma questo richiede un approccio improntato ad oggettività ed umiltà”. Potremmo chiederci: “Qual è la fonte della vibrazione? Da dove vengono queste vibrazioni? Con l’arte dell’ascolto diveniamo uno strumento assai più preciso per esplorare le differenti gradazioni dello spazio”.
Il canto è un modo di approdare al silenzio. L’ascolto è un modo di approdare alla preghiera. Hykes crede che “la finalità del canto gregoriano consista nel diventare sempre più silenziosi. I monaci cistercensi stavano in silenzio nella maggior parte della giornata. Avevano dei tempi liturgici per cantare, un incontro di un’ora con l’abate, e stavano in silenzio per il resto del tempo”. Egli afferma che, nell’accostarci ai riti sacri, “abbiamo bisogno di abbinare le vibrazioni dello spazio a corrispondenti porzioni di silenzio, di canto ed ancora di silenzio. Dio ci vuole tutti come organi di ascolto.”
Il canto gregoriano, inoltre nacque probabilmente dall’antica tradizione dei cori perpetui. Le leggende britanniche ed irlandesi parlano di uomini santi dell’epoca precristiana che cantavano ventiquattro ore al giorno e santificavano con il canto la loro società in modo da nutrire la Terra. Glastonbury, Stonehenge e Llantwit Major nel Galles meridionale sono tre siti menzionati nei tradizionali versi bardici. È interessante notare che essi sono equidistanti. John Michell, che ha scritto estesamente su questi temi, ritiene che originariamente ci fossero dodici cori perpetui in altrettanti siti disposti a cerchio. L’antico centro, Whiteleafed Oak, si trova in mezzo alle tre cattedrali di Gloucester, Hereford e Worcester, equidistanti anche esse. Oggi queste cattedrali ospitano a turno l’annuale Three Choirs Festival di Gran Bretagna.

Susan Elizabeth Hale

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