Siamo ormai nella primavera del 2007: un anno che si prefigura molto a rischio dopo un inverno senza neve.
È da tempo che si dice che il tempo non è più quello di una volta, ma forse anche l’uomo non è più quello di una volta…

Stiamo scoprendo che forse una delle cause del cambiamento del clima possa essere l’invasione di onde a bassa frequenza dei telefonini (circa un milione di frequenze al secondo) senza contare che l’uso del telefonino sull’uomo si sta rivelando una fonte di danni per la salute di eccezionale gravità, ma non bisogna fermare il progresso, e poi chi ha le azioni Telecom, etc. non vorrà mica rimetterci?
Siamo in una società così evoluta che oggi in Italia ogni famiglia ha almeno 3 telefonini ed un bambino di 10 anni che non lo abbia sembra un handicappato e poi a forza di comunicare ci dimentichiamo di comunicare con chi ci sta vicino col quale possiamo comunicare senza cellulare e magari con più emozioni e soddisfazione.
L’agricoltura in generale sembra una attività in crisi senza ritorno: pensando che l’agricoltura sia una attività come una industria si cerca ogni anno di poter avere prodotti sempre a prezzi più bassi facendo chiudere ogni anno migliaia di aziende agricole in Italia e non solo, dove si vuole arrivare? Alla scomparsa dell’agricoltura?
Se gli indizi non sono una variabile si direbbe di sì.
Ma poi cosa faremo senza una agricoltura nazionale o regionale?

Oggi conviene comperare i prodotti dall’estero a prezzi molto convenienti.
Ma l’agricoltura non è solo produzione ma anche mantenimento della terra, presenza sul territorio, salvaguardia forestale e tante altre cose che non sono considerate.
Anche il settore biologico risente di questa corsa al ribasso dei prezzi: per fare pasta di grano italiano abbiamo una riserva per un paio di mesi e poi è finita, perché questo?
Perché a forza di abbassare il prezzo del grano biologico molti agricoltori hanno smesso di seminare grano biologico perché non rende prendere il 30% in più di niente…
Anche nell’alimentazione si usano sempre meno prodotti freschi e sempre più prodotti trasformati di 4° o 5° gamma (insalate pronte con olio ed aceto, piatti pronti per il microonde etc,) perché non si ha tempo per uno degli atti più importanti che facciamo ogni giorno, alimentarci.
In genere il prodotto agricolo, tranne rari casi, ha perso completamente il collegamento con il territorio, con chi lo produce e come lo si produce: Nicolas Joli chiama queste variabili il musicista, lo strumento e il luogo (dove si suona) .
A poco a poco questi elementi sono sempre più stati oscurati dall’industria che (senza volere) ha annullato l’identità del produttore passato a vero servo della gleba.
Proprio per questo motivo come Agri.Bio assieme ad un gruppo di amici abbiamo ideato e messo a punto un marchio privato denominato AgriBioDinamica che potrebbe sicuramente dare un aiuto al ripristino dell’identità e del valore reale del prodotto e del produttore.
Sicuramente non sarà la soluzione di tutti i problemi ma almeno ci proviamo.

Agri.Bio ha aperto due sedi regionali in Umbria grazie all’impegno dell’amico Fabio Ciri e grazie all’impegno della neonata associazione sta promuovendo una serie di iniziative che potete vedere anche su questa news letters e sul sito www.agribioumbria.it.
La seconda sede regionale vede la luce in Emilia Romagna dove grazie al lavoro di Silvano Cristiani, di Maria Tersa Iuvone e del gruppo costituente si stanno realizzando diverse iniziative interessanti.

Vi invito fin d’ora per sabato 23 giugno per la Festa di S. Giovanni che faremo presso la sede di Agri.Bio a Cissone dove presenteremo il nuovo marchio nel pomeriggio, dalle ore 15,00 alle ore 18,30 e poi faremo una cena (ognuno porta qualcosa e si divide) con balli e canti con falò di S. Giovanni finale (vedi programma sul sito).

Un caro saluto, Ivo Bertaina

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