Prof. Salvatore Ceccarelli

Che cosa é un miscuglio?

É una mescolanza di tantissime varietá diverse della stessa specie (grano duro, grano tenero, orzo, riso, pomodoro, etc). Si possono fare anche miscugli con specie diverse, per esempio, mescolare semi di grano e di orzo: in questo caso nel miscuglio saranno vicine le une alle altre piante di orzo e di grano, mentre nei miscugli della stessa coltura saranno vicine le une alle altre tutte piante di grano ma appartenenti a varietá diverse.

Perché i miscugli?

Per tanti motivi: per mangiare cibi piú sani, per adattare le colture al cambiamento climatico, per riportare il controllo dei semi nelle mani degli agricoltori, per aumentare le produzioni e contemporaneamente aumentare la biodiversitá.

La possibilitá che hanno i miscugli di fare tutto ció é legata alla loro capacitá di evolversi nel tempo (come e perché lo si vedrá poco piú avanti). Quindi, proprio per questa loro capacitá io preferisco chiamarle popolazioni evolutive.

Popolazioni evolutive e Biodiversitá

La diminuzione della biodiversità é stata in larga misura causata dall’agricoltura industriale che é basata su poche varietá, spesso imparentate tra di loro e che rispondono in modo uniforme a fertilizzanti, erbicidi e pesticidi – si stima che vi siano 250 mila specie vegetali, di cui circa 50.000 sono commestibili: in realtà noi ne mangiamo solo 250 di cui 15 forniscono il 90% delle calorie nella dieta umana e solo tre – riso , mais e grano il 60%. Queste tre colture sono quelle in cui il miglioramento genetico convenzionale ha drasticamente ridotto la diversità genetica.

Oltre alla diminuzione della biodiversità nelle nostre colture principali, vi è stata una progressiva concentrazione del controllo delle sementi nelle mani di poche grandi aziende: a partire dal 2008, dieci società controllano il 67% del mercato globale delle sementi, e quattro di loro ne controllano il 49%. Le stesse quattro hanno una quota del 53% del mercato dei pesticidi.

Coltivare popolazioni evolutive rappresenta, come vedremo, una strategia per aumentare la biodiversitá coltivata, cioé la agrobiodiversitá.

Popolazioni evolutive e Cambiamento Climatico

E ‘ormai inequivocabile che il clima si sta riscaldando ed è molto probabile che in molti ambienti la frequenza e l’intensità degli anni siccitosi, nonché la variabilità del clima continueranno ad aumentare. Alcuni degli effetti più profondi e diretti del cambiamento climatico nei prossimi decenni saranno sui sistemi alimentari e agricoli.
Sia i sistemi alimentari e agricoli odierni mal si prestano a fronteggiare l’impatto dei cambiamenti climatici a causa della grande uniformità che li caratterizza. Infatti, nonostante le piú autorevoli riviste scientifiche ci ricordino a scadenze quasi settimanali quanto la biodiversità sia essenziale per la vita su questo pianeta, la biodiversità in generale e la agro –biodiversità in particolare continuano a diminuire.
I modelli che prevedono l’entitá del cambiamento climatico sono tutt’altro che concordi, e quindi é pressoché impossibile implementare un programma di miglioramento genetico, sia convenzionale che molecolare, per un obiettivo mal definito e probabilmente mutevole nel tempo.

Coltivare popolazioni evolutive, come vedremo, rappresenta una strategia per consentire alle nostre colture di evolversi e di adattarsi progressivamente al cambiamento climatico di qualunque entitá esso sia.

Popolazioni evolutive e Produzioni

Gli agricoltori che hanno cominciato a coltivare popolazioni evolutive hanno osservato produzioni piú alte delle varietá moderne, una minore presenza di infestanti, una minore presenza di malattie e un minor danno da insetti. Questo significa che anche gli agricoltori abituati ad usare prodotti chimici, nel momento che cominciano a coltivare le popolazioni evolutive ne riducono o ne cessano l’uso riducendo quindi i costi di produzione.

Popolazioni evolutive e Cibo

La ricerca ha cominciato a chiarire che l’aumento della frequenza di molte intolleranze, ma anche di malattie come il diabete e vari tipi di tumori, é associata alla crescente uniformitá del cibo che mangiamo. Le vecchie varietá non erano geneticamente uniformi, ma erano costituite da molte piante che apparivano abbastanza simili, ma che in realtá simili non erano dal punto di vista genetico.

Le popolazioni evolutive sono addirittura molto piú complesse delle vecchie varietá e quindi, nelle specie in cui la popolazione evolutiva si puó usare direttamente per produrre cibo (per esempio il frumento per fare del pane), si produrrá cibo che é molto piú sano.

Le popolazioni evolutive hanno la capacitá di produrre cibi piú sani, di adattare le colture al cambiamento climatico, di aumentare le produzioni e la biodiversitá perché, grazie alla grande diversitá di tipi che essi contengono, e grazie al fatto che in natura avvengono sempre degli incroci tra piante della stessa specie (in alcune specie di piú e in altre di meno), il seme che si raccoglie non sará mai geneticamente lo stesso che é stato seminato, cioé le popolazioni evolutive si evolvono. E si evolvono nella direzione di adattarsi sempre meglio alle condizioni specifiche, di clima, di terreno, di tecniche agronomiche (agricoltura organica o biodinamica): questa evoluzione avviene perché le piante che in un certo anno, con certe condizioni si troveranno piú a loro agio produrranno piú semi (cioé piú figli) di quelle che invece a loro agio non erano. Ma l’anno successivo le condizioni potranno essere diverse e cosí la popolazione si muove per cosí dire a zig zag. Tuttavia, se la tendenza a lungo termine é per temperature piú alte e per una clima piú siccitoso, la popolazione evolutiva gradualmente si adatterá senza bisogno di sapere adesso quanto piú caldo fará e quanto meno pioverá.

Queste popolazioni evolutive possono essere considerate come una banca del germoplasma vivente e in evoluzione nelle mani degli agricoltori e quindi l’ agricoltore puó accelerare o modificare o indirizzare a suo piacimento l’ evoluzione di queste popolazioni utilizzandole per fare della selezione, scegliendo, non necessariamente tutti gli anni, le piante migliori o quelle che secondo lui sono le piú richieste dal mercato. Questo é forse l’aspetto piú importante delle popolazioni evolutive perché consente all’agricoltore di selezionare le proprie varietá e di riappropriarsi del controllo dei semi.

Poiché agricoltori in ambienti diversi, dove la popolazione evolutiva si evolve in modo diverso, selezioneranno varietá diverse, questo avrá un grosso effetto positivo sull’aumento della biodiversitá coltivata, sulla diversitá del nostro cibo, e sulla salute di tutti noi.

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